2020-06-11
Giuseppi fa lo show in mezzo agli scioperi. Il centrodestra gli sbatte la porta in faccia
Italia in sciopero, però Giuseppe Conte si dedica agli Stati generali per auto giustificare il governo. E pensa a un mini rimpasto.L'evento, al via domani, ha un calendario preciso fino a lunedì 15, poi fino a domenica 21 è un mistero. Conte promette «menti brillanti». Forse due premi Nobel, più probabilmente celebrità locali come le archistar Stefano Boeri e Massimiliano FuksasSilvio Berlusconi e Matteo Salvini, all'inizio possibilisti, seguono la linea dura di Giorgia MeloniLo speciale contiene tre articoliDurante una settimana costellata di scioperi, parte la dieci giorni degli Stati generali. Obiettivo: stilare un nuovo documento sul modello Colao e ritarare gli equilibri della maggioranza, con un mini rimpasto all'orizzonte. Mentre Conte butta ancora la palla in avanti, l'economia non aspetta e ogni giorno più di 20.000 persone perdono il posto di lavoro. Il centrodestra decide compatto di non partecipare. La dieci giorni di Stati generali si apre con un buco. Per domani, giorno di avvio, erano previsti a Villa Pamphili incontri separati tra Giuseppe Conte e i tre rappresentanti dell'opposizione. Nè Giorgia Meloni, nè Matteo Salvini né Silvio Berlusconi si presenteranno. È un po' la cifra di questa passerella che nella testa del premier dovrebbe servire a fare da sintesi per la fase 3. La realtà è che il Paese aspetta altro. Aspetta qualcosa di concreto. Il governo da subito con l'esplosione della pandemia ha scelto la strada dei decreti. Sbagliata perché oltre al fatto di non essere incisiva ha richiesto tempi lunghissimi. L'Inps non era pronto e gli strumenti per erogare liquidità sono stati resi inefficaci dalla burocrazia. Ora che il Parlamento sta legiferando sui decreti attuativi, invece di accelerare il governo passa da una task force all'altra. Solo che la fine del lockdown ha aperto le cataratte della crisi. La settimana è partita all'insegna degli scioperi. Hanno incrociato le braccia gli operai dell'ex Ilva di fronte a un piano industriale, quello di Arcelor Mittal, che prevede altri 4.000 esuberi. E soprattutto di fronte alla reazione del governo che ha palesemente deciso di mandare via i franco indiani in cambio del pagamento di una multa. Al Sud e al resto dell'Italia serve invece una politica industriale e non basta invocare ogni volta l'uso della Cdp per convincere gli italiani che ci sarà una rilancio. L'acciaio è in crisi anche a Piombino e se Alitalia è ormai è fuori da ogni agenda, i sindacati hanno indetto lo sciopero generale il prossimo 3 luglio per protestare a favore dei circa 1.500 dipendenti di Air Italy rimasti a spasso. Non contiamo tutte le imprese che in questi giorni stanno chiedendo il concordato in bianco. I ristoranti stentano ad aprire per non fallire (travolti dai maggiori costi) e il 60% degli alberghi ha preferito dire addio all'intera stagione 2020. Non più tardi della scorsa settimana l'Istat ha diffuso i nuovi dati sull'occupazione. Nei mesi di marzo e aprile si sono persi 40.000 posti e addirittura 700.000 persone si sono aggiunte alla lista degli inattivi. Il dato sul trimestre è calmierato a indicare che il crollo è cominciato con il lockdown, Se mettiamo assieme i dati (anche se non proprio congruenti) vediamo che in 45 giorni circa 1 milione e 100.000 persone si è trovato senza stipendio. Più di 20.000 al giorno. Il mese di maggio e di giugno possono solo che riservare altre notizie negative in tema di occupazione. E quindi temiamo che dieci giorni di passerelle a Villa Pamphili regalino al Paese altri 200.000 lavoratori senza stipendio. Lungi da noi fare demagogia, ma il rischio concreto che non si arrivi a nulla si tradurrà solo in altra perdita di tempo. Lapalissiano. Solo che il Paese reale non aspetta e gli aiuti fino a ora stanziati forse basteranno per tirare ai primi di settembre. Poi? Fare affidamento sul Recovery fund - che è un po' il motore immobile degli Stati generali -significa sapere già che i soldi veri dell'Europa non arriveranno prima del 2022. Per fortuna le aste dei Btp messe in piedi dal Tesoro stanno funzionando, ma anche l'apporto di liquidità con più debito non serve a niente senza un piano di spesa costruttivo. E quindi viene da chiedersi se questi dieci giorni di incontri non servano solo al governo per auto giustificarsi. Parteciperanno in video conferenza sia David Sassoli, presidente del Parlamento Ue, sia Ursula von der Leyen, a capo della Commissione. Tanto basterà a Conte per dire che l'Europa lo sostiene. Al momento non si sa chi parteciperà agli incontri la prossima settimana. È al lavoro direttamente Alessandro Goracci, capo di gabinetto a Palazzo Chigi, e il suo ruolo dovrebbe essere anche quello di pontiere. Al termine della dieci giorni il ministro Roberto Gualtieri, in accordo con Conte, vorrebbe stilare un nuovo documento simile a quello della task force di Vittorio Colao. Non si sa ancora se il testo dell'ex manager di Vodafone possa essere mixato con il nuovo documento programmatico, a cui potrebbero fornire contributi anche singoli manager di aziende pubbliche e private invitati a Villa Pamphili. Ci saranno poi da tenere in considerazione le bandierine che ogni partito vorrà piantare. Non a caso ieri e oggi Conte ha incontrato i vari capigruppo della maggioranza. Ma soprattutto ci saranno le forti spinte dell'area piddina legata a Massimo D'Alema e a Dario Franceschini. I due sanno che Conte rimarrà al proprio posto, ma sperano che il caos degli Stai generali possa produrre un rimpasto di governo. Via alcuni ministri 5 stelle e riequilibrio di potere rispetto al fastidioso supporto di Matteo Renzi. Intanto ieri sera il premier se l'è cavata con questa dichiarazione. «Con i ministri stiamo lavorando intensamente con molta soddisfazione. Stiamo mettendo su un piano perché vogliamo confrontarci con le migliori forze del Paese ma portando progetti e idee molto concrete», ha sentenziato. «Avremo anche un confronto con tutti i gruppi della maggioranza perché il progetto sia il più condiviso possibile. A livello europeo hanno molto apprezzato la predisposizione a elaborare il piano e il fatto che ci siamo messi subito al lavoro per progetti che fanno bene e che ci faranno correre». L'importante è non correre, tanto l'Italia non ha fretta...<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-10-giorni-addio-a-200-000-lavoratori-e-il-premier-perde-tempo-in-chiacchiere-2646168632.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-stati-generali-partono-gia-con-il-buco" data-post-id="2646168632" data-published-at="1591853992" data-use-pagination="False"> Gli Stati generali partono già con il «buco» «Venite a portare le vostre idee». Suonava più o meno così l'invito che Giuseppe Conte aveva mandato all'opposizione che lo ha respinto al mittente. E così gli Stati generali dell'economia a Villa Pamphili a Roma, l'idea ambiziosa del premier, si ridimensionano fortemente e perdono la loro importanza proprio per l'assenza di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. «Era un gesto di attenzione per l'opposizione» ha detto Conte, «e comunque la sede degli Stati generali è una sede istituzionale, è bene che l'opposizione se ne convinca». Però si crea un «buco» nel calendario già poco chiaro alla vigilia dell'evento. Ma tant'è. Domani pomeriggio era fissato il via nella sala degli Stucchi della villa, della kermesse fortemente voluta da Conte, per ragionare sulle misure che entreranno nel Recovery plan italiano per il rilancio dell'economia duramente provata dall'emergenza coronavirus. Un ragionamento che avrà tempi lunghi perché si dovrebbe cominciare domani e si concluderà domenica 21 giugno. Stati generali lunghi dieci giorni come non se ne sono mai visti, né partiti né sindacati hanno mai usato questa tempistica monstre, e soprattutto a porte chiuse con un possibile «punto» a metà settimana prossima e una conferenza stampa finale. Una dieci giorni fin dall'inizio osteggiata dall'opposizione. Dura la linea di Giorgia Meloni e «fredde» le stesse forze di maggioranze, ma Giuseppi è andato avanti per trovare, più che concrete soluzioni per il Paese, uno spazio politico, possibilmente autonomo, visto che quello attuale gli si sta restringendo. Ed è stato lo stesso premier a illustrare il timing dell'evento ai capidelegazione delle forze di maggioranza: si comincia venerdì ma, non essendo presenti le opposizioni con cui voleva fare incontri separati, non si sa se l'intero pomeriggio sarà occupato dal gruppo misto; sabato gli incontri con gli organismi internazionali, per parlare di economia globale, con un collegamento in videoconferenza, tra gli altri, della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, della direttrice del Fmi Kristalina Georgieva e del segretario Ocse Ángel Gurría. Lunedì 15 dovrebbero iniziare i colloqui con le parti sociali («Ci saranno grandi nomi», dicono dal governo), che potrebbero richiedere più di una giornata di lavoro. Da martedì in poi c'è il vuoto, ovvero non si sa bene chi saranno gli ospiti a parte le «menti brillanti» evocate dal premier nella sua ultima conferenza stampa. Si parla della possibile presenza di due premi Nobel e delle archistar Massimiliano Fuksas, Renzo Piano e Stefano Boeri. Ma poi come si arriva a domenica 21 giugno? Intanto ieri si è concluso il ciclo di incontri che il presidente del Consiglio ha avuto con i ministri. Ieri mattina, dopo aver sentito telefonicamente l'ex ministro agli Affari europei gialloblù Paolo Savona, ora presidente Consob, il premier ha visto i ministri Vincenzo Spadafora, Stefano Patuanelli, Nunzia Catalfo, Teresa Bellanova, Lorenzo Guerini e Alfonso Bonafede. Nel pomeriggio è venuto il turno di Elena Bonetti, Lucia Azzolina, Luigi Di Maio, Gaetano Manfredi, Vincenzo Amendola, Giuseppe Provenzano, Roberto Speranza, Sergio Costa e Francesco Boccia. Hanno chiuso il giro degli «incontri bilaterali» tenuti a Palazzo Chigi Dario Franceschini e Roberto Gualteri, due dei ministri più critici sugli Stati generali. Fu infatti il responsabile dell'Economia ad accusare Conte di fare «tutto da solo» definendo la kermesse «un'idea infelice». Il dissenso della maggioranza, soprattutto del Pd, che sminuiva l'appuntamento, spiegando che «è il Parlamento il luogo dove si prendono le decisioni sul futuro del Paese», è completamente rientrato e tutti si sono resi disponibili alla preparazione dell'evento indicando, come chiesto da Conte, quali progetti intendono finanziare con i soldi che saranno a disposizione dai vari fondi Ue. Ieri sera poi sono iniziati gli incontri con i capigruppo di maggioranza. Primo partito Leu, oggi alle 9 toccherà a Italia viva e alle 12 sarà la volta del Pd. L'obiettivo dell'avvocato del popolo è arrivare all'appuntamento di domani con un documento diviso in capitoli che faranno da architrave al piano di rilancio del Paese, dalle infrastrutture alla riconversione ecologica, fino alla sburocratizzazione. Così tutti i ministri potranno mettere la loro «bandierina», compresa la task force di Vittorio Colao, poiché Conte ha assicurato che «molti punti» del suo piano verranno inseriti nella bozza che verrà portata nel Casino del Bel Respiro, la palazzina di Alessandro Algardi nel cuore della villa dove si svolgerà il mega brainstorming. Questo malgrado sul ruolo dello stesso ex ad di Vodafone, che sarà presente all'appuntamento, i 5 stelle e buona parte dei dem siano stati piuttosto critici e abbiano contestato le 102 proposte del piano definendole chi «aria fritta», chi «eccessivamente liberiste». Comunque, ci vorrà il 21 giugno per sapere come e se il nostro Paese sarà rilanciato. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/in-10-giorni-addio-a-200-000-lavoratori-e-il-premier-perde-tempo-in-chiacchiere-2646168632.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-centrodestra-non-partecipera-non-servono-altre-passerelle" data-post-id="2646168632" data-published-at="1591853992" data-use-pagination="False"> Il centrodestra non parteciperà. «Non servono altre passerelle» Passa la linea di Giorgia Meloni. Il centrodestra dice no a Giuseppe Conte: Lega, Fi e Fdi non parteciperanno agli Stati generali che iniziano domani a Villa Pamphili La decisione è stata presa durante il vertice di ieri pomeriggio tra Matteo Salvini, la Meloni e Antonio Tajani. Centrodestra compatto sul disertare l'evento con una motivazione più volte ribadita: «Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia sono pronti a confrontarsi con il governo in qualsiasi momento, ma soltanto in occasioni e sedi istituzionali». Gli stati generali a Villa Doria Pamphili non sono considerati tali, nonostante la location romana sia ufficialmente una delle sedi del governo, scelta dai premier per le visite istituzionali di alcuni leader mondiali. Conte lo ha ripetuto ieri sera alla fine del Consiglio dei ministri, in un breve incontro con la stampa all'esterno di Palazzo Chigi, prima chiedendo se tutta l'opposizione sarebbe stata assente poi affermando che «Villa Pamphili è una sede istituzionale come sanno i rappresentanti dell'opposizione che hanno rivestito anche incarichi di governo. Se ne dovranno convincere». La più convinta a voler disertare l'evento era stata la leader di Fdi che fino a ieri, a chi le chiedeva se aveva ricevuto l'invito per la kermesse, rispondeva: «Non ho capito bene cosa siano questi Stati generali. Mi pare ci sia enorme confusione. Se devo andare a fare una bella serata non ci vado da parlamentare della Repubblica. Il giochetto che mentre stiamo presentando gli emendamenti al dl Rilancio non si vuole discutere di questo e mi si dice che si vuole parlare del futuro non è coerente. Voglio sapere di cosa si parla e voglio parlare di quello che si fa». La defezione è «pesante» e di sicuro provocherà ripercussioni politiche interne ma conferma che il centrodestra non vuole avvalorare politicamente l'appuntamento voluto e organizzato dal premier. La decisione compatta è arrivata dopo una mattinata di dichiarazioni contrastanti. Il deputato e coordinatore romano della Lega Claudio Durigon aveva detto di non apprezzare l'iniziativa, troppo demagogica, ma aveva assicurato la partecipazione della Lega. Lo stesso Salvini era stato possibilista raccontando a L'aria che tira su La7 di aver ricevuto «da Conte un messaggino: “Venite a esporre le vostre idee"», aggiungendo «Cerchiamo di capire com'è, dov'è, di cosa si parla, con chi… Rispondo per educazione: ti faremo sapere chi viene quando ci spiegherete cos'è». Poi però il leader del Carroccio aveva attaccato sottolineando che «gli italiani non hanno bisogno di altri show e passerelle, c'è bisogno subito della cassa integrazione per milioni di lavoratori, soldi veri per imprenditori e famiglie, scuole aperte e sicure. Il luogo del confronto e della discussione è il Parlamento, non sono le ville o le sfilate. 60 milioni di persone non possono dipendere dall'umore di Rocco Casalino». Più possibilista era stato Silvio Berlusconi che martedì sera in collegamento con Bianca Berlinguer a Cartabianca aveva detto: «Stati generali? Forza Italia vuole partecipare. Parlerò con i nostri alleati, sono sicuro che si debba andare. Decideremo una linea comune e dovremo partecipare a un appuntamento che, pur tardivamente, va nella strada che abbiamo indicato». L'incontro tra i vertici del centrodestra è servito anche per tornare a discutere delle candidature per le elezioni regionali. Tra i nodi ancora da scogliere il via libera definitivo alla corsa di Raffaele Fitto in Puglia e di Stefano Caldoro in Campania. Due nomi su cui la Lega fa resistenza.