2025-05-07
Matthaeum, Aloisium, Petrum, Fridolinum... L’indizio per scoprire chi sarà il nuovo Papa
Il cardinale Medina Estevez annuncia l'elezione di Joseph Ratzinger nel 2005 (Getty Images)
Nella formula dell’elezione, il nome di battesimo (in latino) viene letto prima del cognome. Ma attenzione agli omonimi...Il mondo con gli occhi puntati su Roma, per conoscere chi sarà il nuovo pontefice, attenderà due segnali che, come noto, sono la premessa del suo primo affaccio su piazza San Pietro: la fumata bianca dalla Cappella Sistina e l’habemus Papam. Sarà con la lettura di quest’ultima formula, infatti, che avremo la definitiva conferma (a volte la fumata non bianchissima dalla Sistina ha seminato dubbi), dell’elezione del successore di papa Francesco al soglio di Pietro. L’habemus Papam spetta non già, come pensano alcuni, al cardinale camerlengo – cioè il prelato incaricato di amministrare i beni della Chiesa durante la sede vacante, in questo caso il cardinale Kevin Farrell, che ricopre l’incarico dal febbraio 2019 -, bensì a quello protodiacono, vale a dire il primo dell’ordine diaconale, cioè il cardinale diacono nominato da più tempo. Stiamo in pratica parlando del cardinale diacono che ha ricevuto il titolo di diacono per primo, che in questo caso sarà il francese Dominique Mamberti, 73 anni, attuale prefetto del supremo Tribunale della segnatura apostolica. Sarà lui, diplomatico di lungo corso di temperamento discreto e dottrina salda, a dare al mondo l’annuncio del nuovo pontefice. E lo farà, appunto, con l’habemus Papam, che l’ultima volta, nel marzo 2013, fu così recitato dal protodiacono Jean-Louis Tauran: «Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscum». Per capire chi fosse stato eletto, ancora prima del nome del cardinale - «Bergoglio» -, i più preparati conoscitori di cose cattoliche avrebbero potuto intuire qualcosa da «Georgium», il (primo) nome di battesimo dell’eletto, Jorge, trasposto in accusativo latino. D’accordo, ma quali saranno, al termine di questo conclave, i nomi di cui prestare attenzione e all’udire i quali, ancor prima di sapere il cognome del cardinale, potremmo intuire chi sarà il nome del nuovo Papa? Per capirlo, non resta che ripercorrere brevemente, anzitutto, i nomi dei dieci porporati che sono ritenuti ad oggi maggiormente papabili, vale a dire gli italiani Pietro Parolin, Matteo Maria Zuppi, Pierbattista Pizzaballa, l’ungherese Péter Erdo il francese Jean-Marc Aveline, il filippino Luis Antonio Tagle, lo svedese Anders Arborelius, l’africano Fridolin Ambongo Besungu, il maltese Mario Grech e il sudcoreano Lazarus You Heung-sik. Andando con ordine, se sarà eletto Papa il cardinale Parolin, non sarà semplice capirlo – anzi, sarà impossibile – dato che il nome, Petrum, è condiviso con l’ungherese Erdo. Non ci saranno invece difficoltà a capire al volto l’elezione di Zuppi, dato che udiremmo un chiaro Matthaeum. Già più problematico sarebbe intercettare l’elezione di Pizzaballa, dato che Pierbattista è forma composta di «Piero» e «Battista», con il nome derivante da Petrus Baptista, per cui in accusativo Petrum Baptistam; ma finché non sarà scandita anche la seconda parte del nome l’equivoco con una possibile elezione di Parolin o Erdo resterebbe. Più agevole dovrebbe essere invece venire a conoscenza dell’elezione del cardinale Aveline - sentiremmo Ioannem Marcum - , del cardinale Tagle - che si chiamerebbe Aloisium - così come di quella dell’africano Arborelius – che si chiamerebbe Andream -, dell’africano Ambongo – che si chiamerebbe Fridolinum -, del maltese Grech, che si chiamerebbe Marium. Minima sarebbe infine la differenza nel nome del sudcoreano You Heung-sik, che da Lazarus diverrebbe Lazarium. A chi si chiedesse se non sarebbe tutto più semplice passare dal latino all’italiano, facciamo rispondere all’avvocato, canonista e docente Giancarlo Cerrelli. «Il latino è la lingua ufficiale della Chiesa; tutti i documenti importanti dei Papi, come ad esempio le encicliche, sono redatti in latino e poi tradotti anche nelle altre lingue», ricorda l’esperto, contattato dalla Verità, «persino i titoli accademici, ad esempio i diplomi di licenza o laurea, conseguiti presso le Università pontificie sono redatti in latino». Pressoché impossibile, dunque, aspettarsi un giorno «aggiornamenti» su questo fronte. «La formula “Annuntio votis gaudium magnum: habemus Papam!”», continua Cerrelli, «ha una lunga tradizione e risale al secolo XV; tuttavia, la frase pronunciata dal cardinale protodiacono ha, anche, un significato biblico, è, infatti, ispirata al Vangelo di Luca - Luca 2,10-11 -, ove l’angelo annuncia ai pastori la nascita di Gesù. A tale annuncio è, pertanto, conferito un significato di gioia e speranza per i fedeli».In effetti, benché da un lato la conoscenza piena di questa pur non lunghissima formula riguardi solo una parte di fedeli, dall’altro l’habemus Papam porta un con sé «un significato di gioia e speranza» che tocca i cuori anche di quanti non hanno familiarità né alcuna reminiscenza scolastica del latino. Ciò tuttavia non toglie che non mancherà chi, udendo i nomi Petrum, Matthaeum o Ioannem sarà tentato di capire con qualche istante di anticipo chi verrà dopo «Georgium, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscum».
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)