2020-02-18
In Toscana rientrano almeno 2.500 cinesi. Nessuna quarantena per «antirazzismo»
Il governo chiude i voli diretti, ma il governatore Enrico Rossi firma l'intesa con Pechino: numero verde per chi mostra sintomi.Ieri il New York Times ha pubblicato un editoriale piuttosto suggestivo sull'epidemia di coronavirus. Titolo: «La Cina tenta una quarantena della popolazione in stile Mao». Il prestigioso quotidiano statunitense ribadiva che nei villaggi e nelle città cinesi si organizzano ronde, squadre di volontari, gruppi di militanti di partito che pattugliano le squadre collaborando a «una delle più grandi campagne di controllo sociale della Storia». Una mobilitazione del genere, continua il giornale, non si vedeva da decenni. A quanto pare, insomma, i cinesi sono i primi a esercitare una sorveglianza ai limiti della ferocia nei confronti dei propri cittadini. Dalle nostre parti, tuttavia, sembra predominare l'atteggiamento opposto. In nome dell'amicizia e della cordiale collaborazione con il popolo cinese, si prendono iniziative che lasciano quanto meno perplessi. Sempre ieri, a Repubblica, il ministro della Salute Roberto Speranza ha dichiarato: «Continuiamo a seguire il criterio che ci siamo dati all'inizio: massima precauzione e attenzione. Sarebbe un grave errore sottovalutare le cose». E ha ribadito che lo stop ai voli diretti dalla Cina resta, poiché «in Italia abbiamo scelto l'approccio più prudenziale». Parole confortanti. C'è solo un piccolo problema. Nel nostro Paese continuano a rientrare persone provenienti dalla Cina, tantissime delle quali dirette in Toscana. Un comunicato ufficiale della Regione, uscito sabato, informa che «sono ancora in corso i rientri dei cinesi andati a festeggiare il Capodanno in Cina, alcuni dei quali sono rimasti bloccati a seguito delle misure cautelative adottate dalle autorità cinesi. Il console cinese ha parlato di 2.500 persone: 2.000 su Prato, 500 su Firenze».I cinesi di Prato, spiegano ancora le istituzioni toscane, sono «in gran parte provenienti dallo Zhejiang, quarta regione cinese interessata per numero di casi accertati: 1.162 ad oggi, con zero deceduti». In pratica, il nostro Paese ha fermato i voli diretti dalla Cina, ma in Toscana stanno tornando addirittura 2.500 persone provenienti dalla Repubblica popolare, precisamente da una zona in cui si contano oltre 1.000 casi di infezione. Come fanno queste persone a tornare? Lo ha spiegato alla Verità Renzo Berti, responsabile della prevenzione della Asl Toscana centro: «Rientrano come stanno rientrando le altre persone dalla Cina: tramite scali e triangolazioni». Berti, assieme al direttore generale della Asl, Paolo Morello Marchese, e al governatore della Toscana, Enrico Rossi, un paio di giorni fa ha firmato un «protocollo di collaborazione» con il console cinese Wang Wengang. L'accordo prevede che all'Osmannoro (nel Comune di Sesto Fiorentino) sia aperto «un ambulatorio dedicato, per la pronta diagnosi dei casi sospetti di Covid-19, per tutti i cittadini, prevalentemente cinesi, di ritorno dalle aree a rischio, con sintomatologia respiratoria acuta». Tale ambulatorio «sarà dedicato alla valutazione di casi di persone provenienti dalle aree a rischio, nelle quali è comparsa una prima sintomatologia (febbre, tosse, mal di gola). L'accesso e le prestazioni saranno gratuiti. [...] Alla prima manifestazione dei sintomi, le persone potranno accedervi tramite programmazione telefonica al Cup». Vediamo di riepilogare, così ci capiamo. La Repubblica popolare cinese sta mettendo in campo pesantissime misure di controllo sociale, ponendo intere città in quarantena. Il governo continua a bloccare i voli diretti dalla Cina. Il ministro Roberto Speranza dice che non bisogna abbassare la guardia. Però la Regione Toscana guidata da Enrico Rossi (che è di Articolo Uno, lo stesso partito di Speranza), «al fine di rilanciare fattivamente lo spirito di amicizia e solidarietà», firma un accordo con il consolato cinese per far rientrare in tutta tranquillità chi è andato in Oriente a festeggiare il Capodanno. Quanti siano esattamente i cinesi di ritorno non è dato sapere. I responsabili dell'Asl regionale parlano di 2.500 persone, ma spiegano anche che è stato il console cinese a fornire il dato. Tutta questa gente arriverà alla spicciolata, facendo scalo in altri Paesi. Se qualcuno di loro, una volta giunto a Firenze o a Prato, dovesse sentirsi male, potrà telefonare all'ambulatorio di Osmannoro e prendere un appuntamento per farsi visitare. Il ministero della Salute, tra l'altro, non è nemmeno stato informato del protocollo toscano (come ci hanno confermato i firmatari). Secondo il virologo Roberto Burioni - fino all'altro giorno eroe della sinistra antisovranista - «è assolutamente necessario che i 2.500 cinesi che rientreranno dalla Cina in Toscana rimangano per 14 giorni in quarantena», anche perché «la quarantena è l'unica arma di difesa che abbiamo per proteggerci dalla diffusione del coronavirus e non possiamo non usarla». Ma la Toscana, in autonomia, firma un accordo con le autorità cinesi e si accontenta dei numeri forniti da un Paese che, fino ad oggi, non si è mostrato esattamente trasparente. Allo stato attuale, sappiamo che nella regione ci sono circa 400 bimbi cinesi in «auto isolamento domiciliare», di cui 370 nelle province di Firenze, Prato e Pistoia. Su di essi vengono fatti controlli quotidiani, ed è un bene. Ma gli altri 2.100 cittadini della Repubblica popolare chi li controlla? Nessuno: ci si affida alla loro buona volontà, e alla speranza che non manifestino sintomi. Il governatore Rossi è sereno: «Al momento non c'è nessun allarme, nessun caso di nuovo Coronavirus tra persone di ritorno dalla Cina», dice. «Quindi dobbiamo alzare il livello di attenzione e di prevenzione, ma prima di tutto combattere la paura, l'ignoranza, il pregiudizio, i fenomeni di razzismo». Chiaro: l'importante è fermare il razzismo. Quindi se i governatori leghisti chiedono più controlli, vengono trattati da xenofobi. Se, al contrario, il governatore di sinistra firma il protocollo amichevole, tutto bene: a lui è concesso di muoversi in autonomia. Anche se fa il contrario di ciò che dice il ministro del suo stesso partito.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)