2025-08-28
Scatta l’inchiesta sul cubo di Firenze
La Procura apre un fascicolo dopo il caso sollevato dalla «Verità». Ora verificherà violazioni e omissioni che hanno permesso al «mostro» di spuntare in pieno centro.Nella città famosa per le divisioni e le liti, non s’è sentita una voce fuori dal coro di condanna per il cubo nero e bianco di Firenze. Incredibile: quel bussolotto che spunta fra i palazzi ottocenteschi, disegnando un nuovo, orribile skyline, questa volta ha messo d’accordo i fiorentini. Com’è potuto accadere? La Procura ora ha raccolto la sollevazione popolare che è nata da una nostra denuncia sui social e sulla Verità e ha aperto un’inchiesta senza indagati. Un fascicolo esplorativo per verificare che, nel corso della realizzazione dell’opera, non siano state compiute violazioni edilizie. Oggi la chiamano «rigenerazione urbana», prima si definiva «speculazione». Firenze è stata travolta da questa tendenza choc. Non è innovazione. E non c’è alcun nobile confronto estetico fra il moderno e l’antico. Una parte di quel mostro che è sorto al posto del vecchio Teatro comunale, demolito per far posto ad alloggi di lusso, è semplicemente brutto. E non si capisce chi abbia dato i permessi. Questo pugno negli occhi che in una settimana, cioè da quando è partito il nostro allarme («Possibile che nessuno se ne sia accorto»?), ha risvegliato migliaia i cittadini. Anche perché prolunga l’invasione del cemento colato addosso a una città che si vanta, giustamente, di essere patrimonio dell’umanità. E che oggi è disseminata di sfregi, come gli Student hotel: si chiamano così ma in realtà ospitano turisti e lavoratori, anche perché gli studenti veri non potrebbero permettersi locazioni così alte. Morale: Firenze è in svendita, ceduta al migliore offerente, e il potere politico, senza un’idea coerente di città, ha abdicato il governo a urbanisti troppo fantasiosi e immobiliaristi molto pratici. Infatti il cubo nero ha lasciato quasi indifferente l’amministrazione comunale, e la Soprintendenza è caduta dalle nuvole. L’ex soprintendente, in carica al tempo dei fatti, non ricorda: fra le migliaia di atti firmati, c’era anche questo, ma vai a sapere… Palazzo Vecchio è intervenuto solo perché tirato per i capelli: «Le regole sono state rispettate, dunque che avete da ridire?». Magari le regole sono state rispettate, ma forse, se il risultato è questo, si può sospettare che siano sbagliate le regole: no? Il sindaco non ha molto da aggiungere. Sara Funaro ha detto di non giudicare l’estetica. E ha buttato la palla in calcio d’angolo, promettendo che per i progetti del futuro «bisognerà coinvolgere di più i cittadini». Alla buon’ora. Il sindaco, tuttavia, all’estetica della sua città dovrebbe prestare maggiore attenzione. Anche per motivi, diciamo così, «ereditari». Piero Bargellini, il sindaco dell’alluvione, uno dei più amati e celebrati dai fiorentini, e anche, per l’appunto, illustre nonno di Sara Funaro, oltre 50 anni fa istituì il Comitato per l’estetica cittadina, facendone un cavallo di battaglia, prima come assessore alla Cultura di Giorgio La Pira e poi come primo cittadino. Difensore strenuo della città, Bargellini ammonì: «I problemi di Firenze sono di valore universale». Capito? Però, ora che la frittata è fatta, bisogna vedere se ci sono rimedi. L’opposizione di Palazzo Vecchio, che fa capo all’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt - cioè uno del ramo - ha lanciato una raccolta di firme per «cambiare colore al cubo bianconero». Come? «Togliendo il nero e ripristinando il tono dorato e luminoso dell’idea iniziale presentata nel 2022». Possibile? Il dibattito continua. Ma aspettando il lavoro della Procura, d’ora in avanti i fiorentini sono avvertiti: quando sentiranno parlare di «rigenerazione urbana», terranno gli occhi ben aperti.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Iil presidente di Confindustria Emanuele Orsini (Ansa)