Per la Corte di giustizia dell'Unione l'erbicida più discusso al mondo non è cancerogeno. Molti studi dicono che può causare tumori e vari Paesi lo stanno limitando. Ma la Germania ha sempre votato per autorizzarne l'uso. Promuovendo il colosso Bayer.Via libera al glifosato. Lo scorso primo ottobre, la corte di Giustizia europea ha dato il proprio benestare all'utilizzo del controverso composto chimico. «Non sussistono elementi per inficiare la legittimità sull'uso del glifosato»: questa, la sentenza emessa dall'organo giudiziario europeo. A portare il caso sotto i riflettori era stato il tribunale penale di Foix, in Francia: un'organizzazione ambientalista era infatti finita sotto accusa per aver danneggiato dei bidoni di Roundup, contenente glifosato. In questo contesto, sono stati chiesti chiarimenti alla Corte sulla validità della normativa europea in materia. I giudici hanno quindi stabilito che il regolamento ha valore e che non si riscontrano elementi in grado di invalidarlo. La sentenza è destinata a suscitare scalpore perché riguarda un composto chimico particolarmente discusso.Il glifosato è un potente diserbante non molto costoso, introdotto dalla Monsanto nel 1974, che risulta oggi fortemente diffuso in ambito agricolo. Per alcuni (come l'Autorità europea per la sicurezza alimentare) non si tratterebbe di una sostanza pericolosa. Coloro che paventano seri danni per la salute tuttavia sono molti. Basti pensare che, nel 2015, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione lo abbia inserito nella lista dei «probabili cancerogeni». Non a caso, tali preoccupazioni hanno portato alcuni Paesi europei a introdurre delle restrizioni all'uso di questo diserbante. In Italia, nel 2016, un decreto del ministero della Salute ha vietato l'uso del glifosato nella fase di pre raccolta in agricoltura. Furono inoltre proibite alcune sostanze generalmente utilizzate per potenziare l'effetto dell'erbicida, che non può comunque essere usato in aree frequentate dalla popolazione. Restrizioni all'uso e alla vendita di glifosato sono riscontrabili anche in Francia, in Austria e in Olanda. La Germania, dal canto suo, avrebbe intenzione di attuare un progressivo blocco dell'erbicida, fino all'addio definitivo, che dovrebbe avvenire entro il 2023. Fatto sta che, nel novembre del 2017, l'Unione europea rinnovò l'autorizzazione del glifosato per cinque anni e decisivo in tal senso risultò il voto proprio di Berlino. A essere malevoli si potrebbe pensare si sia trattato di un favore alla tedesca Bayer, mentre l'Italia in quell'occasione votò contro, insieme ad altri otto Paesi.Inoltre, negli ultimi anni, anche al di là dell'Atlantico si sta assumendo una postura più severa su questo problema. Nonostante la Casa Bianca abbia ultimamente optato per la linea morbida sul glifosato, una giuria di San Francisco ha stabilito - lo scorso marzo - che il Roundup risulti tra i fattori che hanno causato un tumore a un uomo: un elemento che si è rivelato un duro colpo d'immagine per la Bayer, tanto da provocarle un drastico crollo in Borsa. Senza poi trascurare che, nel 2018, la Monsanto fosse già stata condannata a un maxi-risarcimento di oltre 289 milioni di dollari (poi ridotti dal giudice a 78,5 milioni).Adesso, con la recente sentenza della corte di Giustizia europea, a brindare saranno innanzitutto le multinazionali come la stessa Bayer che -l'anno scorso - ha acquisito la statunitense Monsanto per la cifra di 63 miliardi di dollari. Inoltre, al di là della questione in sé stessa, il tema del glifosato pone in luce un serio problema nei meccanismi di funzionamento della stessa Unione europea: quello, cioè, di una vera e propria discrasia che spesso si verifica tra le istituzioni comunitarie e molti Paesi membri. Una discrasia che limita la sovranità nazionale, andando talvolta contro l'interesse dei singoli Stati. Si tratta di una dinamica a cui rischiamo di assuefarci sempre di più, come per esempio testimoniato anche dal caso Airbus. Le tariffe statunitensi che probabilmente colpiranno il settore agroalimentare italiano riguardano infatti una disputa commerciale di cui Roma - differentemente da Parigi e Berlino -non ha alcuna responsabilità. Del resto, non si tratta solo di una questione di meccanismi ma anche - e soprattutto - di «peso specifico» incarnato dai vari Stati. Come il voto della Germania si rivelò dirimente per prorogare l'autorizzazione del glifosato due anni fa, così i dazi di Donald Trump vogliono reagire a una situazione che è stata sempre la Germania principalmente a determinare. Non bisogna d'altronde dimenticare che Airbus risulti storicamente un consorzio francotedesco. Eppure, a pagare, sarà ancora una volta l'Italia.
- Dopo lo scandalo mazzette, Confimprenditori si ribella: «Piuttosto che finanziare ville e bagni d’oro, aiutiamo i nostri settori produttivi». Matteo Salvini ancora polemico: «Al Consiglio di Difesa le decisioni erano già prese. Per il futuro vogliamo più chiarezza».
- Il documento sulla guerra ibrida: «Per contrastarla ci servono 5.000 uomini».
Lo speciale contiene due articoli
Non sapendo dove prendere le risorse per il Paese invaso, la Commissione riesuma il salva Stati, la cui riforma è bloccata dal veto di Roma. Poi mette l’elmetto pure alla libera circolazione e lancia la «Schengen militare».
Come non averci pensato prima? Alle «tre strade senza uscita» per dare soldi all’Ucraina elencate da Giuseppe Liturri pochi giorni fa su questo giornale se ne aggiunge una quarta, ancor più surreale, resa nota dalla Stampa di ieri. Ursula von der Leyen avrebbe proposto di utilizzare «a fondo perduto» per Kiev le giacenze del famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma è di fatto bloccata dalla mancata ratifica parlamentare del nostro Paese.
Cibo italiano farlocco
Il market di Bruxelles vende imitazioni delle nostre specialità. Come la carbonara (in vasetto). Il ministro: «Subito verifiche».
Verrebbe da dire: Ursula, spiegaci questa. Perché nei palazzi dell’Ue si spaccia una poltiglia in vasetto definita Carbonara che è a metà strada tra un omogeneizzato e una crema da notte? Va bene che la baronessa von der Leyen pecca per abitudine in fatto di trasparenza - dai messaggini sui sieri anti-Covid con Albert Bourla della Pfizer costati una valanga di miliardi fino alla corrispondenza con i generali tedeschi, senza contare il silenzio sulla corruzione in Ucraina - ma arrivare a vendere nel «suo» supermarket il falso cibo italiano pare troppo. Anche se sappiamo da tempo che l’Ue è tutta chiacchiere e distintivo, in questo caso falso.
Il Parlamento europeo (iStock). nel riquadro, la copertina del libro di Gabriele Guzzi
Alcuni esponenti del centrodestra hanno cambiato registro: parlano come Elsa Fornero.
Eurosuicidio è il titolo di un gran bel libro scritto da Gabriele Guzzi con prefazione di Lucio Caracciolo sull’impatto dell’Unione europea rispetto alle crisi in corso. Un’analisi severa e puntuale, dove i dati reggono le tesi che conducono all’arrivo: l’Europa non è in crisi, è la crisi.




