2021-03-16
«La seduta spiritica non c’è stata, sfido Prodi a smentirmi»
Roberto Cornacchia (Ansa)
L'ex generale dei carabinieri Antonio Cornacchia: «Ritardi e scaricabarile regalarono tempo alle Br e costarono la vita a Moro. Aspetto l'ex premier in tv».Bicchierino capovolto, posacenere o piattino da caffè? A quale di questi tre utensili fece ricorso, per chiedere lumi ai trapassati, la comitiva di docenti dell'università di Bologna e futuri politici, tra i quali Romano Prodi, Alberto Clò e Mario Baldassarri che, il 2 aprile 1978, con consorti, nonne e prole, pare 17 persone in tutto bambini compresi, si sarebbero riuniti a fini conviviali in un'abitazione pedecollinare bolognese, in località Zappolino di Valsamoggia? Durante quella domenica, ai convenuti sarebbe scoccata l'idea di invocare le anime del fondatore della Democrazia Cristiana, don Luigi Sturzo, dell'ex «sindaco santo» di Firenze Giorgio La Pira e, come emerso dalle dichiarazioni del portavoce di Francesco Cossiga del 30 novembre 1995, forse di Alcide De Gasperi, in una presunta, improvvisata seduta spiritica, dove sarebbero giunte indicazioni dall'aldilà per individuare il luogo di prigionia di Aldo Moro, sequestrato dalle Brigate Rosse in via Mario Fani, il 16 marzo 1978. Il vettore, che si sarebbe mosso su un foglio di carta bianca con lettere alfabetiche disegnate, steso su un tavolo quadrato, avrebbe indicato tre località: prima Vt (interpretata come sigla di Viterbo), poi Bolsena e infine Gradoli. Il 6 aprile 1978, le forze di polizia misero a soqquadro il paese di Gradoli, nel Viterbese. Inutilmente. In realtà l'indicazione «Gradoli» alludeva a via Gradoli, una traversa della Cassia a Nord di Roma, dove, al civico 96, interno 11, il 18 aprile 1978, una segnalazione per una perdita d'acqua pervenuta ai vigili del fuoco fece scoprire il covo delle Br dove avevano alloggiato Mario Moretti, Barbara Balzerani, Adriana Faranda, Valerio Morucci, tra i sequestratori dello statista. Nell'appartamento, tuttavia, zeppo di strumenti di guerriglia e ciclostili, non c'era anima viva e successive indagini evidenziarono che Moretti, capo delle Br, sedicente «ingegner Borghi», l'aveva lasciato alle 7.15 della mattina di quel giorno. Ma allora come interpretare quella presunta riunione para-psicologica di 16 giorni prima, passata alla storia nella ricostruzione dell'oscura vicenda del caso Moro tanto da essere ritenuta ancora da molti una verità, anche perché, nonostante i dubbi delle Commissioni parlamentari d'inchiesta, nessuno dei partecipanti ha mai smentito il suo svolgimento? Si realizzò davvero quel tentativo di esplorazione extra-sensoriale, avvenuto «quasi per gioco», come dichiararono in seguito gli astanti? E qualora esso sia stato un'invenzione o un espediente, quale sarebbe stata la funzione della messinscena? Secondo il generale dei carabinieri Antonio Federico Cornacchia, classe 1931, all'epoca dei fatti comandante in Roma del primo nucleo investigativo dell'Arma, direttamente impegnato nelle ricerche di Moro e primo milite a entrare nel covo di via Gradoli il 18 di aprile, quella connessione con gli spiriti di virtuosi democristiani defunti «molto verosimilmente non si è mai svolta». La sua interpretazione dei fatti l'ha ricostruita nel libro appena uscito da Armando Curcio Editore, Uccidete Moro, il cui sottotitolo, Verità celate tra spiritismo e depistaggi, fa esplicito riferimento all'enigmatica vicenda, delineandone una possibile risposta. Generale, su quali elementi si regge questa sua affermazione?«Innanzitutto sull'analisi delle testimonianze rese da Romano Prodi nel 1981 alla Commissione Moro durante la presidenza del senatore Dante Schietroma e nel 2004 alla Commissione Mitrokhin, presieduta dal senatore Paolo Guzzanti, messe a confronto con un vasto insieme di elementi. Nell'audizione del 10 giugno 1981 davanti alla Commissione Moro, Prodi sostenne che “era un giorno di pioggia in campagna (…) che durò tre-quattro ore", mentre i dati delle tre stazioni pluviometriche di Zappolino forniti dal ministero dei Lavori pubblici riferiscono che soltanto in una microzona a 5 chilometri da Zappolino caddero appena 0,2 millimetri di pioggia intorno alle 2 del pomeriggio e la giornata fu totalmente priva di precipitazioni. Mario Baldassarre, sentito il 7 giugno 1998 dalla Commissione Terrorismo, dichiarò di “esser giunto alle 4 del pomeriggio mentre stava piovendo". A parte questo sono emerse discordanze nella descrizione della seduta da parte dei partecipanti. Secondo Clò l'oggetto che si spostava sulla carta sarebbe stato un piattino da caffè, secondo Baldassarri un bicchierino capovolto, e Fabio Gobbo, un altro docente (poi sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel secondo governo Prodi, ndr), parlò di un posacenere. Altri fatti non pienamente chiariti emergono nella lettera collettiva inviata alla Commissione Moro il 3 febbraio 1981 dai partecipanti alla supposta seduta, dalla cui ricostruzione non si sono mai dissociati. Inoltre solo nel 1998 emerse che l'idea dell'esperimento medianico era stata suggerita dal padrone di casa Alberto Clò, il quale, davanti al magistrato, nel 1978, non ammise la circostanza».Nell'ipotesi che la seduta spiritica non si sia mai svolta, quale sarebbe stato il fine di questa orchestrazione? «Alla Commissione Mitrokhin Francesco Cossiga dichiarò che in quella fantomatica seduta aleggiava la presenza di “un professore in disparte". Si trattava di un'allusione. L'ex presidente della Repubblica e ministro dell'Interno durante il sequestro Moro lasciò intendere che quel docente fosse Beniamino Andreatta, maestro di studi di Romano Prodi e futuro ministro. Andreatta avrebbe ricevuto l'informazione su un luogo strategico per giungere alla possibile liberazione di Moro, Gradoli o via Gradoli, da un esponente di Autonomia Operaia, probabilmente di rilievo, all'epoca a rischio di morte qualora le Br avessero scoperto il suo doppio gioco. Non dimentichiamo che Andreatta fu tra i fondatori, nel 1970, dell'università di Cosenza, fucina del sovversivismo di sinistra, dove insegnava fisica Franco Piperno (leader di Potere Operaio, ndr) che fu anche il tramite individuato dai socialisti per stabilire un contatto con le Br». E pertanto?«Andreatta avrebbe passato l'informazione a Prodi, il quale sbolognò la patata bollente al collega Augusto Balloni, docente di criminologia nella sua facoltà (Scienze politiche, ndr), suggerendogli di parlarne negli ambienti della magistratura, ma questi rispose che si trattava di un gesto insensato. Solo il 4 aprile, Prodi, dichiarando di essere a Roma per un convegno, nel pomeriggio si recò, come noto, a piazza del Gesù, alla Dc, dove comunicò l'informazione a Luigi Zanda, assistente di Cossiga e poi, su ordine dello stesso Cossiga, fu allertato il capo della polizia Giuseppe Parlato. Da qui la vana perquisizione a Gradoli tralasciando di pensare a via Gradoli, dove vi era una quantità di appartamenti di proprietà del Sisde, il servizio segreto voluto da Cossiga e soprattutto da Andreotti. Si perdette così tempo prezioso e il covo di via Gradoli fu scoperto solo il 18 aprile, consentendo a Moretti di agire e fuggire indisturbato. Lo stesso senatore a vita Cossiga, con perseverante ostinazione, il 30 novembre 2005, denunciò Prodi per deviazione delle indagini di polizia giudiziaria. Moro era diventato troppo pericoloso per non lasciare che fosse sacrificato e gli unici che volevano salvarlo furono Craxi, i radicali e Saragat. Tuttavia c'è dell'altro, molto altro».Per esempio?«Intanto invito a riflettere. Perché Romano Prodi, dopo la presunta seduta spiritica, ha atteso così tanto tempo e ha fatto tutto questo giro quando, in possesso di un'informazione clamorosa proveniente dall'oltretomba, poteva recarsi subito a riferirla alla locale stazione dei carabinieri di Castelletto, la più vicina alla casa di Zappolino? Risulta inoltre quantomeno da chiarire l'assunzione nel dicembre 1978, sembra mediante chiamata diretta e senza alcun concorso presso il dicastero dell'Industria, di cui Prodi divenne ministro il 25 novembre 1978, in sostituzione di Donat Cattin, di Luciana Bozzi, proprietaria dell'immobile in via Gradoli 96 covo delle Br. Non si sarebbe dovuta verificare l'eventuale esistenza di un rapporto di fiducia tra la Bozzi e il neo ministro dell'Industria e la regolarità procedurale della sua assunzione? Luciana Bozzi era amica, oltre che di Franco Piperno, anche di Giuliana Conforto, figlia di Giorgio Conforto, noto agente con vari nomi in codice tra cui “Dario" al soldo di vari servizi segreti, tra cui il Kgb, padre di Giuliana Conforto, docente di astrofisica guarda caso proprio all'università di Cosenza, nel cui appartamento di via Giulio Cesare a Roma, nel giugno 1979, furono arrestati i brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda e fu rinvenuta la mitraglietta Skorpion che sparò a Moro. Si tratta di coincidenze?»Lei che ne pensa?«Nel novembre 1999, la Commissione Stragi, in seguito alla pubblicazione del dossier Mitrokhin o rapporto “Impedian", riguardante le attività illegali dell'intelligence sovietica in Italia, si seppe che il principale agente di questa rete era proprio Giorgio Conforto e alcuni giornali ipotizzarono un nesso anche con le rivelazioni legate alla seduta spiritica. In seguito Aleksandr Litvinenko, ex-colonnello del Kgb poi ucciso a Londra nel 2006 da una dose di polonio radioattivo, rivelò che un suo superiore, il generale Anatoli Trofimov, di fronte alla sua idea di riparare in Italia, presso il fratello, lo mise in guardia, “perché in Italia ci sono molti uomini del Kgb (…) e perfino Prodi è un nostro uomo". Da quelle rilevazioni il deputato inglese Gerard Batten chiese per tre volte l'apertura di un'indagine su Prodi, rimasta lettera morta, e se nessuno di questi elementi provarono che il professore fosse un uomo del Kgb, non esclusero del tutto i sospetti». Su svariati elementi sarebbe necessario fare maggior chiarezza…«Certamente, ci vorranno ancora anni e soprattutto volontà di ricostruire la verità sull'assassinio di Aldo Moro, al di là di quella ufficiale, un caso che ha i suoi corresponsabili morali in un'intera classe politica».Prodi, che lei ha chiamato in causa per la questione della seduta spiritica, ha diritto a una replica alle sue affermazioni.«Sono affermazioni suffragate da quelle di Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione Terrorismo e di Paolo Guzzanti, della Commissione Mitrokhin. Sono ampiamente disponibile a un confronto pubblico, se necessario anche televisivo, con Prodi».