2020-09-26
«Il web salverà la moda». E le sfilate diventano videogiochi
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Bassel Bakdounes, ceo di Velvet media, ha collaborato alla digitalizzazione dell'evento White Milano che ogni anno riunisce brand e buyer da tutto il mondo. «La moda è da sempre emozione, vivacità, eleganza; il digitale, se sfruttato nel modo corretto, annulla le sue debolezze esaltando tutte le sue potenzialità». Gcds ha creato un pianeta virtuale dove vestiti, modelle e pubblico sono completamente digitalizzati. La sua sfilata ci porta in un universo dove tutto è possibile. Come in un episodio di Rick and Morty. Jeremy Scott fa indossare la sua nuova collezione da una serie di marionette, nel teatro della sua immaginazione. Lo speciale contiene tre articoli.La settimana della moda torna in città in una versione completamente nuova. Mentre termini come mascherine, distanziamento sociale e tamponi dominano ancora la conversazione e al mantra del ritorno alla normalità si è sostituita la consapevolezza che il nostro mondo è cambiato irreversibilmente, il mondo della moda cerca ancora di fare chiarezza sulla sua posizione in un mondo post Covid. La fashion week milanese si sta così dividendo tra eventi digitali e sfilate in carne ed ossa. Alle più classiche presentazioni, si sono affiancati video e immagine condivise sui profili social dei brand. È in questo contesto che si inserisce White Milano, uno degli eventi più attesi della Mfw dove i marchi posso interagire direttamente con i più influenti player del settore a livello mondiale. Abbiamo parlato con Bassel Bakdounes, ceo di Velvet media, l'azienda che ha permesso a White di trasformarsi in un'esperienza a metà tra il physical e il digitale.Cos'è Velvet media e di che cosa si occupa la vostra azienda?«Marketing management, vendita online e new media: sono questi gli ambiti nei quali siamo ai vertici nazionali. Nata come casa editrice nel 2013, oggi Velvet è una holding che gestisce il marketing in outsourcing per conto di oltre mille aziende del Nord Italia grazie a un organico di circa 150 persone in continua espansione. Per questo è stata premiata come una delle aziende col tasso più alto di crescita in Europa dal Financial Times. Il core business è il coordinamento della comunicazione aziendale a tutti i livelli e la gestione della vendita online: dalla grafica ai video, dal posizionamento del brand allo sviluppo di siti di e-commerce, dalla gestione dei marketplace fino alla lead generation. Attorno alla galassia Velvet sono nate alcune divisioni parallele, che hanno sviluppato specializzazioni nel mondo dello sport (Velvet Sport), della moda (Velvet Fashion) e dell'internazionalizzazione con focus in particolare sulla Cina (Velvet International). Con sedi negli Stati Uniti a Denver, in Thailandia a Bangkok e negli Emirati Arabi a Dubai, Velvet è il partner ideale per qualunque azienda interessata a comunicare e vendere oltre confine».Quanto è importante al giorno d'oggi parlare di digitalizzazione?«La premessa è che in questi giorni le persone stanno usando internet e social network in modo eccezionale, siamo ancora sull'onda del Covid. Stando a dati Audiweb, gli utenti unici giornalieri dei principali siti di informazione nelle ultime settimane sono cresciuti (+48%) come pure il numero di sessioni totali (+63%). I siti di e-commerce sono letteralmente esplosi. Si pone quindi un problema per le aziende che non stanno al passo col cambiamento in atto. Il nostro vaccino contro i danni del coronavirus all'economia è il web. Abbiamo per questo istituito una task force all'interno dell'azienda, che ha elaborato un kit di sopravvivenza per gli imprenditori e li aiuta nel processo di digitalizzazione. Senza, sarebbero destinati a fallire».L'emergenza sanitaria ha evidenziato alcune debolezze nel settore moda. Come dovrebbe innovarsi?«La moda deve sempre più essere la sinergia tra store fisici e momenti digitali. Non solo per quanto riguarda la consapevolezza del brand e la sua promozione ma anche per l'esperienza d'acquisto in sé. La moda è da sempre emozione, vivacità, eleganza; il digitale, se sfruttato nel modo corretto, annulla le debolezze della moda esaltando tutte le sue potenzialità. Nel 2020 digitalizzare significa far dialogare le imprese al meglio con i propri clienti quanto con gli stakeholder. Questo è ciò che facciamo al White: i brand potranno mostrare le nuove collezioni in tutto il mondo e interagire con potenziali clienti interessati ad ordinare e acquistare i capi in anteprima. White Milano è punto nevralgico delle passerelle e piattaforma digitale per acquisto di capi da parte dei buyer. Quella in programma a Milano è un'esperienza omnichannel che grazie a Velvet rimarrà viva sul web anche per i mesi avvenire, anche dopo la fine dell'evento fieristico.Cosa vi aspettate da questa Settimana della Moda?«Coesione, passione e rinnovamento. Nuova linfa per rilanciare il settore fashion con tutte le sue peculiarità portandolo a un nuovo livello. Consacrarlo all'unione tra digitale e fisico. In altre parole farlo diventare “phygital". Grazie a Velvet, i brand avranno a disposizione dei set fisici e virtuali per raccontare le collezioni ai buyer e una piattaforma web programmata con strumenti di networking che possono arrivare alla gestione di ordini b2b in tempo reale. È l'inizio di una nuova era». Bassel Bakdounes (Velvet)Quali novità avete portato all'evento White?«Una digitalizzazione totale che dà come risultato un evento da seguire in live streaming da tutto il mondo. A rendere questo evento unico nel suo genere, apripista per gli eventi futuri del settore, ci sono set virtuali dove i brand possono raccontare le collezioni ai buyer mostrando i capi in 3d grazie alla realtà virtuale, ledwall allestiti lungo tutto il salone e un marketplace b2b. La tecnologia messa in campo per White fa emozionare chi si trova dall'altra parte dello schermo, annullando ogni distanza».In quale modo siete riusciti a dare vita a un evento “phygital"?«Lavoriamo nel digitale, per noi è naturale ragionare in un mondo dove internet e realtà sono fusi. Un esempio concreto della nostra esperienza è ad esempio il lavoro che stiamo facendo su un algoritmo. La domanda che molti nel mondo fashion ci fanno è questa: in che modo la comunicazione realizzata da un negozio fisico permette di vendere un capo di abbigliamento nello shop online della griffe? La risposta è arrivata da un algoritmo progettato dal nostro dipartimento ricerca e sviluppo: l'algoritmo dà un valore numerico ad ognuna delle attività che i negozianti possono fare per promuovere un brand, dall'ampiezza della vetrina allo spazio riservato al capo di abbigliamento sugli scaffali, fino all'iconicità della location (il centro di New York vale di più di quello di un comune di periferia). A questo si uniscono altre variabili, come il prezzo, la tipologia della collezione e l'autorevolezza del marchio. Questi dati vengono geolocalizzati con app di proximity marketing ed elaborati attraverso centinaia di variabili. Stando alle prime simulazioni, il nostro algoritmo ha già dimostrato che un negozio fisico può valere fino al 30% delle vendite online perfezionate in quel territorio. Va detto però che nella maggioranza dei casi il valore non supera il 5%. Sarà interessante analizzare in tal senso alcuni brand che si metteranno in mostra al White».Pensate che questo tipo di eventi continueranno anche in un post Covid?«L'emergenza sanitaria ci ha cambiati tutti, come professionisti e come aziende. Questo scenario è stato l'acceleratore di un processo di digitalizzazione che nel nostro paese procedeva a singhiozzo. Oggi tutte le aziende, specie quelle della moda, hanno la possibilità di entrare nel digitale e di farlo ottenendo risultati. Sì, da ora in avanti questo sarà lo scenario di ogni grande evento, ovvero la sinergia tra esperienza fisica e digitale. E noi saremo in prima linea, tanto che abbiamo già organizzato un evento digitale, Ecomm Fashion, che ha portato un centinaio tra gli stakeholder principali del settore moda a confrontarsi sul web di fronte ad una platea di migliaia di professionisti».
Charlie Kirk (Getty Images)