2025-05-13
Monsignor Scanavino: «Il Papa agostiniano guarderà alla Chiesa come famiglia di Dio»
Nel riquadro monsignor Giovanni Scanavino. Sullo sfondo Papa Leone XIV (Ansa)
Il vescovo emerito di Orvieto: «Sulla scia del santo, Prevost non si preoccuperà del potere ma del totale servizio all’amore».«Sono un figlio di Sant’Agostino». Con queste parole Leone XIV si è presentato al mondo dal balcone di San Pietro, sottolineando la sua appartenenza all’ordine, fondato nel 1244, che si ispira alla figura e alla regola del vescovo di Ippona; ordine in cui Robert Francis Prevost prese i voti nel 1981 e di cui è stato priore generale dal 2001 al 2013. Il primo agostiniano sul soglio di Pietro è un fatto storico che segna un legame diretto tra la figura del nuovo pontefice e la spiritualità di uno dei più grandi pensatori cristiani di sempre.Monsignor Giovanni Scanavino, vescovo emerito di Orvieto-Todi, lei da agostiniano che cosa ha provato sentendo quella frase?«Sono rimasto meravigliato, perché non pensavo che la scelta dei cardinali sarebbe caduta su di lui, e al contempo assai contento perché il Papa è una persona dal punto di vista religioso legata a Sant’Agostino, che potrà far bene quello che il Signore gli chiede. Adesso si tratta di sostenerlo nel compito non facile che lo aspetta».Cosa può portare questo Papa proprio in quanto agostiniano? «Questo aspetto è una garanzia importantissima di preparazione culturale, teologica, filosofica. Essere agostiniano significa riferirsi non solo alla figura ma soprattutto alla spiritualità di Sant’Agostino, che è molto vasta e bella». Di Agostino, nel suo primo discorso, Leone XIV ha citato una frase celebre: «Con voi sono cristiano, per voi vescovo». Come intendere questa affermazione?«Questa è stata una caratteristica personalissima di Sant’Agostino, che quando si presentò alla folla della sua diocesi si espresse in questi termini, intendendo dire che egli non poteva dimenticarsi di essere, come tutti loro, cristiano, e allo stesso tempo di avere la responsabilità enorme di aiutarli a costruire una Chiesa molto vicina alla propria visione spirituale».E qual è la visione della Chiesa che ha Agostino? In che misura potrà ispirare colui che ne è ora alla guida?«La visione di Agostino è assolutamente positiva e di grande entusiasmo: la Chiesa come famiglia di Dio e come comunione fondamentale di tutti i cristiani nel mondo. L’espressione commentata poc’anzi indica la consapevolezza precisa di una corresponsabilità che il Papa o un vescovo hanno nei confronti della Chiesa. La Chiesa è di Cristo e va considerata nel suo significato più vero di “famiglia di Dio”. Un’accezione che non autorizza nessuno - neppure chi è chiamato a essere responsabile come vescovo della sua Chiesa - a interpretare un ruolo di potere, ma anzi porta a considerarsi a totale servizio dell’amore».Questo servizio all’amore si manifesta evidentemente anche nel ricomporre le polarizzazioni che si sono esacerbate con l’ultimo pontificato. È stato notato che per celebrare la sua prima messa con i cardinali, Prevost ha indossato i paramenti liturgici che confermano l’intenzione di pacificare la Chiesa, sanando le divisioni del passato e non rinunciando ai simboli dell’ufficio. «Nell’interpretare la Chiesa il nuovo Papa ha molto chiaro il fatto che si tratta della famiglia di Dio, caratterizzata da un grande servizio di amore, e non di un’associazione di puro potere».In ogni grande pensatore cristiano c’è una qualità che precede tutte le altre e serve per pensare il mistero della fede. Qual è questa prima qualità in Sant’Agostino? «Il suo riferimento personalissimo con Cristo: essendo la Chiesa di Cristo, noi dobbiamo rimanere fedeli a questo rapporto, di grande amore e disponibilità».La prima omelia di Leone XIV è infatti stata cristocentrica. «Sparire perché rimanga Cristo», ha detto, «indicando che Gesù è la ragion d’essere del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti, dei fedeli. La priorità del nuovo pontificato è rimettere Dio al centro?»«Certo, e così facendo mettere Cristo e la Chiesa in un rapporto esclusivo di puro amore e quindi in una posizione di puro servizio».Dove sta la modernità di Agostino?«La differenza tra la sua visione e quella di altre grandi personalità della Chiesa sta proprio nella visione cristocentrica e di vera fedeltà al rapporto tra Cristo e la Chiesa».All’autore delle Confessioni è tradizionalmente attribuita la frase «Ama e fa ciò che vuoi»: come va interpretata correttamente?«Agostino parte sempre dal fatto che la carità è il valore fondamentale nella vita cristiana e dunque che tutto viene giocato sulla fedeltà all’amore: devi essere consapevole che la tua vita nei confronti di Cristo è la valorizzazione assoluta dell’amore. Siamo sul piano di San Paolo, che pone l’amore e la carità quali valori più importanti del rapporto con la Chiesa e fra i cristiani».Per Agostino vige il primato della fede sulla conoscenza: per capire devi credere. Come un Papa agostiniano può presentare il messaggio cristiano a questo mondo che fa difficoltà a credere? Nella sua prima omelia papa Leone si è soffermato proprio sulla tiepidità della fede di oggi e sulla storicizzazione della figura di Cristo. «Il valore della carità è in strettissimo rapporto con lo Spirito santo e quindi con la presenza dello Spirito santo nel cuore di tutti i cristiani. C’è un’omelia di Sant'Agostino sul Vangelo di Giovanni, in cui parla alla sua gente esortandola a essere ricca di gioia perché con il battesimo non siamo diventati semplicemente cristiani ma siamo diventati Cristo, nel senso che abbiamo recepito il dono più grande che Dio potesse farci: il suo spirito. Cristo ha voluto che anche noi avessimo il suo spirito per essere capaci di essere fedeli allo stile della Chiesa. La quale è di Cristo e dello spirito. Agostino vuole farci capire che ognuno di noi non è una povera creatura ma una persona ricca interiormente, perché ha a disposizione la potenza di tutto l’amore di Dio. Un aspetto - che per Agostino è fondamentale - che purtroppo non è stato molto valorizzato ultimamente dalla nostra teologia». Veniamo alla sinodalità, che il Papa ha menzionato. Si può dire che Leone XIV voglia riprendere quel «camminare assieme» di Francesco in chiave agostiniana - camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato - più che in chiave sociologica?«L’espressione “camminare insieme” ha un significato puramente teologico, nel senso che ciò che ci unisce come cristiani è l’appartenenza a Cristo, la cui caratteristica è la virtù teologale della carità quale fondamento stesso della vita. Quindi potrebbe diventare un riferimento costante all’amore come fondamento della giustizia e della pace. Credo che su questo punto Leone XIV avrà molto da dire proprio in riferimento al linguaggio e all’interpretazione costante di Sant’Agostino. Questo Papa ha una ricchezza grande e una possibilità molteplice di intervento per aiutare la Chiesa a essere più la Chiesa di Cristo che un’organizzazione sociale».
Federico Ballandi @Kontatto
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