2022-01-29
In pubertà a 8 anni per colpa del lockdown
Uno studio del Bambino Gesù rivela che, a causa dello stress per le restrizioni e la vita sedentaria, durante la prima ondata i bimbi con la sindrome puberale precoce sono aumentati del 122%. Le conseguenze sono problemi di statura e psicofisici A soli sette anni sono già donne. Durante la pandemia sono raddoppiati i casi di pubertà precoce nelle bambine, come rivelano i dati di uno studio coordinato dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma e realizzato insieme ad altri quattro centri nazionali di Endocrinologia pediatrica. Sulla causa di questo sconquasso ormonale gli esperti non hanno dubbi. All’origine dello sviluppo anticipato, che ha colpito soprattutto le bambine, sembra proprio esserci lo stress causato dal brusco cambio di abitudini imposto dall’emergenza Covid: isolamento, sedentarietà e ore passate davanti al video per la didattica a distanza (Dad) o in cerca di evasione. I numeri sono chiari. Nei bambini, i casi di pubertà precoce o anticipata osservati nel semestre marzo-settembre 2020 in Italia sono più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel dettaglio, sono stati rilevati 338 casi contro i 152 dell’anno precedente, con un aumento pari al 122%, come dimostrano i dati raccolti dai centri di endocrinologia pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù, del Gaslini di Genova, del Policlinico Federico II di Napoli, dell’Ospedale di Cagliari e di Perugia. La pubertà precoce - malattia rara che in Italia interessa da uno a sei nati ogni 1.000 - si caratterizza per un inizio della maturazione sessuale prima degli otto anni nelle bambine e prima dei nove nei maschi. In anticipo, rispetto all’adolescenza, e in tempi molto rapidi, il corpo del bambino si trasforma e, con la chiusura delle cartilagini ossee, si fissa una statura inferiore alla media, con risvolti psicofisici non secondari. Se la diagnosi è fatta prima degli otto anni, una terapia farmacologica rallenta il processo e permette uno sviluppo più armonioso. Nello studio appena pubblicato su Endocrine Connections si conferma che l’età media delle bambine con pubertà precoce è intorno ai 7 anni, senza differenze tra il 2019 e il 2020, come anche nei parametri fisici (peso e altezza). Quello che davvero colpisce è che, mentre nei maschi non ci sono state variazioni significative - 10 pazienti nel 2020 rispetto i 12 del 2019 - nelle bambine, il numero dei casi è esploso: 328 nel 2020 contro 140 nel 2019 (+134%) e, soprattutto, nella seconda metà del periodo di osservazione. Dopo il primo lockdown, tra marzo e maggio, erano 92 e, tra giugno e settembre, 236 (+156%). Un altro elemento d’interesse clinico è l’aumento dei casi di pubertà precoce a rapida evoluzione, cioè di quelli che richiedono una specifica terapia farmacologica: 135 su 328 bambine osservate nel 2020 (37 su 140 nel 2019) con una forbice di incremento dal 26% al 41%. Gli esperti non sanno spiegare la differente incidenza tra i sessi - da sempre è meno comune nei maschi - ma sul ruolo dell’ambiente e dello stress tutto è più chiaro. I dati infatti confermano quanto era già noto prima della pandemia, nei casi di pubertà precoce a rapida evoluzione, rispetto all’impiego di dispositivi elettronici, sedentarietà e stress.Nelle interviste alle famiglie delle bambine con sviluppo precoce, è stato registrato un uso settimanale più elevato dei dispositivi elettronici - Pc, tablet, smartphone- riconducibile alla Dad e al loro impiego nel tempo libero. Più che il cibo spazzatura - il gruppo non è aumentato di peso - ha velocizzato lo sviluppo l’inattività fisica dovuta a una vita segregata in casa, con importanti risvolti anche psicologici. Più della metà delle famiglie ha riferito di cambiamenti nel comportamento (59%) e il rilevato sintomi correlabili allo stress (63%). Il nesso causale non si può definire, ma i risultati - dicono gli esperti - suggeriscono che un evento stressante come il primo lockdown del 2020 possa aver innescato, in soggetti predisposti a causa di uno stile di vita più sedentario, una precoce attivazione puberale. Come ormai scientificamente assodato, l’isolamento sociale pandemico, dovuto alla chiusura delle scuole, ha avuto un impatto anche sulla salute mentale di bambini e adolescenti con un aumento dei disturbi comportamentali ed emotivi (+20-30% di ansia e depressione). Proprio uno studio del Bambino Gesù ha descritto un disturbo da stress post traumatico a causa della quarantena o dell’isolamento sociale nel 30% dei bambini osservati. «Al di là dell’esercizio fisico in sé», afferma Carla Bizzarri, pediatra endocrinologa dell’ospedale romano, «diversi studi hanno dimostrato un’associazione positiva tra attività fisica e benessere psicologico nei bambini e negli adolescenti. Lo stile di vita sedentario, invece, è stato correlato sia all’aumento della depressione che alla percezione di una qualità di vita meno soddisfacente. Recentemente, inoltre, si è visto come l’ansia e la tendenza all’isolamento sociale nelle ragazze in età prepuberale siano associate a un esordio puberale precoce». Solo il governo continua a ignorare, dopo due anni e una montagna di dati, i danni di Dad e quarantene.
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