2019-01-18
Quota 100 è legge. Poi arriverà quota 41. Reddito di cittadinanza per 5 milioni
Esultanza del governo: «Dicevano che avremmo fallito, ci siamo riusciti in soli 7 mesi. Dedichiamo la riforma a Monti e Fornero».Reddito per 5 milioni di persone. Fino a 1.330 euro ai nuclei con 3 figli. Il 53% dei beneficiari al Sud e nelle Isole. I soldi saranno erogati con una prepagata di Poste entro aprile. Presenti gli sgravi per le aziende che assumono. Dopo 18 mesi obbligatorio accettare offerte in tutta Italia. Lo speciale comprende due articoli.Alla fine il decretone è diventato legge. E quota 100 riguarderà nei prossimi tre anni più o meno un milione di persone che decideranno di uscire dal mondo del lavoro prima rispetto ai vincoli della legge Fornero. Si basa sullo schema dei 62 anni di età e dei 38 di contributi e costerà - sempre nel triennio - 22 miliardi di euro. Quest'anno potrà essere abbracciato da 350.000 persone di cui almeno 130.000 sono dipendenti della pubblica amministrazione. Per i privati ci sarà un'attesa di tre mesi rispetto alla data in cui scattano i requisiti, mentre nel pubblico il lasso di tempo sale a sei mesi. Per tutti c'è un divieto di cumulo. Chi ottiene l'uscita anticipata, potrà al massimo guadagnare 5.000 euro all'anno di prestazioni occasionali. D'altronde uno dei punti dello schema è quello di evitare che venga sottratto lavoro ai giovani e in qualche modo stimolare il ricambio generazionale. Nel complesso l'obiettivo è coinvolgere più o meno 350.000 persone all'anno e dal quarto dare la spallata definitiva alla Fornero, introducendo quota 41 (la possibilità di andare in pensione indipendentemente dall'età anagrafica con 41 anni di contributi). Nel frattempo (significa già da subito) il decreto si impegna a ridurre «l'anzianità contributiva per accesso al pensionamento anticipato indipendentemente dall'età anagrafica». Tradotto, il secondo punto della bozza di decreto taglia cinque mesi dalla legge Fornero. Quest'ultima per il 2019 prevedeva l'uscita dal mondo del lavoro con 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 43 e 3 mesi per le donne. Congelando l'aumento l'uscita è possibile da 42 anni e 10 mesi e da 41 e 10 mesi per le donne. Mentre per i lavoratori precoci resterà (quarto punto del decreto) a quota 41 e non 41 anni e 5 mesi come deciso da Elsa Fornero. Viene poi confermata Opzione donna e pure rinnovato per un anno l'Ape social, la possibilità (voluta dal governo Gentiloni) di andare in pensione con finestre anticipata per le 15 categorie di lavoratori usuranti. L'estensione durerà solo per l'anno in corso e si applica a chi ha almeno 63 anni di età e 30 o 36 di contributi con bonus di un anno per figlio fino a un massimo di due nel caso in cui l'ape social sia diretta a una donna. L'assegno è di fatto un'indennità sostitutiva fino al conseguimento dell'età anagrafica per la pensione di vecchiaia. Altri due capitoli del documento confermano la pace contributiva e fissano nuovi termini di prescrizione dei contributi di previdenza per le amministrazioni pubbliche. Nel primo caso le aziende private hanno la possibilità di riscattare periodi di buco contributivo non obbligatori per un massimo di cinque anni: sarà detraibile il 50% degli oneri purché divisi in cinque quote annuali e fino a un massimo di 60 rate. La condizione è che prima del 31 dicembre del 1995 non ci sia alcuna contribuzione e, ovviamente, che l'interessato non sia in pensione. Buone notizie per chi ha meno di 45 anni e voglia riscattare il periodo di di laurea. Avrà condizioni agevolate. Solo che i dettagli saranno comunicati in futuro. Un capitolo veramente innovativo tocca tutti coloro che non possono accedere a pensioni integrative e sono costretti a subire il massimale contributivo. Chi è stato assunto dopo il 1996 riceverà un assegno totalmente con il sistema contributivo, il quale prevede uno stop nell'imponibile definito in una cifra massima di 102.000 euro. Significa che se non ha un altro bacino dove versare e alzare l'importo finale, qualunque cifra superiore finisce nel vuoto. Insomma, si può guadagnare cifre altissime ma sopra quella soglia non si può andare. Una sorta di ingiustizia che senza voler essere troppo maliziosi viene smontata dal testo in questione che ha una firma e una impronta prettamente leghista. Ieri sono stati infine risolti gli ultimi problemini legati alle coperture. Mancavano 200 milioni di euro sul reddito di cittadinanza, avendo la Lega ottenuto un extra budget per sostenere i disabili e le famiglie con figli disabili. Sono stati così previsti tagli ulteriori ai ministeri per far quadrare il cerchio. Infilato anche il tassello per il Tfr e il Tfs dei dipendenti pubblici. Come più volte abbiamo riportato, il trattamento di fine rapporto ai lavoratori pubblici non sarà erogato nei tempi previsti dai contratti nazionali. Ma dopo mesi o anni, in ogni caso nella data prevista originariamente dalla legge Fornero. Si è così deciso che il titolare riceverà in ogni caso subito 30.000 euro e ad anticipare la somma complessiva potranno essere le banche che pur di fronte a una garanzia di Cassa depositi e prestiti chiederanno ai nuovi clienti interessi sul capitale. Che potranno essere messi in detrazione. Nella conferenza stampa di presentazione hanno parlato il premier Giuseppe Conte e i due vice, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Hanno festeggiato il successo. «Dicevano che non l'avremmo mai fatto, invece in sette mesi ci siamo riusciti». «Queste paginette sono dedicate a Monti e Fornero», ha detto Salvini, celebrando il suo particolare successo che a differenza del reddito di cittadinanza sarà molto più semplice da applicare e quindi da misurare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-tre-anni-22-miliardi-per-quota-100-poi-arrivera-quota-41-2626299903.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="reddito-per-5-milioni-di-persone-fino-a-1-330-euro-ai-nuclei-con-3-figli" data-post-id="2626299903" data-published-at="1758065446" data-use-pagination="False"> Reddito per 5 milioni di persone Fino a 1.330 euro ai nuclei con 3 figli È nato il reddito di cittadinanza. Partenza ad aprile, e definizione contenuta nell'articolo 1 del decreto: «Misura unica di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro». Per i nuclei familiari composti solo da persone di età pari o superiore a 65 anni, si parla di «pensione di cittadinanza», di fatto con gli stessi requisiti per l'accesso. Chi ne avrà diritto? I cittadini italiani o di altri Paesi Ue, o degli Stati legati all'Italia da accordi bilaterali, oppure i titolari di permessi di soggiorno di lungo periodo. Servono dieci anni di residenza, di cui gli ultimi due continuativi. Si parla di circa 5 milioni di persone, il 53% al Sud e nelle Isole. Quanto ai requisiti economici, il testo finale testimonia un'enorme preoccupazione di non prestare il fianco all'accusa di aver aiutato i «furbetti». La casistica è piuttosto complessa: Isee non superiore a 9.360 euro annui. Ammessa la proprietà della prima casa, e un ulteriore patrimonio immobiliare non oltre i 30.000 euro. Il patrimonio mobiliare non dev'essere superiore a 6.000 euro (20.000 per le famiglie con disabili). L'Inps verificherà i requisiti e l'interessato potrà inoltrare richiesta via Internet oppure recarsi presso un Caf. In caso positivo, otterrà la card, che sarà una prepagata di Poste italiane e servirà a fare acquisti o a effettuare prelievi di contante. Niente slot con questo denaro. La mano grillina si riconosce anche in un pesante apparato sanzionatorio: chi offre informazioni false (e chi aiuta a fornirle) rischia la galera da due a sei anni. Nel mese successivo, l'interessato sarà chiamato dal centro per l'impiego per stipulare il patto per il lavoro (o per la formazione o l'inclusione sociale). Saranno escluse le persone che assistono figli con meno di tre anni e quelle non autosufficienti. Confermate le cosiddette «norme anti divano». La prima offerta di lavoro arriva in un raggio di 100 chilometri (100 minuti di viaggio) da casa entro 12 mesi. In caso di rifiuto, dopo un anno ne arriva una entro il limite dei 250 chilometri. In caso di secondo rifiuto, la terza offerta dopo i 18 mesi può arrivare da tutta Italia. Chi la rifiuta perde il sussidio. Il tentativo del governo, più che di «punire» il no, è quello di incoraggiare una prima risposta positiva, rendendo l'interessato consapevole del fatto che la seconda proposta sarà meno comoda della prima. Il tema dello spostamento non si porrà invece per il lavoratore che abbia un disabile nel nucleo familiare (in questo caso, le offerte non potranno mai superare i 250 chilometri). L'incognita sta qui: saranno i centri per l'impiego in grado di fare proposte efficaci? È solo una questione di mezzi (è stato stanziato 1 miliardo per i centri, più i 6,1 miliardi per il reddito) o forse è ottimistico pensare che posti di lavoro possano essere creati così? Di quanto denaro si tratta? Sulla base dell'Isee e delle caratteristiche del nucleo familiare, il percettore riceverà in un anno una somma suddivisa in 12 mensilità. In teoria, si tratterebbe di una base di 500 euro, a cui potrebbe aggiungersi un contributo di 280 per l'affitto, con un massimo di 9.360 euro all'anno. La somma però sarà più alta per i nuclei numerosi. Una famiglia con due adulti e due figli minori potrà arrivare a 1.180 euro al mese, una con due adulti, un figlio maggiorenne e uno minorenne a 1.280, una con due adulti, un figlio maggiorenne e due figli minorenni a 1.330. La parte del decreto che - a nostro avviso - promette di funzionare meglio è quella che coinvolge le imprese, incentivandole ad assumere. In pratica, dal momento in cui scatta l'assunzione (a tempo pieno e indeterminato), le mensilità rimanenti del ciclo andranno proprio all'impresa, sotto forma di sgravi contributivi. Restano due annotazioni importanti. La prima è che, all'interno di uno stesso nucleo familiare, non necessariamente sono da escludere due integrazioni (ad esempio una come pensione e una come reddito di cittadinanza, per un genitore anziano e per suo figlio): il riferimento è l'Isee complessivo, entro i limiti citati, e quindi le due cose non sono reciprocamente ostative. La seconda è introdotta all'articolo 10 del decreto, ed è il monitoraggio. Visto il carattere inedito dell'intero esperimento, il governo sceglie (e fa bene) un'attitudine flessibile e aperta: seguire l'evoluzione del meccanismo e predisporre un rapporto annuale. Può essere la premessa, in una logica di aggiustamento progressivo, per correggere le parti meno funzionanti, e irrobustire quelle più efficaci. In fondo, una volta adempiuta la promessa elettorale, cosa che la maggioranza potrà a buon diritto rivendicare, varrà la pena di esaminare con animo libero - dati alla mano - i pro e i contro dell'operazione. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-tre-anni-22-miliardi-per-quota-100-poi-arrivera-quota-41-2626299903.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="particle-2" data-post-id="2626299903" data-published-at="1758065446" data-use-pagination="False">