2022-06-21
Manager di quotate investono nella piattaforma di beauty contest che opera per il settore. Bastano i patti parasociali? Per 4C legal, startup operante nel settore degli uffici legali fondata da Alessandro Renna, la notizia dell’ingresso nel 2017 di un gruppo di investitori privati «tra cui General counsel e Cfo» nella compagine societaria era stata motivo di vanto. Manager di altissimo livello che investivano nella società che tra le altre cose propone alle imprese la prima piattaforma online che consente alle aziende di gestire in modo interamente informatizzato (e gratuito, almeno per i servizi base) le procedure di beauty contest. Per i non addetti ai lavori, si tratta di procedure competitive finalizzate alla selezione dei professionisti (consulenti legali, fiscalisti e notai) comparate raccogliendo varie offerte di assistenza professionale, confrontate tra loro per poi procedere all’affidamento a favore del miglior offerente sulla base di criteri qualitativi ed economici. Un business innovativo, che un gruppo di una trentina di investitori privati, tra cui proprio i pubblicizzati «General counsel e Cfo» ha deciso di finanziare, sottoscrivendo quote di una società, la Amici di 4C legal Srl, con sede legale a Roma, che è entrata nel capitale della milanese 4C legal. Inizialmente, nel marzo 2017, con una quota del 12,5%, ottenuta versando 500.000 euro in corrispondenza di un aumento di capitale. Ai neo soci le quote sono costate 44.000 euro, quindi il sovrapprezzo versato è stato di 456.000 euro. A luglio dello stesso anno Amici di 4C si fa interamente carico di un altro aumento di capitale, versando sempre 500.000 euro, arrivando a una quota del 25%. Un altro aumento di capitale è stato sottoscritto nel 2020, accompagnato, come gli altri tre, da analoghe operazioni nella Amici di 4C legal, che ha garantito liquidità a 4C, nonostante una lunga fila di bilanci in perdita.In questa sorta di azionariato diffuso, in mezzo a avvocati, commercialisti e professionisti di vario genere, spicca la presenza di un gruppetto di top manager. In cui la parte del leone viene fatta da quattro alti dirigenti del gruppo Lvmh, distribuiti tra la capogruppo parigina, la filiale italiana e la controllata Fendi. Nel frattempo, uno di loro, Gabriella Porcelli, ha lasciato a gennaio di quest’anno la sua poltrona di general counsel di Fendi, per andare a ricoprire lo stesso ruolo in Iveco. Porcelli, che è anche consigliere di amministrazione di Terna, pochi giorni fa era annunciata come relatrice alla convention annuale di 4C legal sulla sostenibilità del mercato legale. Nello specifico, la manager, era indicata come partecipante alla tavola rotonda per i legali «in house». Insieme ad un altro socio (al 5%) di Amici di 4C legal, Paolo Quaini, presentato come «senior advisor 4c Legal e former Gc di Alitalia in amministrazione straordinaria». Porcelli veniva presentata come «general counsel Iveco group e board member Terna spa», senza però alcun riferimento a un suo interesse diretto, in quanto socia (al 3,27%) di Amici di 4C legal.Allo stesso tavolo era prevista la presenza di Angelica Orlando, direttore affari legali, istituzionali e regolatori di Sorgenia. Certamente un bel veicolo promozionale, ma visto che 4C gestisce, tra le altre cose, la piattaforma per i beauty contest di aziende strategiche nel settore energia, come Enel, si tratta di un equilibrio molto delicato.Più complesso è il caso di Sergio Marini, general counsel di Fendi da settembre 2014 ad aprile 2019 e che da maggio 2019 ricopre il ruolo di «ethics & compliance director» di Lvmh che controlla il marchio Fendi. Dal quale, oltre a Marini e Porcelli, provengono altri due soci di Amici di 4C Legal, Fabio Antonio Schiavello (8,65%) è stato «cfo Europe & middle east» di Fendi da giugno 2001 a luglio 2020 e da allora è «ww finance director», mentre Alberto Fabbri (10,19%) è stato cfo di Fendi dal 2000 a marzo 2019 e da allora è governance & compliance director; è anche vice chairman di Lvmh Italia da gennaio 2013. Marini (che detiene il 13,85%), non è solo un semplice azionista della Amici di 4C Legal, ma ne è anche l’amministratore unico, nonché consigliere di amministrazione di 4C legal.Uno dei top manager fondatori di Amici di 4C legal ha spiegato alla Verità il perché della partecipazione alla startup di Renna, e soprattutto le procedure adottate (tra cui la dichiarazione della partecipazione societaria) per evitare il rischio maggiore che una partecipazione del genere presenta: il trasferimento a manager di altre aziende di dati relativi ai beauty contest dei clienti.La nostra fonte ci ha raccontato che la scelta di investire in questo settore sarebbe nata dalla volontà di cercare di mettere ordine in un settore, quello degli affidamenti a studi legali esterni da parte delle società a capitale pubblico, dove non esiste trasparenza e quasi mai vengono, secondo il suo racconto, effettuate procedure di selezione. Per i conflitti di interessi invece, sono stati introdotti dei patti parasociali che vietano espressamente ad Amici di 4C legal accesso «a documentazione contrattuale relativa al business della società» in relazione a soggetti con cui la società o gli azionisti potrebbero trovarsi «in posizione di concorrenza». Cautele apprezzabili, ma che aprono a una domanda: in un settore così delicato la tutela da eventuali conflitti di interessi può essere affidata all’etica dei singoli manager e al rispetto dei patti parasociali, o servirebbe invece una regolamentazione del settore che imponga limiti precisi e soprattutto controlli e sanzioni nel caso in cui vengano superati?
Massimiliano Fedriga (Ansa)
Come in Emilia, pure il Friuli ha pensato alle rinnovabili anziché alla gestione dei fiumi.
Credo che uno degli errori in democrazia sia trasformare in tifoserie da stadio le diverse visioni che stanno a fondamento delle diverse gestioni della cosa pubblica. La propria squadra ha sempre ragione e l’altra sempre torto e, siccome non si è infallibili, i leader non sbagliano mai perché, ove sbagliano, o nessuno li critica oppure le critiche non fanno testo perché «vengono dall’altra parte»: e che volete che dica l’altra parte? Il risultato è che l’elettore - incapace di obiettare alla propria parte - smette di andare a votare. Se ne avvantaggia la sinistra, i cui elettori votano anche se la loro parte propone loro uno spaventapasseri. Tutto sto giro di parole ci serve perché ci tocca dire che il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha sbagliato tutto sulla politica energetica in Regione.
(IStock)
Riparte l’allarme sulle difficoltà di migliorare la propria condizione. Eppure il dato rivela una tendenza positiva: il superamento dell’ossessione della carriera, dei soldi e della superiorità, specie tra le nuove generazioni.
Oltre 3.000 professionisti, club, aziende e istituzioni sportive hanno partecipato all’ottava edizione del Social Football Summit a Torino. Tra talk, workshop e premi internazionali, focus su tecnologia, intelligenza artificiale, infrastrutture e leadership femminile nello sport, con la Start Up Competition vinta da Wovlabs.
2025-11-19
Colpevolizzare tutti i maschi per la violenza sulle donne creerà solo giovani più fragili
Gino Cecchettin (Ansa)
Etichettare gli uomini bianchi come potenziali criminali non fermerà i femminicidi. La condanna generalizzata, ora perfino a scuola, provoca invece angoscia nei ragazzi.
Ci parlano di femminicidi. In realtà ci assordano. Il signor Gino Cecchettin, padre di una figlia brutalmente assassinata, chiede corsi di prevenzione scolastica. Abbiamo una cinquantina di cosiddetti femminicidi l’anno su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Ogni anno le donne assassinate sono poco più di cento, a fronte di 400 omicidi di maschi di cui non importa un accidente a nessuno. Abbiamo circa tre morti sul lavoro al giorno, al 98% maschi: anche di questi importa poco a tutti, a cominciare dal sindacalista Maurizio Landini, troppo impegnato in politica estera fantastica per occuparsi di loro. I suicidi sono circa 4.000 l’anno, e di questi 800 circa sono donne e 3.200 uomini. Il numero dei suicidi dei maschi è approssimato per difetto, perché molti maschi non dichiarano nulla e simulano l’incidente.







