2025-07-29
Il Vaticano ribadisce: neutri tra Kiev e Mosca
Il Papa e Pietro Parolin (Ansa)
Il cardinale Pietro Parolin conferma la disponibilità a ospitare i negoziati e rilancia sullo Stato palestinese: «L’abbiamo riconosciuto da mo’» Cresce la tensione tra Usa e Russia. Trump: «Ultimatum di 12 giorni, stufo di Putin». Il Cremlino: «Ogni aut aut a avvicina la guerra».«Non credo si possa accusare il Vaticano di non essere neutrale». Le parole sulla guerra tra Russia e Ucraina, pronunciate ieri dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, sono impegnative. Il capo politico e diplomatico della Curia romana si è espresso così a margine di un evento del Giubileo degli influencer, a Roma, ribadendo la disponibilità della Santa Sede a ospitare i negoziati tra i belligeranti. «Capisco possa essere un problema per i Paesi ortodossi che debbano alla fine trovare un unico ambiente in una realtà cattolica», ha aggiunto il porporato. «Noi, pur dicendo le cose come sono, abbiamo sempre cercato di essere vicini a entrambi e di trovare una via di soluzione».Parolin ha parlato anche della questione dello Stato della Palestina: «Noi l’abbiamo già riconosciuto. Da mo’, come dite voi». Per Giorgia Meloni, perplessa dalla decisione di Emmanuel Macron, il riconoscimento è prematuro. Il cardinale la vede diversamente: «Perché prematuro? Secondo noi la soluzione passa tramite il dialogo tra le due parti anche se la situazione in Cisgiordania rende tutto più difficile». Soprattutto - mica è un dettaglio! - riduce il gesto a un atto simbolico.Ma a che punto sono le relazioni tra la Santa Sede e la Federazione russa? Nei mesi scorsi, Mosca, più interessata a battere la pista di Istanbul, aveva espresso perplessità sul coinvolgimento del Vaticano. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, aveva definito «irrealistici» gli sforzi della Chiesa, ripresi dopo l’elezione di Leone XIV, per condurre le trattative. L’uomo di Vladimir Putin aveva tirato in ballo le differenze religiose, mentre i consulenti del Cremlino citavano questioni di sicurezza: Città del Vaticano è un’enclave di uno Stato membro dell’Alleanza atlantica, l’Italia. Eppure, il defunto Francesco si era spinto fino a criticare, in un’intervista di maggio 2022 al Corriere della Sera, l’«abbaiare della Nato alle porte della Russia». Lo scorso 4 giugno, Robert Francis Prevost ha avuto una conversazione telefonica con lo zar. E un paio di settimane fa, ha ricordato a Volodymyr Zelensky, in visita a Castel Gandolfo, la sua volontà di ospitare i negoziati e mediare. L’ucraino è ricettivo: nella dolorosa circostanza dei funerali di Jorge Mario Bergoglio, in un angolo della Basilica di San Pietro, aveva potuto ritrovare l’intesa con Donald Trump, archiviando la lite nello Studio Ovale.Le origini yankee del Pontefice, probabilmente, spiegano le reticenze di Mosca, che in ogni caso non è sembrata sinceramente disposta a interrompere la guerra. Ma una nuova finestra si è aperta già con il recente colloquio di Avvenire, il quotidiano dei vescovi, con l’ambasciatore della Federazione russa presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsky. Costui ha elogiato la «positiva eccezione» rappresentata dalle aperture dello Stato della Chiesa e la rilevanza del «fattore vaticano», pur negando che la Santa Sede sia un «mediatore politico». Poi, sabato mattina, Prevost ha incontrato il metropolita Antonij, capo delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Carinerie indirizzate al patriarca Kirill e intanto Leone ha ascoltato le rimostranze degli ortodossi russi per la persecuzione subita dai confratelli in Ucraina. Ora, le frasi di Parolin sembrano davvero il tentativo più audace di convincere Putin a rompere gli indugi. Peraltro, in un momento in cui le prospettive della diplomazia sono appese a un filo e la linea di credito che Trump ha concesso all’omologo russo è in fase di esaurimento.Ieri, il presidente Usa, durante il bilaterale con il premier britannico, ha annunciato che fisserà «una nuova scadenza per la Russia di 10-12 giorni». Ha accorciato drasticamente il precedente ultimatum di 50 giorni, che egli aveva trasmesso a Mosca affinché si decidesse a siglare un accordo di pace. «Non sono più tanto interessato a parlare con Putin», ha sbuffato il tycoon. «Avevamo avuto una conversazione molto franca e poi i bombardamenti sono continuati. Sono sempre andato d’accordo con il presidente Putin», ha precisato, «ho un ottimo rapporto con lui, anche se è stato duro». Ma «sono deluso». «Pensavo che saremmo riusciti a negoziare qualcosa. Forse accadrà ancora, ma è molto tardi». La Russia, ha commentato Trump, «potrebbe essere così ricca» e «prosperare come praticamente nessun altro Paese» grazie al suo territorio «enorme», «invece spende tutti i suoi soldi in guerre e uccisioni». Kiev ha subito ringraziato l’inquilino della Casa Bianca «per la linea ferma». Dmitry Medvedev, vicesegretario del Consiglio di sicurezza russo, ha reagito minacciando: «Ogni nuovo ultimatum è un passo verso la guerra».Il Cremlino, finora, ha tirato la corda con The Donald; però non può lasciarla spezzare. Forse è per questo che ieri il portavoce russo, Dmitry Peskov, ha alluso a un possibile incontro Putin-Trump in Cina, dove lo zar si recherà a inizio settembre. Intanto Lavrov - che ha accusato l’Italia di essersi «trovata sotto l’influenza dei neonazisti ucraini», per la scelta di cancellare il concerto alla Reggio di Caserta del direttore d’orchestra Valery Gergiev - ha voluto tenere il punto: le richieste di escludere l’Ucraina dalla Nato e di riconoscere l’annessione alla Federazione di Crimea, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, ha insistito, sono «indiscutibili».Perciò servirebbe un intervento del vicario di Cristo: con Russia e Ucraina ci vuole un miracolo.
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