
Il cardinale Gualtiero Bassetti apre il Consiglio dei vescovi spostando l'attenzione dalla crisi di governo a quella umana provocata dall'isolamento sociale. Negli Stati Uniti è boom di giovani che si tolgono la vita: il Nevada corre ai ripari riaprendo le scuole.In mezzo alle «fratture» sanitaria, sociale, delle nuove povertà e educativa, il cardinale Gualtiero Bassetti alza un grido. C'è, ha detto ieri il presidente dei vescovi italiani aprendo il Consiglio permanente della Cei, una «impennata di suicidi» che segna in modo netto i tempi di pandemia che stiamo vivendo. La crisi di governo di fronte a questo grido passa in secondo piano, anche perché il cardinale si mette in una posizione equidistante ricordando che «la Chiesa non è di questa o di quell'altra parte». «Guardiamo», sottolinea, «con attenzione e preoccupazione alla verifica politica in corso, in uno scenario già reso precario dalla situazione che stiamo vivendo».Ma è quella «impennata di suicidi» a fornire una cartina al tornasole per la situazione. Le litanie pronunciate ieri dal cardinale non lasciano spazio a interpretazioni, pur non offrendo numeri diretti sul fenomeno Bassetti ha parlato di «solitudine, isolamento sociale, aumento delle malattie legate al disagio mentale», tutto nel contesto di una situazione economica ormai al collasso. Con i dati della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II, il cardinale ha parlato di 2 milioni e 250 mila piccole e medie imprese, che coinvolgono 6,5 milioni di persone, che si trovano in «fallimento tecnico»; poi ci sono 3 milioni di famiglie, per circa 7,5 milioni di persone fisiche, che sono «insolventi». Quasi «una persona su due che si rivolge alla Caritas», dice ancora il cardinale, «lo fa per la prima volta».Ecco che l'«impennata di suicidi» comincia così a trovare un contesto con una fisionomia precisa. Come negli Stati Uniti, dove si rileva che il problema non è solo economico. Nella contea di Clark in Nevada, in nove mesi di chiusura delle scuole a causa del lockdown l'ondata di suicidi tra gli studenti è arrivata a toccare quota 18, due suicidi al mese, il doppio di quelli dell'intero anno precedente. Adesso il distretto di Clark County, scrive il New York Times, sta cercando di riportare in classe gli studenti il più rapidamente possibile. Anche il cardinale Bassetti ha parlato di «frattura educativa» dicendo tra l'altro che non ci si può limitare «a mettere in evidenza alle nuove generazioni le fatiche, indiscutibili, di questi giorni, ma aiutiamoli a leggere in profondità quanto stanno vivendo». In effetti si può constatare che i giovani con le scuole chiuse boccheggiano in cerca dell'ossigeno della socialità e dell'educazione, aria per crescere che manca sempre di più.Durante la sua prolusione il presidente dei vescovi italiani ha parlato di «infermità dell'anima», per la quale «non c'è chimica che tenga. È necessario sviluppare un vaccino per la salute della mente o, come l'ha chiamato il Santo Padre, un vaccino per il cuore», capace di riattivare un sistema di relazioni fondamentale per il vivere da uomini. Secondo papa Francesco è etico vaccinarsi contro il Covid, lo ha ribadito anche Bassetti, però diventa essenziale farlo anche contro questi mali dell'anima che potrebbero avere effetti devastanti sul futuro. Ma qui il vaccino deve svilupparsi nei laboratori della politica e della società civile, un medicamento che è difficile trovare, un po' per insipienza, un po' per difficoltà che non sorgono da ora.La Chiesa dal canto suo auspica «che la classe politica collabori al servizio dei cittadini, uomini e donne, che ogni giorno, in tutta Italia, lavorano in operoso silenzio e che si giunga a una soluzione che tenga conto delle tante criticità». Però proprio per le fratture sociali ed economiche, dice Bassetti, ci vuole «la volontà politica di andare oltre la logica delle misure d'urgenza e di sollievo temporaneo per elaborare una strategia che sia davvero di sistema, anche al fine di impiegare al meglio le risorse in arrivo».Provando a leggere tra le righe della parole del cardinale si avverte una presa d'atto della crisi politica in corso e della caduta del governo Conte, quando fino a ieri, è cosa nota, la Chiesa italiana ha più o meno simpatizzato per il governo giallorosso. Non si può dire che quella della Cei, e della Santa Sede, fosse necessariamente una scelta partitica, ma oggi sembra che anche i vescovi si siano accorti della situazione sociale gravissima in cui ci troviamo. Probabilmente non verrà meno un certo pregiudizio negativo nei confronti dell'alternativa di centrodestra, ma ieri Bassetti ha detto ai vescovi che «il nostro compito di pastori oggi si configura anzitutto come opera di riconciliazione».Una «riconciliazione» che ha definito anche «politica», nel senso di ricucire «il tessuto sociale lacerato dalle fatiche economiche e sociali». La Chiesa italiana scende in campo con le sue opere di solidarietà, ma soprattutto ha il dovere di offrire quel contributo di saggezza e di spiritualità che potrebbe essere una medicina sanante per affrontare quel mal dell'anima che ha richiamato lo stesso cardinale. Peraltro lo scopo primo e ultimo della Chiesa è proprio la salus animarum. Per questo anche la liturgia ha il suo scopo centrale e per lo stesso motivo, ha detto il cardinale, «la necessità di attenersi a Protocolli di sicurezza è coniugata alla cura per la liturgia, che non deve mai essere trascurata».
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(Guardia di Finanza)
Sequestrate dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri oltre 250 tonnellate di tabacchi e 538 milioni di pezzi contraffatti.
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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