2025-06-13
«La legge di Macron apre la strada all’eutanasia di massa per i disabili»
Emmanuel Macron (Ansa). Nel riquadro il presidente della fondazione Jérôme Lejeune, Jean Marie Le Méné
Jean Marie Le Méné, presidente della fondazione Jérôme Lejeune: «Il testo prevede condizioni assai vaghe per accedere al fine vita, pure per i pazienti fragili. Le cure palliative, più costose della soppressione, saranno esclusiva dei ricchi».Una grande legge di libertà, uguaglianza e fraternità per poter disporre della propria morte. È con questa enfasi che in Franciaè stata presentata dai suoi promotori - presidente Emmanuel Macron in testa - la proposta di legge sul fine vita. Approvato nelle scorse settimane a larga maggioranza dall’Assemblea nazionale, il testo che disciplina «l’aiuto a morire» ora proseguirà il suo iter legislativo in Senato. In Italia, invece, una legge del centrodestra andrà in Aula - da calendario - il 17 luglio al Senato. Per la prossima settimana è convocato il comitato ristretto che dovrebbe presentare un testo.La realtà del provvedimento definito da Macron di «dignità e umanità» è però ben diversa e tra quanti si battono per evidenziarla c’è la Fondazione Jérôme Lejeune, che prosegue l’opera del noto genetista francese, scomparso nel 1994, scopritore della causa della sindrome di Down. Attuale presidente della Fondazione è Jean Marie Le Méné, che in una recente audizione alla commissione affari sociali dell’Assemblea nazionale ha denunciato l’ingiustizia della nuova norma sul fine vita. A La Verità, Le Méné mostra l’altra storia, di agghiacciante disumanità, dietro una misura le cui evidenti derive etiche e civili sono un monito per gli Stati - Italia inclusa - che si preparano a legiferare in materia. Cosa prevede il testo che adesso approderà in Senato? Quali i rischi pone per le persone più fragili?«Stabilisce il principio dell’autosomministrazione della sostanza letale, ovvero il suicidio assistito. Alla persona “idonea al diritto all’assistenza a morire” spetterà iniettarsi la sostanza da sola. Se impossibilitata, potrà chiedere a un assistente di farlo per suo conto, attuando l’eutanasia. La legge stabilisce cinque condizioni cumulative: avere almeno 18 anni; essere di nazionalità francese o risiedere stabilmente e legalmente in Francia; essere affetti da una patologia grave e incurabile; presentare una sofferenza fisica o psicologica costante legata a questa condizione, refrattaria al trattamento o insopportabile secondo il malato stesso; essere in grado di esprimere la propria volontà in modo libero e informato. Di fatto, il testo introduce l’eutanasia per tutti, utilizzando criteri estremamente soggettivi giacché l’espressione «peggioramento di uno stato di salute che influisce sulla qualità della vita» è molto vaga. Le persone con disabilità sono quindi ammissibili all’eutanasia come tutti gli altri. La legge non prevede alcuna misura di esclusione.I principali pericoli per le persone disabili sono due: in primo luogo, che l’atto che porta alla morte non sia oggetto di pieno consenso del paziente, soprattutto se affetto da disabilità intellettiva. In secondo luogo, c’è il rischio che la disabilità stessa diventi un motivo sufficiente per essere sottoposti a eutanasia non appena la qualità della vita viene compromessa».Prima l’inserimento del diritto all’aborto in Costituzione, ora la legalizzazione dell’eutanasia: si direbbe che nella Francia di Macron viga una cultura della morte. Cosa sta succedendo?«C’è una logica perfetta nel votare contemporaneamente il diritto all’aborto e quello all’eutanasia: in entrambi i casi, l’obiettivo è controllare la vita, nei suoi primi e ultimi istanti. Si sostiene, contro ogni verità scientifica, che all’inizio “non c’è ancora una vita” e che alla fine «non c’è più una vita». Gli argomenti e coloro che li sviluppano sono gli stessi. La filosofia materialista che sta alla base di queste norme è quella dell’assoluta autonomia dell’individuo che dipende solo da se stesso: “Io sono l’artefice di me stesso, la mia vita e la mia morte mi appartengono, non devo rendere conto a nessuno. E lo Stato deve garantirmi, con l’aiuto della medicina, il diritto di scegliere di vivere o di morire, sia per me stesso (eutanasia) che per gli altri (aborto)”».Ciò che per una società dovrebbe essere una sconfitta - il suicidio dei propri cittadini - diventa una virtù da perseguire ed esaltare. Questa narrazione sarebbe possibile senza un rovesciamento logico e valoriale?«La clausola di coscienza non consente ai curanti di ritirarsi completamente dal processo di morte, poiché devono trasmettere la richiesta a un altro professionista, il che implica un’evidente complicità e un’inammissibile violazione della libertà del medico. Quanto ai farmacisti che preparano la sostanza letale, non hanno una clausola di coscienza. Il reato di ostruzionismo, che vieta, pena multe e carcere, qualsiasi tentativo di dissuadere qualcuno dal ricorrere al suicidio assistito o all’eutanasia, crea un clima generale di sfiducia, sospetto e dubbio. I parlamentari hanno applicato all’eutanasia la stessa ossessione repressiva prevista per chi ostacola l’aborto, aumentando le pene a 30.000 euro di multa e due anni di reclusione. Requisire i curanti, abbandonare i pazienti e denunciare chi vuole invocare le cure palliative piuttosto che convalidare una richiesta di morte indotta, sono i tre termini che caratterizzano questo rovesciamento dell’etica medica ippocratica».Studi dimostrano che antidoto alla richiesta di morte sono le cure palliative. Ma la prima conseguenza della legalizzazione di eutanasia e suicidio assistito è proprio la scomparsa di queste terapie.«È una bugia affermare che i pazienti avranno la possibilità di scegliere, visto che l’intera Francia è ben lontana dal disporre delle cure palliative promesse da decenni. Secondo la Corte dei conti, il 50% dei bisogni rimane insoddisfatto. Paradossalmente, per giustificare l’eutanasia si invoca il fallimento dei servizi pubblici, il che dimostra che l’eutanasia non è la risposta giusta. Inoltre, essendo le cure palliative più costose dell’eutanasia, il loro sviluppo sarà frenato: saranno per i ricchi mentre i poveri avranno l’eutanasia. È vero che questa legge è voluta dal 90% dei francesi?«Per i sostenitori dell’eutanasia è necessario farlo credere ma non è vero: sono numeri falsi. Quando si chiede ai francesi - come nel sondaggio Ifop del giugno 2023 - se la legge possa autorizzare i medici a porre fine alla vita di persone affette da malattie insopportabili, la domanda è parziale poiché si parla o di sofferenza o di morte. Si fa credere che l’alternativa all’eutanasia sia il dolore atroce e si omette di dire che la soluzione sono le cure palliative. Questo non è un modo onesto di porre le cose». A che cosa risponde allora questa proposta di legge? Chi ci guadagna?«Questa legge è una vittoria per la massoneria, che continua a veicolare la filosofia dei Lumi settecenteschi che ritiene che l’uomo non meriti più rispetto - e semmai ne meriti meno - di altre specie viventi. È dunque una legge puramente ideologica che nulla ha a che fare con il sollievo del dolore e l’accompagnamento dei moribondi. È anche una legge utilitarista: guarda caso questo approccio “ciascuno per sé” arriva nel momento in cui la famiglia tradizionale non è più di moda, la sanità arranca, le pensioni sono in pericolo, gli anziani troppo numerosi e i giovani troppo pochi. Solo la finanza guadagna, in apparenza però, visto che sopprimere i poveri non sopprime la povertà. Proprio come sopprimere i morenti non sopprime né la morte né la paura di morire. Se un Paese vuole sopravvivere, deve rinunciare a ciò che ne uccide l’anima, per ritrovare la speranza».