2025-09-27
Ahmad al-Shara: «Ricostruiremo la Siria anche con l’Italia»
Il presidente siriano Ahmad al-Shara (a destra) (Getty)
Il presidente parla in esclusiva alla «Verità» e fa chiarezza sulla sua militanza in Al Qaeda. Il futuro del Paese è però in bilico. «Il nostro programma prevede di proteggere tutti, salvaguardare i diritti, garantire le libertà e favorire la prosperità della vita».Dopo 58 anni un presidente della Siria è tornato a parlare dal palco delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro di New York. Ahmad al-Shara, fino a poco tempo fa conosciuto con il nome di battaglia di Abu Mohammed al-Jolani, ha gettato via tunica e turbante ed ha indossato un completo elegante per presentarsi al mondo. Il nuovo leader di Damasco nel dicembre scorso ha abbattuto il regime di Bashar al-Assad in soli 11 giorni, calando dalle province settentrionali del Paese arabo sulla capitale senza praticamente mai incontrare resistenza. L’uomo è taciturno e schivo, ma ha subìto una profonda trasformazione che lo ha portato dal combattere in Iraq sotto le insegne del network terrorista di al Qaeda fino alle Nazioni Unite. Nessuno si aspettava un crollo così rapido del regime assadiano sotto i colpi del gruppo combattente di Hay’at Tahrir al-Sham, fondato proprio da al-Shara nel 2017, dopo la sua rottura con al Qaeda. Il suo rapporto con il gruppo fondato da Osama bin Laden era nato nel 2003 in Iraq, mentre era apparso in Siria nel 2012, a seguito alle proteste scatenate dalle cosiddette «Primavere arabe» dove aveva fondato Jabhat al Nusra, la filiale qaedista siriana. Il suo primo periodo in patria fu caratterizzato da attentati ed imposizioni feroci ai cristiani del nord a cui fu proibito ogni forma di preghiera e manifestazione. Dal 2022 è iniziata la sua trasformazione con la riconciliazione con la comunità cristiana di Aleppo, soprattutto su pressioni della Turchia che lo aveva scelto per combattere le formazioni curde siriane. Da allora si è ammorbidito, ha combattuto gli estremisti ed ha aperto un canale con gli americani, presenti nel nord con un contingente militare e che lo hanno opportunamente tolto dalla lista dei terroristi appena arrivato a Damasco.Presidente Ahmad al-Shara, la Siria torna a far sentire la sua voce alle Nazioni Unite, ma gli scontri fra sette e gruppi etnici possono ancora distruggere il Paese.«Da quando abbiamo abbattuto il sanguinario regime degli Assad, abbiamo definito una chiara politica strategica basata su tre pilastri: diplomazia equilibrata, sicurezza e stabilità e sviluppo economico. La Siria volta pagina da un passato miserabile e dobbiamo ricostruirla con la creazione di un nuovo Stato, la creazione di istituzioni e leggi che garantiscano i diritti di tutti, senza eccezioni. Gli scontri fra sette sono voluti da chi ci vuole destabilizzare ed ho già ordinato l’istituzione di commissioni per indagare sulle recenti violenze e siamo pronti a collaborare con gli investigatori delle Nazioni Unite. Mi assumo personali responsabilità e sono qui per dimostrare la serietà del mio governo».Il suo passato l’ha visto come militante di al Qaeda in Iraq e Siria, poi dal 2017 ha iniziato un percorso politico di moderazione, ma in tanti temono che nel suo governo prevalga il fondamentalismo. «Chiunque ci ha giudicato soltanto per il nostro passato non ha capito la nostra evoluzione. Io sono un islamista realista e voglio unire la Siria e non dividerla. Stiamo costruendo uno Stato civile, ma serve tempo perché abbiamo tante anime e veniamo da decenni di dittatura. Siamo impegnati in un dialogo nazionale, in continuità con la storia siriana, dichiaro il trionfo della verità sulla falsità. La Siria reclama il suo posto tra le nazioni del mondo. Il mio governo combatte l’estremismo islamico che ancora ci minaccia, ci sono reclutatori europei che fanno arrivare foreign fighters dalla Francia e dall’Albania, minacciando la nostra stabilità. Il mio governo è un baluardo contro gli estremismi e per questo la comunità internazionale deve rimanere al nostro fianco».A maggio ha incontrato il presidente Donald Trump che ha promesso la revoca totale delle sanzioni, ma quali saranno i vostri rapporti internazionali? «Stiamo ricostruendo tutto, la precedente burocrazia è stata sciolta ed è stato istituito un cosiddetto “governo di competenza” per rafforzare la partecipazione. Ho voluto il pieno ripristino delle relazioni internazionali e nuove partnership regionali e globali, come dimostrato dalla revoca parziale delle sanzioni, che ancora restano in parte e frenano la ripartenza della nostra economia. Molte aziende internazionali si sono riaffacciate sul mercato siriano e noi vogliamo facilitare gli investimenti. Personalmente sono stato a Doha alla riunione straordinaria della Lega Araba e dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica per sostenere il Qatar dopo il bombardamento di Israele. Tel Aviv continua ad attaccare il territorio siriano, destabilizzando le regioni meridionali e rappresentando una minaccia alla stabilità di tutta la regione. Voglio ribadire l’impegno di Damasco nei confronti dell’accordo di disimpegno delle forze del 1974, ma vogliano il rispetto dei confini. A Sud ci sono drusi e cristiani che rappresentano il tessuto della Siria così come i musulmani, la salvaguardia delle comunità cristiane è stato un argomento di discussione nell’incontro con il primo ministro italiano Giorgia Meloni, così come il ritorno dei profughi alle loro case. L’Italia ha anche confermato il sostegno alla nostra ricostruzione per una Siria stabile e sovrana con investimenti da parte di aziende italiane in molteplici settori di reciproco interesse. La Siria è una terra di antica civiltà e cultura e merita di essere uno stato di diritto. Il nostro programma prevede di proteggere tutti, salvaguardare i diritti, garantire le libertà e favorire la prosperità della vita, voltando pagina da un passato che vogliamo soltanto dimenticare».
(Ansa)
«L'immunità parlamentare serve a garantire libertà di espressione, libertà di azione ai parlamentari, non per vicende che riguardano l'attività delle persone quando non erano ancora parlamentari. Quindi - ha spiegato il ministro degli Esteri - non e' giuridicamente fondata la richiesta della conservazione dell'immunità. Noi siamo garantisti, quindi finchè uno non è condannato non e' colpevole, però non possiamo dare un salvacondotto a Salis. Se fossero cose avvenute durante il mandato parlamentare sarebbe stato diverso, ma in questo caso i reati di cui è accusata sarebbero stati commessi prima della sua elezione in Parlamento quindi è giusto votare contro la conservazione dell'immunità».
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