2024-04-08
«Alle elezioni batto le leggi della fisica»
Cateno De Luca (Imagoeconomica)
Cateno De Luca, il sindaco che presenta alle Europee la lista col record di simboli: «Ingiusto l’obbligo della raccolta firme, offro agli altri l’opportunità di evitarlo. Nel cercare i consensi sono maniacale, vinco perché non parlo politichese».Cateno De Luca buonasera sono Dragoni de La Verità.«Eccomi a disposizione!».Sento parlare in sottofondo dal microfono. È già in campagna elettorale?«Sempre in campagna elettorale».De Luca, lei ha un record: è stato sindaco di quante città?«Cinque fasce tricolore finora!».Ora nella bellissima Taormina…«Prima però a Messina. Ed anche nella città metropolitana di Messina. Primo cittadino anche a Santa Teresa di Riva. E prima ancora Fiumedinisi».La gente la vota perché? Non mi dica perché è bravo che non ci credo. Volto conosciuto? Simpatico?«La gente mi vota perché mantengo gli impegni che assumo in campagna elettorale».Avrà maturato una gran competenza in materia amministrativa.«Sì, ed è provato dal fatto che laddove finisco di amministrare, prima di andarmene, indico una squadra che porti avanti il mio lavoro. E viene puntualmente votata. Fino ad oggi, laddove ho governato, c’è stata una prosecuzione nella mia attività. Questa è la certezza che la gente ha apprezzato il mio lavoro».Lei si presenta come? Quando si candida in una nuova città?«Sempre come candidato civico. Sempre contro il centrosinistra, il centrodestra e il M5s».Lei ha all’attivo anche un’altra impresa. Due suoi rappresentanti siedono al Parlamento a Roma…«Qui abbiamo addirittura sfidato e vinto tutte le leggi della fisica. È la prima volta in Italia che una lista civica riesce ad imporsi nei collegi uninominali contro la potenza mediatica delle due/tre coalizioni presenti a livello nazionale».E questi due rappresentanti in Parlamento le danno un vantaggio unico ora alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Lei ha il privilegio di non dovere raccogliere almeno 75.000 firme suddivise nelle cinque circoscrizioni nazionali.«Esatto, lo stabilisce la legge. A patto che mi presenti con il logo con cui abbiamo vinto nei nostri collegi. “De Luca sindaco d’Italia. Sud Chiama Nord”».Il simbolo della sua lista è già cult. Vi sono all’interno altri 19 simboli. I suoi detrattori dicono che ha più simboli che elettori… Lei cosa gli risponde?«Che intanto manca l’Iva».Buona questa…«19 è solo l’imponibile. E non è detto che mi fermi lì. Sa cosa dicevano di me quando mi sono candidato sindaco a Messina?».Posso intuire…«Io vengo da un comune di mille anime circa. Si chiama Fiumedinisi. Mi dicevano “ma dove vuole andare sto pecuraru”? Così mi chiamavano perché scendevo dalle montagne intorno a Messina. Ai nastri di partenza eravamo cinque candidati. I sondaggi mi davano al quarto posto. Dietro ovviamente a centrodestra e centrosinistra. È finito che sono arrivato secondo al primo turno. E poi al ballottaggio ho vinto col 70% dei consensi».Le do atto che sa fare il suo mestiere…«Quando mi sono candidato alla presidenza della Regione Sicilia sono arrivato al secondo posto con il 26% prendendo 510.000 voti. Ho superato il M5s, e anche il Pd. Posso dirle tranquillamente che il centrodestra ha vinto le elezioni solo perché quel giorno c’era il cosiddetto Election day. Ha preso il 40%».Solo i suoi voti in Sicilia, faccio due conti, sarebbero il 2% a livello nazionale. Metà della strada per arrivare allo sbarramento del 4%.«Il mio elettore non adora il politichese. Vuole i fatti. Infatti, io lo dico sempre. Io sono un amministratore e non sono un politico».De Luca, mi creda, più guardo il suo simbolo e più impazzisco. Ce ne sono dentro alcuni che sono più grandi di altri. Ma perché?«Guardi lasci stare. Ci sono diverse versioni in giro. Fa fede il contrassegno che ho presentato sabato. L’ordine e la disposizione grafica semplicemente seguono un criterio cronologico. Non c’è qualcuno più importante dell’altro».Alle Europee prevale il voto di opinione. Niente voto utile o apprezzamento al bravo amministratore.«Lo so… lo so!».In Europa si approvano tante norme scellerate…«Io le definisco liberticide. Questo è il termine giusto».Sulla direttiva della casa green, come si pone?«Un’operazione chiaramente lobbistica che non tiene conto delle caratteristiche del nostro patrimonio edilizio che ha sue peculiarità rispetto a quello degli altri Stati. Più antico, più storico e anche semplicemente più obsoleto. Il nostro patrimonio si disperde in piccole comunità. Una direttiva a livello europeo non può andare bene per tutti gli Stati aderenti. Il sistema Italia esce sempre perdente secondo questa logica. Ma lo stesso dicasi per la nostra agricoltura. Per non parlare dell’applicazione della direttiva Bolkenstein su spiagge e ambulanti. Una logica verticistica che non risponde agli interessi delle nostre imprese».La parola «libertà» campeggia nel suo simbolo in maniera dirompente. Lei è un libertario…«No. Libertà per me intanto è una parola che sintetizza la mia storia e le mie radici. La mia scuola politica è quella di don Luigi Sturzo. Il fondatore del movimento popolare e della Democrazia cristiana. E libertà per me significa anche dare la possibilità a chi non la pensa come me di poter esprimere la propria opinione. Ma non semplicemente a chiacchiere. Con i fatti. Dandogli, ad esempio, la possibilità di poter partecipare alle elezioni senza dover sottostare all’insopportabile sbarramento della raccolta delle firme. Vede, io da questo obbligo ne sono esentato ma non è giusto e non lo condivido. Non esiste in nessun altro Stato che tu per presentarti già devi quasi avere quasi l’1% dell’elettorato che sottoscrive la tua lista. Per non parlare della soglia pari al 4% dei voti».Dica la verità! Lo sbarramento un po’ la preoccupa…«Certo che sì. E glielo dice uno che in Sicilia ha superato lo sbarramento del 5% alle Regionali. Il più alto a livello nazionale. Vengo da una scuola che di sbarramenti ne ha affrontati e superati, mi creda».Si può dire che la macchina organizzativa di Cateno De Luca è quella che era del M5s in Sicilia e che ora è confluita sotto il suo controllo?«No, farei un torto ai colleghi del movimento. Io ho sempre avuto una mia squadra, anche perché io sono un uomo-organizzazione. Io ho fatto il dirigente aziendale. Ho già organizzato nella mia vita altre strutture diffuse in tutta Italia. Sono il fondatore della Fenapi (Federazione nazionale dei piccoli imprenditori). Una rete oggi presente in 80 province e 19 regioni con 1.200 sportelli. So cosa significa organizzare una rete nazionale».Cioè lei in un partito politico sarebbe anche un uomo macchina che organizza la campagna elettorale? Non semplicemente leader che si occupa di strategia?«Io nella mia vita ho fatto il muratore, l’inserviente, il barista, ho studiato e mi sono laureato. Queste caratteristiche me le porto dietro in tutto quello che faccio io. Cerco di non lasciare nessun dettaglio al caso. Me ne occupo in modo quasi maniacale. Non c’è aspetto che comunque io non guardi o non osservi. O su cui non lavori».Come ha scelto i suoi candidati?«I candidati li stiamo scegliendo secondo la loro esperienza».Giusto. Non dovendo raccogliere le firme ha ancora tempo per presentare le liste. Come i partiti più grandi.«Già, stiamo valutando oltre 200 curricula sul mio tavolo. Dovremo sceglierne solo 76. Ci siamo dati ancora una settimana per chiudere la selezione. Valuteremo le esperienze politiche in passato e i risultati ottenuti nel lavoro. Come si sono distinti nella loro vita. Ovviamente non voglio avere a che fare con candidature imbarazzanti da un punto di vista di pendenze giudiziarie».Facciamo che mi ha quasi convinto. Lei supera lo sbarramento. Va a Bruxelles. E con quale famiglia politica si schiera? Ci sono socialisti, liberali, popolari, verdi, conservatori e sovranisti…«Solo i cretini non cambiano idea. Vedremo i programmi di chi è arrivato a Bruxelles e faremo la nostra scelta. Certamente non potrei entrare nelle famiglie politiche che vogliono portare avanti strategie liberticide. Questo è sicuro».Esclude i socialisti, quindi!«Per ora siamo in campagna elettorale. Spesso si dice di tutto. Vedremo i programmi dal momento dell’insediamento in poi. Ci si confronta con quelli per la futura Commissione. Vogliamo portare avanti strategie e programmi per la libertà». Un italiano competente che vedrebbe bene nella prossima Commissione Ue che non sia lei?«De Luca senz’altro».Un ministro del governo Meloni… scelga su!«No, dico Letizia Moratti. Ho avuto modo di conoscerla. Donna eccezionale sotto tutti i punti di vista».Repubblica vi ha definito no vax, animalisti e putiniani…«Repubblica si diverte. Dovrebbe guardare tutte queste sfumature negli altri poli. Ma se siamo noi oggetto di interesse, vuol dire che stiamo andando sulla strada giusta».Guerra in Ucraina. Cosa pensa?«Sono siciliano. La mia è una cultura di autonomia e indipendenza. Contrario a tutte le invasioni di campo». Quindi dalla parte di Kiev…«Sì, ma l’Europa non può riunirsi di urgenza solo per perpetrare stati di emergenza e finanziare la guerra. Bisogna lavorare alla pace. Lo sottolineo».La Ue: super Stato o confederazione di Stati indipendenti?«Confederazione. E poi super Stato fa praticamente rima con supercazzola».Trump o Biden?«Non andrei a votare; non mi piace nessuno dei due».Ho capito, così accontenta tutti…«No, faccio il mio lavoro di candidato. A proposito lei mi vota?».Le rispondo come farebbe De Luca. Mi riservo di vedere i suoi candidati. Io voto nella circoscrizione Centro.«Non potrà non votarci. Il candidato capolista sarà il Capitano Ultimo».
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