
Come spiega il saggio di Naomi Wolf, i file del colosso rivelano che inefficacia e rischi dell’inoculazione erano noti da subito. Eppure Fda e altre agenzie diedero il via libera.Se conoscete l’inglese e avete avuto danni da vaccino, procuratevi una copia del libro di Naomi Wolf e altri autori, The Pfizer Papers, sottotitolato «I crimini di Pfizer contro l’umanità». Potrebbe esservi più utile di un avvocato. In Italia è stato dichiarato dal ministero della Salute, dai medici del Comitato tecnico scientifico, e dagli Ordini dei medici che gli effetti dei cosiddetti vaccini Pfizer sono contenuti e trascurabili, a fronte di una comprovata efficacia, contraddicendo oltretutto le stesse schede tecniche dei farmaci che portano elenchi spaventosi di effetti collaterali. La sottocommissione per la sicurezza interna del Senato Usa «conferma» che i funzionari «minimizzarono» i rischi dei vaccini anti-Covid per «salvarli», come è successo anche in Italia, dimostrato dalle chat interne. Gli effetti collaterali anche mortali sono stati ignorati per non «uccidere» i vaccini. I vaccini non sono morti, e ora muoiono le persone per le trombosi che sono aumentate e hanno abbassato l’età di incidenza, per la morte improvvisa, ribattezzata malore improvviso, e attribuita alla cause più varie, caldo, stress, aver mangiato i pomodori con la buccia e bevuto acqua dopo aver mangiato le ciliegie. Mentre Roberto Burioni proclama la sicurezza del farmaco, la Pfizer ha pubblicato le sua carte, i Pfizer papers, contenenti oltre 100 relazioni basate su documenti ufficiali che Pfizer ha dovuto rendere pubblici per ordine di un Tribunale, per un totale di 450.000 pagine, gli zeri sono giusti, scritte con un linguaggio estremamente tecnico e denso. Queste 450.000 pagine, quasi mezzo milione, non parlano solo di effetti collaterali gravi, gravissimi e mortali, ma parlano anche di efficacia nulla nel contrastare la diffusione della malattia ed efficacia negativa per quanto riguarda il decorso della malattia: i vaccinati si ammalano di più e peggio. Queste pagine stanno contraddicendo Burioni, Anthony Fauci, la Fda (Food and drug administration) il cosiddetto Comitato tecnico scientifico e i suoi medici, l’ex ministro Roberto Speranza e i presidenti degli Ordini dei medici che hanno apposto la propria firma sulle missive che imponevano ai colleghi farmaci pericolosi e inutili e che dovrebbero essere perseguiti. Queste pagine qualcuno se le è lette. Nel 2024 Naomi Wolf e altri autori le hanno riassunte nel saggio The Pfizer Papers. Il libro non solo riporta gli effetti collaterali, ma dimostra che Pfizer sapeva, già dal 2020, che il farmaco non era né efficace né sicuro. La miocardite che Roberto Burioni ha definito rara e lieve, un po’ di miocardite, che vuoi che sia, non è né rara né lieve. Un ragazzino undicenne che ha «costretto» i genitori a permettergli il vaccino per poter continuare a frequentare i campo di calcio, ora non può più fare un piano di scale. I carenti e parziali trial sperimentali della Pfizer specificavano che il farmaco non era stato testato su bambini e donne incinte. Inoltre ne erano raccomandate due dosi, la sperimentazione riguardava due dosi. La terza dose non è prevista sulle schede tecniche. I medici vaccinatori che hanno usato il farmaco al di fuori delle indicazioni dei fogli illustrativi sono automaticamente fuori da qualsiasi scudo penale e dovrebbero essere inquisiti. Anche il fatto che non fosse specificato sui consensi informati che si trattava di farmaci ancora in fase sperimentale, rende il consenso informato invalido e rende i medici vaccinatori denunciabili. Le schede tecniche indicavano specificatamente che il farmaco non era stato testato in gravidanza. I medici vaccinatori devono essere inquisiti. Nessuno scudo penale può proteggere dalla violazione delle indicazioni delle schede tecniche. Pfizer sapeva che i vaccini «triplicano» gli eventi avversi in una donna incinta e nel neonato allattato, i Pfizer papers riportano che su 124 donne in gravidanza vaccinate, su un totale di 270 esaminate, 53 hanno avuto aborti spontanei, due hanno partorito prematuramente con decesso neonatale, 41 neonati esposti a eventi clinici avversi gravi da allattamento. Pfizer e Moderna hanno guadagnato rispettivamente 181 miliardi (6 miliardi al mese!) e 35 miliardi di dollari. Possiamo ipotizzare che non si possa escludere che qualche soldino sia finito ai membri della Fda, e a uomini politici e medici consulenti di altre nazioni? La sottocommissione permanente per la sicurezza interna del Senato Usa del 21 maggio ha avuto come tema «La corruzione della scienza e delle agenzie federali: come i funzionari della salute pubblica hanno minimizzato e nascosto la miocardite e altri eventi avversi associati ai vaccini anti Covid». La commissione ha stabilito che «gran parte della nostra risposta al Covid è stata miseramente fallimentare e non aveva alcun senso, fra mascherine, chiusure devastanti, sabotaggio delle cure precoci, rapida approvazione del Remdesivir, e dipendenza maniacale dalle vaccinazioni». Il Remdesivir è un carissimo antivirale, molto meno efficace e con molti più effetti collaterali delle terapie domiciliari a base di aspirina, idrossiclorochina e azitromicina. Eppure si continua a vaccinare. Questi farmaci non sono ancora stati vietati. E non sono ancora cominciati i processi. Ma cominceranno.
Ranieri Guerra (Imagoeconomica). Nel riquadro, Cristiana Salvi
Nelle carte di Zambon alla Procura gli scambi di opinioni tra i funzionari Cristiana Salvi e Ranieri Guerra: «Mitighiamo le critiche, Roma deve rifinanziare il nostro centro a Venezia e non vogliamo contrattacchi».
Un rapporto tecnico, destinato a spiegare al mondo come l’Italia aveva reagito alla pandemia da Covid 19, si è trasformato in un dossier da riscrivere per «mitigare le parti più problematiche». Le correzioni da apportare misurano la distanza tra ciò che l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe essere e ciò che era diventata: un organismo che, di fronte a una crisi globale, ha scelto la prudenza diplomatica invece della verità. A leggere i documenti depositati alla Procura di Bergamo da Francesco Zambon, funzionario senior per le emergenze sanitarie dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms, il confine tra verità scientifica e volontà politica è stato superato.
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L’annuncio per un’abitazione a Roma. La padrona di casa: «Non dovete polemizzare».
La teoria di origine statunitense della «discriminazione positiva» ha almeno questo di buono: è chiara e limpida nei suoi intenti non egualitari, un po’ come le quote rosa o il bagno (solo) per trans. Ma se non si fa attenzione, ci vuole un attimo affinché la presunta e buonista «inclusione» si trasformi in una clava che esclude e mortifica qualcuno di «meno gradito».
Su Facebook, la piattaforma di Mark Zuckerberg che ha fatto dell’inclusività uno dei principali «valori della community», è appena apparso un post che rappresenta al meglio l’ipocrisia in salsa arcobaleno.
In Svizzera vengono tolti i «pissoir». L’obiettivo dei progressisti è quello di creare dei bagni gender free nelle scuole pubbliche. Nella provincia autonoma di Bolzano, pubblicato un vademecum inclusivo: non si potrà più dire cuoco, ma solamente chef.
La mozione non poteva che arrivare dai Verdi, sempre meno occupati a difendere l’ambiente (e quest’ultimo ringrazia) e sempre più impegnati in battaglie superflue. Sono stati loro a proporre al comune svizzero di Burgdorf, nel Canton Berna, di eliminare gli orinatoi dalle scuole. Per questioni igieniche, ovviamente, anche se i bidelli hanno spiegato che questo tipo di servizi richiede minor manutenzione e lavoro di pulizia. Ma anche perché giudicati troppo «maschilisti». Quella porcellana appesa al muro, con quei ragazzi a gambe aperte per i propri bisogni, faceva davvero rabbrividire la sinistra svizzera. Secondo la rappresentante dei Verdi, Vicky Müller, i bagni senza orinatoi sarebbero più puliti, anche se un’indagine (sì il Comune svizzero ha fatto anche questo) diceva il contrario.
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L’episodio è avvenuto a Lucca: la donna alla guida del bus è stata malmenata da baby ubriachi: «Temo la vendetta di quelle belve».
Città sempre più in balia delle bande di stranieri. È la cronaca delle ultime ore a confermare quello che ormai è sotto gli occhi di tutti: non sono solamente le grandi metropoli a dover fare i conti con l’ondata di insicurezza provocata da maranza e soci. Il terrore causato dalle bande di giovanissimi delinquenti di origine straniera ormai è di casa anche nei centri medio-piccoli.
Quanto accaduto a Lucca ne è un esempio: due minorenni di origine straniera hanno aggredito la conducente di un autobus di linea di Autolinee toscane. I due malviventi sono sì naturalizzati italiani ma in passato erano già diventati tristemente noti per essere stati fermati come autori di un accoltellamento sempre nella città toscana. Mica male come spottone per la politica di accoglienza sfrenata propagandata a destra e a manca da certa sinistra.






