2025-04-13
«Stiamo lavorando per avere più Paesi d’origine collaborativi»
Claudio Galzerano, il capo della direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere
Parla Claudio Galzerano, il capo della direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere: «Dall’inizio dell’anno abbiamo rimpatriato 1.656 irregolari, ben 385 in più se comparati allo stesso periodo del 2024».«L’intera Europa si sta allineando sulle posizioni dei Paesi Med5 in tema di prevenzione delle partenze dei migranti irregolari, di adozione di politiche unitarie in tema di protezione internazionale, con un forte impulso alle iniziative di rimpatrio volontario assistito dai Paesi del Nord Africa». Parola di Claudio Galzerano, poliziotto di lungo corso, da due anni al vertice della direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere, una carriera che unisce l’esperienza nell’Antiterrorismo a una rete di importanti contatti con i Paesi di origine dei migranti che raggiungono l’Italia. Ieri era al Med5 di Napoli al fianco del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.Di che cosa avesse discusso al Med 5 e quali risultati sono stati portati a casa?«Il ministro Piantedosi ha presieduto la Conferenza dei ministri dell’Interno dei cinque Paesi che affacciano sul Mediterraneo più interessati dalle dinamiche migratorie. Si tratta di un gruppo informale in cui i ministri di Spagna, Malta, Grecia, Cipro e Italia lavorano fianco a fianco per definire una posizione comune, più solida e coesa, sul terreno delle politiche di gestione delle migrazioni, nell’ottica di coinvolgere l’Europa in una problematica che per decenni è stata considerata non prioritaria per Bruxelles. La partecipazione alla riunione di Napoli del Commissario Europeo agli Affari Interni e alle Migrazioni Magnus Brunner, così come quella del direttore esecutivo di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, hanno certificato come il nostro Paese, promuovendo iniziative di questo spessore, sia riuscito nell’intento di cambiare questo approccio».Esattamente in che cosa consiste il suo lavoro?«L’obiettivo della direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere è quello di implementare il complesso delle norme che regolano l’ingresso e il soggiorno degli stranieri regolari nel nostro Paese e, allo stesso tempo, quello di provvedere al rimpatrio dei cittadini di Paesi esteri che non sono in regola con le norme nazionali e dell’Unione europea. All’interno della direzione è attivo anche il Servizio di polizia di frontiera, 4.500 donne e uomini in divisa che garantiscono sicurezza nei porti, aeroporti e sulle frontiere terrestri». Nella sua carriera si è occupato un po’ di tutto... in che posto del podio mette questa esperienza?«Non mi sento di poter assegnare posizioni specifiche. Dopo più di un quarto di secolo in cui ho diretto i più importanti uffici Antiterrorismo in Italia e in Europa (è stato il primo italiano a capo dello European counter terrorism center di Europol, ndr), prima e dopo l’11 settembre, vivendo non esattamente da spettatore la stagione degli attentati che hanno squarciato il cuore di tutti i più importanti Paesi europei con l’unica eccezione dell’Italia, dirigere la polizia dell’Immigrazione e delle Frontiere nel tempo che viviamo rappresenta una sfida particolarmente impegnativa ma tremendamente affascinante».È la sfida più impegnativa della sua carriera?«Sicuramente lo è sotto il profilo della gestione delle aspettative. Ci tengo subito a precisare che in tanto è possibile fare questo lavoro con qualità e serenità in quanto posso disporre, al centro così come negli uffici territoriali, di uno staff di dirigenti, funzionari e personale della polizia di Stato davvero preparatissimi e con uno spirito di sacrificio fuori dal comune. È a loro che va il mio ammirato ringraziamento per tutto quello che fanno a esclusivo servizio del Paese». Parliamo di numeri. Quanti irregolari sono sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno e quanti sono stati rimpatriati?«Al 12 aprile 2025 risultano sbarcati 11.474 migranti, nello stesso periodo dello scorso anno erano stati 16.090. Dall’1 gennaio di quest’anno la polizia di Stato ha rimpatriato 1.656 stranieri irregolari, ben 385 in più se comparati allo stesso periodo dello scorso anno. Risultati questi ovviamente ascrivibili non al merito di uno solo ma alla politica complessiva del governo e di tutte le forze di polizia e delle altre amministrazioni coinvolte».Alcuni migranti, una volta entrati in Italia, spariscono nel nulla. C’è un tracciamento degli stranieri che arrivano con permessi temporanei o in attesa di asilo? E a chi compete?«Ogni straniero che entra nel nostro Paese viene sottoposto a uno screening approfondito sulla sua identità e quindi incanalato nel percorso amministrativo pertinente al suo status, ad esempio se si tratta di un richiedente protezione internazionale. Può accadere che cittadini di Paesi esteri siano entrati regolarmente e poi divengano overstayers. È un fenomeno sul quale stiamo lavorando profusamente e che verrà di molto ridimensionato dalla prossima entrata in vigore del cosiddetto Entry exit system, un regolamento europeo che impone la registrazione obbligatoria delle entrate e delle uscite dei cittadini di Paesi terzi all’atto del loro ingresso e uscita dal territorio di Schengen». Ci sono migranti che dichiarano false generalità, cambiano nome, età o Paese d’origine. Senza documenti né collaborazione consolare come fate a rimpatriarli?«La collaborazione dei Paesi di origine degli stranieri è un fattore imprescindibile. Proprio in questa direzione lavoriamo fianco a fianco con la Farnesina per ampliare la platea dei Paesi collaborativi, che in verità sono già moltissimi».Quanto è importante la collaborazione con l’Aise e con i servizi segreti dei Paesi stranieri?«Tutto il comparto intelligence sta facendo un lavoro straordinario per prevenire e contrastare i fenomeni criminali collegati all’immigrazione irregolare».In termini numerici quanti rimpatri servirebbero per riportare la situazione sotto controllo?«Il nostro target è quello di assicurare la migliore gestione delle politiche e dei meccanismi di rimpatrio, in Italia e in Europa. I risultati su questo settore seguono un trend in netto miglioramento da tre anni a questa parte e siamo fiduciosi di poter migliorare ancora, efficientando alcuni passaggi amministrativi e contando su un più consistente sostegno di Agenzie europee come Frontex».
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
Continua a leggereRiduci
Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.