2024-03-10
Se la talpa aiuta i giornaloni i pm non indagano nessuno
Raffaele Cantone (Getty Images)
La recente storia politica è piena di fughe di notizie e pezzi costruiti su segnalazioni di operazioni sospette. Ma quando i «bersagli» erano Lega e Matteo Renzi anche le denunce non hanno mai portato al caos di questi giorni.Ci sono fughe di notizie di serie A e fughe di notizie di serie B. In questo Paese, a partire dalla famosa notizia dell’avviso di garanzia per Silvio Berlusconi del 1994, anticipata dal Corriere della Sera, a quella, sempre su Berlusconi che riguardava il processo Ruby Rubacuori o a quella di Panorama sull’indagine che vedeva sotto inchiesta l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi, il filo rosso di questi scoop è sempre la tenaglia cronisti-pm. Le notizie più importanti sono quasi sempre uscite dalle Procura. Ma a far rumore in questi giorni sono, invece, le ricerche sulle banche dati della Direzione nazionale antimafia (Dna) del tenente Pasquale Striano, un investigatore, evidentemente senza grandi protezioni. Striano è stato additato al mondo come un mostro per aver scaricato 33.000 file e visionato più di 4.000 sos, senza nemmeno il beneficio del dubbio che lavorasse più di tanti altri impiegati statali. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, che lo ha indagato, ha lasciato che cronisti e politici fantasticassero sui possibili mandanti o sulla presenza di potenze e servizi segreti stranieri dietro all’affaire. Come ad agosto, quando sono uscite le prime indiscrezioni sul caso, è stato detto tutto e il suo contrario. Come era successo per loggia Ungheria, inchiesta bomba conclusasi con l’archiviazione. In questa storia persino i presunti garantisti in servizio permanente effettivo sono spariti perché nel sacco è finito «l’uomo che spiava i potenti». Secondo l’indagine di Perugia Striano sarebbe stato il pusher di notizie dei cronisti del quotidiano Domani. L’indagine ha travolto l’intero pool investigativo del quotidiano, colpevole di un’eccessiva compromissione con la fonte. Un do ut des che forse a livello deontologico qualche perplessità la suscita. Detto questo, fughe di notizie come quelle contestate a Striano hanno riempito in questi anni anche quotidiani molto più importanti del Domani. Ricordiamo che nel settembre 2021 Renzi annunciò la presentazione di una denuncia alla Procura della repubblica di Roma contro il Corriere della Sera per la pubblicazione del contenuto di una segnalazione di operazione sospetta e di altri atti investigativi. Le proteste dell’ex premier non hanno portato a nessuna retata, né a plateali scoperchiamenti di ipotetiche centrali di dossieraggio.Mentre il lavoro del tenente indagato è stato passato ai raggi x: «Striano ha presentato, quando è andato via, una sorta di diario di tutte le pratiche che aveva fatto. Abbiamo poi successivamente acquisito altre pratiche, tra cui quella sui fondi della Lega. L’attività che abbiamo acquisito è uno degli oggetti di futuro approfondimento» ha annunciato Cantone, eccitando gli animi dei «garantisti».Ieri il Fatto quotidiano ha ricostruito come sarebbe nato il dossier. Tutto sarebbe partito da una segnalazione della Agenzia di informazione finanziaria di San Marino, la quale avrebbe reso edotto l’omologo ufficio italiano di Banca d’Italia. La pratica, con i movimenti sospetti, sarebbe stata indirizzata alla Direzione investigativa antimafia, che avrebbe passato la palla alla Dna, che ha in dotazione il database delle sos. A questo punto la struttura, diretta all’epoca da Federico Cafiero de Raho, avrebbe infiocchettato un dossier intitolato «Annotazioni finanziarie su operazioni legate alla Lega Nord». Il documento, con il suo carico di segnalazioni sospette, sarebbe stato poi inviato, nel novembre del 2019, con nota d’accompagnamento di Cafiero de Raho, a quattro Procure: quelle di Milano, Genova, Bergamo e Roma. Alla prima informativa sono seguite delle integrazioni. A Striano vengono contestate come abusive le ricerche in area sul commercialista Andrea Manzoni (16 aprile e 26 ottobre 2019), in quel momento sotto inchiesta a Milano, sull’associazione culturale Lombardia-Russia, quella sull’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini (10 ottobre 2019 - sono i tempi dei reportage sul Metropol), sul tesoriere del Carroccio Giulio Centemero (14 aprile 2019 e 10 settembre 2019) e sull’immobiliare Andromeda srl (9 aprile 2019). Per Cantone il contenuto di queste carte sarebbe confluito in articoli del Domani. Negli anni la Lega, rappresentata dall’avvocato Roberto Zingari, ha presentato molte denunce per diffamazione, soprattutto in relazione al contenuto degli articoli e poi del Libro nero della Lega firmati da Giovanni Tizian e Stefano Vergine, entrambi oggi indagati. Ma all’epoca le denunce sono state tutte archiviate e non è mai stata approfondita la provenienza di quelle notizie. Adesso, lo spacciatore di notizie e gli utilizzatori finali sembrano essere stati incastrati. Ma qualcosa manca all’appello. A Striano la Procura di Perugia non contesta alcuni importati articoli usciti in questi anni e che citano le sos sempre relative ai politici. Per esempio, il 3 agosto 2020 esce sul Corriere della Sera un pezzo dal titolo «I 39 bonifici “sospetti” tra Lega e commercialisti, la pista dei fondi spariti». il 20 settembre del medesimo anno lo stesso quotidiano raddoppia: «L’antiriciclaggio accusa: 4 operazioni sospette di una società in area Lega. La pista che porta in Russia». Lo stesso giorno La Stampa pubblica un pezzo quasi fotocopia: «Lega, l’inchiesta sui commercialisti porta anche ai fondi russi di Savoini». In entrambi gli articoli si parla di segnalazioni di operazioni sospette, che, scrive il Corriere, sarebbero confluite in «una relazione della Guardia di finanza, trasmessa ai magistrati di Milano e Genova che indagano sui conti del Carroccio e sulla sparizione dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali». Dunque un documento diverso rispetto all’annotazione di Striano. E che sulla Lega abbiano indagato anche le Fiamme gialle è confermato dallo stesso tenente sotto inchiesta. Eppure non ci risulta che, dopo quegli articoli, ci siano state sollevazioni di interi partiti o convocazioni di commissioni parlamentari. Certo all’epoca governava il centrosinistra, ma il silenzio è stato assordante se confrontato con la canea di questi giorni. Le uscite in tandem del Corriere e della Stampa su notizie riservate sono avvenute abbastanza regolarmente nel corso degli anni. A partire almeno dal 4 dicembre 2019, quando le due testate svelano le decine di movimentazioni finanziarie della fondazione Open segnalate dall’Antiriciclaggio. A far infuriare Renzi il 26 settembre 2021 è un altro articolo del Corriere che, con il fu Rottamatore, dopo la luna di miele del governo dei 1.000 giorni, salvo alcune eccezioni, ha cambiato registro. «Bankitalia e i “fondi a Renzi“» spara il quotidiano milanese. Il riferimento è alle indagini sui rapporti economici tra il fu Rottamatore e il suo agente: «Da Presta (Lucio, ndr) operazioni anomale dopo le indagini della Finanza. Nella segnalazione la riapertura di un conto e il passaggio delle società». Il 6 febbraio 2022 è la volta delle sos sui pagamenti ricevuti da Renzi dall’Arabia saudita. La notizia finisce sia sul Corriere («Le consulenze in Arabia. Versato sul conto di Renzi un milione e 100 mila euro») che sulla Stampa («Renzi, i bonifici sauditi»). In questi casi la notizia fa il giro delle redazioni e viene rilanciata da tutti i siti. Ma non succede praticamente nulla a livello giudiziario, al contrario di quanto è accaduto con l’esposto del ministro Guido Crosetto, scottato dalla pubblicazione sul Domani dei denari guadagnati con le consulenze all’azienda strategica Leonardo.Ma se la caccia alle fonti sembra lo sport del momento, Cantone, durante la sua seguitissima audizione davanti alla commissione Antimafia, ha deciso di dare pure lui una notizia, almeno teoricamente, riservata. Quella sull’apertura di un procedimento che ci riguarda. Ha definito «prova clamorosa» del mercato delle sos che continuerebbe un articolo della Verità, eccitando i cronisti degli altri giornali che non vedevano l’ora di poterci attaccare.Cantone non ha trovato la fonte del Domani (è stata la Procura di Roma a interrogare per prima il tenente), ma ha deciso di prendersi la scena e gli applausi di tutte le forze politiche promettendo nuovi scalpi.Il magistrato progressista, che procede come un caterpillar contro le toghe di destra (il collega Antonio Laudati, indagato, e la pm di Roma Antonia Giammaria, aspramente criticata per la conduzione della prima fase dell’indagine su Striano), non manca occasione di elogiare l’operato di un altro importante esponente della sinistra giudiziaria, Giovanni Melillo, attuale capo della Dna, per la stretta data alle falle nelle banche dati sensibili. Ma se i due si vantano dell’impermeabilità garantita ai rispettivi uffici, curiosamente gli scoop sul caso del momento compaiono quasi sempre su Corriere della Sera e Repubblica, così come è successo per le notizie sullo scandalo dell’esame di lingua di Luis Suarez, altro procedimento istruito dalla Procura di Perugia. Qui la caccia alla talpa è stata meno efficace. A onor del vero Cantone ha scovato una gola profonda anche nel proprio ufficio. Si tratta del cancelliere Raffaele Guadagno. Il quale, però, è risultato il solo colpevole di una colossale fuga di notizie. L’uomo scaricava centinaia di file di procedimenti in corso (e per questo è stato processato) ed era in stretti rapporti con moltissimi giornalisti, compresi quelli che pubblicizzavano i suoi libri o ne curavano le prefazioni. Eppure in questo caso la Procura ha fatto cilecca. Cantone ha detto che le carte passate ai giornalisti, che coccolavano il cancelliere come uno di famiglia, sarebbero state «pubbliche». Su 1.800 documenti, la Procura non ha trovato un solo beneficiario che non fosse entrato in possesso degli atti in modo legittimo.Per gli inquirenti non vi è la certezza che i cronisti conoscessero la provenienza illecita dei documenti. Insomma Guadagno commetteva il reato per sé stesso. Anche se le chat che abbiamo letto sembrano raccontare una storia diversa. Dai messaggi contenuti nel suo telefonino la Procura di Perugia appare come un covo di serpi in cui i magistrati sono pronti ad accoltellare altri magistrati, dove pm progressisti (con incarichi apicali e poltrone al Csm) chiedono verbali segreti ad altri pm progressisti. Stiamo parlando di procuratori generali, mica di pizza e fichi. Ma a colpirci particolarmente nelle chat di Guadagno è stato il «suggerimento» di un pm al cancelliere: per lui sarebbe stata cosa buona e giusta che la notizia di un procedimento disciplinare su una collega diventasse pubblica. Detto fatto, finì su più giornali. Ma non ci consta che dalla Procura su tali questioni siano stati presi provvedimenti. Però potremmo sbagliarci.Quanto a noi, fa sorridere che chi anticipava gli articoli dei suoi colleghi ai servizi segreti si lamenti che l’inchiesta che ci riguarda giri a vuoto, sperando in chissà quale punizione esemplare. Non è da meno il rosicone che sotto mentite spoglie ha raccontato tutto goduto la caccia alla nostra presunta talpa.State tranquilli. Se non è un pm, prima o poi, verrà fuori. A patto che abbia commesso un reato. Altrimenti finirà tutto a tarallucci e vino.
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