True
2025-09-05
In scena agli Uffizi una grande mostra sul Settecento
True
Pensando a quello straordinario museo, unico al mondo, che sono gli Uffizidi Firenze, è « automatico » il rimando al Rinascimento fiorentino, a Sandro Botticellie a tutti quegli artisti che ne sono stati i grandi protagonisti. Difficilmente lo si associa al Settecento, dimenticandosi che gli Uffizi hanno preso l’attuale forma di museo moderno, globale ed europeo, proprio a partire dal Secolo dei Lumi, quando, nello specifica realtà toscana, gli Asburgo - Lorena (ramo cadetto della casa reale d'Asburgo) succedettero ai Medici ormai estinti, governando il Granducato di Toscana dal 1737 al 1801 e dal 1814 al 1860.
E’ in questo secolo che gli Uffizi smisero di essere uno scrigno dinastico di collezioni reali e si aprirono al mondo ed è questo secolo che racconta la grande mostra «Firenze e l'Europa. Arti del Settecento agli Uffizi», un’esposizione che, come ha dichiarato il Direttore Simone Verde «Racconta un secolo complesso attraverso la sua cultura estetica e allo stesso tempo la trasformazione degli Uffizi nel primo museo moderno d’Europa».
La Mostra
Curato da Simone Verde e Alessandra Griffo (responsabile della Pittura del Settecento) il percorso si apre con la produzione artistica al tempo degli ultimi Medici, nei primi decenni del Settecento (significativo il ritratto di Gian Gastone, ultimo Granduca della dinastia dei Medici, rappresentato da Joan Richter in stile ancien regime, quasi a voler celebrare i fasti di una corte al tramonto), prosegue con i loro successori, i Lorena, immortalati in busti marmorei affinché le loro effigi popolassero i luoghi pubblici della città e con una serie di ritratti meno formali, legati a una platea più ampia di committenti: a spiccare su tutti, a mio parere, il bellissimo Ritratto della contessa di Chinchon a cavallo realizzato dal grande Maestro spagnolo Francisco Goya e il Ritratto di Maria Adelaide di Francia vestita alla turca firmato dal celebre artista svizzero Jean Etienne Liotard.
Interessanti le sale dedicate alle nuove scuole pittoriche (toscana, veneta ed emiliana soprattutto);alla riscoperta dei Primitivi, ossia di quei pittori della cristianità medievale, « gli autori dei fondi oro», rivalutati negli ambienti anti-illuministi e pre-romantici; ai temi esotici e a quelli erotici, categoria artistica che ha vissuto grandi momenti di fortuna proprio nel Settecento e rappresentata in mostra dalla ricostruzione secondo la moda del tempo dell'immaginario gabinetto erotico descritto dal marchese De Sade in un suo romanzo. Dall’erotico al sublime il passo è breve…E proseguendo nella visita, ci si imbatte nella sala che esplora la nascente categoria estetica del Sublime, quel quid che va oltre il bello per diventare stupore e sgomento: ad anticipare il Romanticismo, dipinti di picchi innevati, rovine e cascate, maestose come quelle di Tivoli (in mostra), dipinte da Michael Wutky in una sua celebre opera .A chiudere l’itinerario, opere legate al Grand Tour, dove a spiccare sono due vedute di Venezia del Canaletto e una spettacolare visione del Vesuvio in Eruzione di Thomas Patch, pittore e incisore britannico naturalizzato italiano
Il Restauro live
Grande novità di questa mostra (e in assoluto…) è il cantiere di restauro «live» del Matrimonio mistico di Santa Caterina de' Ricci del pittore francese Pierre Subleyras, recente acquisizione delle Gallerie degli Uffizi.Il grande dipinto, considerato un capolavoro del Settecento, bisognoso di un accurato intervento di ripulitura perchè i suoi ricercati cromatismi tornino a risplendere come un tempo, viene infatti «curato »in diretta, sotto gli occhi attenti del pubblico.
Un'esposizione importante, per capire meglio un Secolo complesso, gli Uffizi e la loro lunga e articolata storia.
Continua a leggereRiduci
Con circa 150 opere allestite nelle sale al piano terra della Galleria, agli Uffizi di Firenze è in mostra (sino al 28 novembre 2025) tutto il fascino del Settecento. Oltre a straordinari dipinti di Goya, Canaletto, Tiepolo e Vigée le Brun, esposte anche preziose ceramiche, mobili, sculture e stampe, molte delle quali mai viste prima o nascoste al pubblico da più di un decennio. E, grande novità, un restauro live… Pensando a quello straordinario museo, unico al mondo, che sono gli Uffizidi Firenze, è « automatico » il rimando al Rinascimento fiorentino, a Sandro Botticellie a tutti quegli artisti che ne sono stati i grandi protagonisti. Difficilmente lo si associa al Settecento, dimenticandosi che gli Uffizi hanno preso l’attuale forma di museo moderno, globale ed europeo, proprio a partire dal Secolo dei Lumi, quando, nello specifica realtà toscana, gli Asburgo - Lorena (ramo cadetto della casa reale d'Asburgo) succedettero ai Medici ormai estinti, governando il Granducato di Toscana dal 1737 al 1801 e dal 1814 al 1860. E’ in questo secolo che gli Uffizi smisero di essere uno scrigno dinastico di collezioni reali e si aprirono al mondo ed è questo secolo che racconta la grande mostra «Firenze e l'Europa. Arti del Settecento agli Uffizi», un’esposizione che, come ha dichiarato il Direttore Simone Verde «Racconta un secolo complesso attraverso la sua cultura estetica e allo stesso tempo la trasformazione degli Uffizi nel primo museo moderno d’Europa».La MostraCurato da Simone Verde e Alessandra Griffo (responsabile della Pittura del Settecento) il percorso si apre con la produzione artistica al tempo degli ultimi Medici, nei primi decenni del Settecento (significativo il ritratto di Gian Gastone, ultimo Granduca della dinastia dei Medici, rappresentato da Joan Richter in stile ancien regime, quasi a voler celebrare i fasti di una corte al tramonto), prosegue con i loro successori, i Lorena, immortalati in busti marmorei affinché le loro effigi popolassero i luoghi pubblici della città e con una serie di ritratti meno formali, legati a una platea più ampia di committenti: a spiccare su tutti, a mio parere, il bellissimo Ritratto della contessa di Chinchon a cavallo realizzato dal grande Maestro spagnolo Francisco Goya e il Ritratto di Maria Adelaide di Francia vestita alla turca firmato dal celebre artista svizzero Jean Etienne Liotard. Interessanti le sale dedicate alle nuove scuole pittoriche (toscana, veneta ed emiliana soprattutto);alla riscoperta dei Primitivi, ossia di quei pittori della cristianità medievale, « gli autori dei fondi oro», rivalutati negli ambienti anti-illuministi e pre-romantici; ai temi esotici e a quelli erotici, categoria artistica che ha vissuto grandi momenti di fortuna proprio nel Settecento e rappresentata in mostra dalla ricostruzione secondo la moda del tempo dell'immaginario gabinetto erotico descritto dal marchese De Sade in un suo romanzo. Dall’erotico al sublime il passo è breve…E proseguendo nella visita, ci si imbatte nella sala che esplora la nascente categoria estetica del Sublime, quel quid che va oltre il bello per diventare stupore e sgomento: ad anticipare il Romanticismo, dipinti di picchi innevati, rovine e cascate, maestose come quelle di Tivoli (in mostra), dipinte da Michael Wutky in una sua celebre opera .A chiudere l’itinerario, opere legate al Grand Tour, dove a spiccare sono due vedute di Venezia del Canaletto e una spettacolare visione del Vesuvio in Eruzione di Thomas Patch, pittore e incisore britannico naturalizzato italianoIl Restauro liveGrande novità di questa mostra (e in assoluto…) è il cantiere di restauro «live» del Matrimonio mistico di Santa Caterina de' Ricci del pittore francese Pierre Subleyras, recente acquisizione delle Gallerie degli Uffizi.Il grande dipinto, considerato un capolavoro del Settecento, bisognoso di un accurato intervento di ripulitura perchè i suoi ricercati cromatismi tornino a risplendere come un tempo, viene infatti «curato »in diretta, sotto gli occhi attenti del pubblico. Un'esposizione importante, per capire meglio un Secolo complesso, gli Uffizi e la loro lunga e articolata storia.
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
Continua a leggereRiduci
Getty Images
Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
Continua a leggereRiduci
Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
Continua a leggereRiduci