2020-11-07
Insieme all’incubo del lockdown è tornata la mannaia delle multe
Infermiere si schianta in auto dopo 11 ore in corsia e viene sanzionato dai vigili. Chi circola senza permesso rischia dai 280 ai 5.000 euro. Nei mercati c’è la «guerra delle mutande». Intanto i casi salgono di 37.809 unitàAnche se l’ultimo dpcm non ha istituito un secondo lockdown nazionale, gli italiani da ieri hanno dovuto fare di nuovo i conti con impedimenti, limitazioni e disagi. Uno dei problemi maggiori per i cittadini riguarda la diversa interpretazione che gli amministratori locali possono dare ai provvedimenti dell’esecutivo. Il caso più clamoroso in tal senso si è registrato in Lombardia, per la precisione ad Abbiategrasso e Rho. Al centro della contesa biancheria intima e mutande, visto che ai venditori ambulanti di questi prodotti sono stati riservati due diversi trattamenti. Ieri nel comune di Abbiategrasso i commercianti hanno potuto aprire la loro bancarella; mentre lunedì prossimo, nel tradizionale giorno del mercato cittadino, i colleghi di Rho non potranno farlo. Tra i venditori c’è chi l’ha presa con ironia: «Non si riesce proprio a capire come siano state prese queste decisioni, visto che in centro i negozi che vendono biancheria intima possono stare aperti. Vi possiamo assicurare che le loro mutande non sono più belle delle nostre». I venditori ambulanti si sono fatti sentire anche a Torino, nel mercato di Porta Palazzo alcuni di loro hanno assicurato che torneranno anche oggi, ma «questa volta per lavorare». A qualche centinaio di chilometri di distanza, per la precisione ad Alassio (Savona), c’è anche chi ha puntato sul fattore tempo. Erano le cinque del mattino (l’orario di apertura imposto a bar e ristoranti) quando circa 50 persone fra ristoratori e negozianti si sono ritrovati per una spaghettata. Una carbonara per esorcizzare i timori innescati dalla nuova chiusura. «Si tratta», ha spiegato uno dei partecipanti, «di una protesta pacifica per dimostrare che i commercianti sono attivi anche la mattina presto. Vorrà dire che alla mattina mangeremo spaghetti e la sera cappuccino e brioche: chissà, potrebbe diventare una moda». E ancora: «Ci siamo sentiti orfani, quando dovevano chiedere voti erano sempre intorno, ora che c’è da stare accanto al cittadino latitano». Serrande alzate in Calabria (una delle quattro Regioni rosse insieme a Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta), a Crotone il 70% dei gestori delle attività commerciali ha deciso di continuare a lavorare. Hanno alzato la voce anche migliaia di tassisti in molte città italiane. A Roma i conducenti delle auto bianche hanno esposto uno striscione alla stazione Termini con la scritta: «Oggi sciopero taxi. Ci scusiamo con l’utenza ma non abbiamo più nemmeno i soldi per il carburante». Nel corso della mattinata i manifestanti hanno protestato davanti al ministero dell’Economia e a quello dei Trasporti. «Abbiamo trasportato per mesi medici e pazienti, abbiamo adeguato le nostre auto con paratie per il Covid, ci siamo comprati mascherine, guanti e gel a spese nostre dandole spesso anche agli utenti sprovvisti», ha affermato il responsabile Ugl taxi, Alessandro Genovese, «ma a oggi gli aiuti che ci sono arrivati sono davvero minimi. E in più lo Stato continua a chiederci le tasse». Di tutt’altro tenore la vicenda di un verbale fatto dalle forze dell’ordine a un infermiere per un incidente stradale a Bologna. L’uomo dopo un turno lavorativo di 11 ore tra i pazienti Covid si era messo al volante della propria auto, poi lo schianto per la troppa stanchezza accumulata. E infine la beffa della multa perché «il conducente del veicolo non era in grado di conservare il controllo». A Napoli altra vicenda da toni drammatici: una donna ha atteso per sei ore un tampone, l’arco di tempo sarebbe stato fatale al bambino che portava in grembo, visto che al termine del parto il neonato era morto. L’unica certezza del primo giorno di coprifuoco sono state le multe per chi non ha rispettato le regole. Le persone che non hanno un valido motivo per circolare rischiano una sanzione da 280 euro, che diventano 560 in caso di recidiva. Per chi viola la quarantena c’è la denuncia penale con l’arresto da tre a 18 mesi, a cui si aggiunge una multa che può andare da 500 a 5.000 euro. Bar e ristoranti potranno stare aperti dalle 5 alle 22, con un numero limitato di clienti all’interno, massimo quattro persone sedute al tavolo e obbligo di mascherina tranne quando si beve e si mangia. In caso di violazione i ristoratori rischiano fino a cinque giorni di chiusura. Nonostante le nuove norme in vigore il Covid non frena la sua corsa. Ieri in Italia è stato registrato il nuovo record di casi dall’inizio della pandemia: sono 37.809 quelli registrati nelle ultime 24 ore. Le vittime sono 446 in più rispetto a giovedì. In totale il numero dei contagiati sale a 862.681, comprese vittime e guariti, mentre i morti complessivi sono 40.638. Record anche per i tamponi, effettuati 234.245 test. Aumentano inoltre di 124 unità i ricoveri in terapia intensiva. La Regione maggiormente colpita è la Lombardia che sfiora i 10.000 casi giornalieri (9.934).