2023-02-23
Il tempo e gli alleati frenano altre armi verso Kiev
Vladimir Putin fomenta: «Battaglia eroica». Sull’invio di ulteriore materiale bellico pesano la freddezza di Fi e Lega e il calendario: la Meloni ha parlato di conferenza per la ricostruzione ad aprile. Attacco hacker all’Italia.Lega e Forza Italia si opporrebbero all’invio di armi offensive all’Ucraina? Probabilmente, sì. Il giorno dopo la visita a Kiev di Giorgia Meloni il tema che si pongono gli alleati di Fratelli d’Italia al governo è fino a che punto sia il caso di spingersi nella escalation militare. Lega e Forza Italia dicono un secco «no», per esempio, a eventuali forniture a Kiev di aerei da combattimento e missili a lungo raggio. Lo spiega chiaro e tondo il capogruppo al Senato del Carroccio, Massimiliano Romeo: «La Lega», dice Romeo, «sostiene la linea del governo: l’Ucraina è un Paese invaso e, quindi, Putin non sfuggirà all’accusa di essere quello che ha provocato questa guerra. L’Ucraina va sostenuta, va aiutata, va difesa, perché ne va della libertà dell’Occidente. Sull’invio delle armi, attenzione e prudenza a non inviare armi che trascinino l’Alleanza atlantica in un conflitto diretto con la Russia, che vuol dire far scoppiare la guerra nucleare. Quindi, prudenza, attenzione e cautela che viene predicata dalla stessa Nato». Quali armi secondo la Lega non dovranno far parte del prossimo pacchetto di aiuti, perché potrebbero espandere il conflitto alla Nato? «Missili a lungo raggio, caccia e quant’altro», risponde Romeo, «con questo tipo di armi il rischio di un incidente dal quale poi non si possa tornare più indietro c’è. Quindi, bisogna cercare di evitarlo. In questo momento quello che esce fuori da questo viaggio che ha fatto la Meloni a Kiev è giustamente ribadire la posizione dell’Italia al fianco dell’Ucraina e, dall’altra parte, di cominciare magari a pensare, come ha detto la stessa premier, di ospitare in Italia una conferenza per cominciare a pensare alla ricostruzione. Quindi», conclude Romeo, «vuol dire una nuova fase, una fase due che, ci fa sperare che si possa arrivare al più presto a un cessate il fuoco». La Lega ha il privilegio di poter parlare liberamente, a differenza di Forza Italia, che sconta un paradosso: Silvio Berlusconi dice spesso e volentieri quello che pensa, ci va giù pesante con Volodymyr Zelensky e costringe i suoi, terrorizzati dall’idea di una crisi di governo, a tentare di metterci una pezza, interpretando a volte in maniera un po’ grottesca i concetti espressi in maniera cristallina dal leader. Coordinatore nazionale del partito e ministro degli Esteri, è Antonio Tajani a dover fare esercizi di equilibrismo, poiché gli tocca il compito di non smentire Berlusconi ma di affermare al tempo stesso l’esatto contrario: «Il governo italiano, il mio partito e il leader del mio partito», dice Tajani a New York, «siamo contro l’invasione della Russia e a favore dell’indipendenza dell’Ucraina. Ogni volta Forza Italia e anche Berlusconi hanno votato contro la Russia e a favore dell’Ucraina. Berlusconi è un uomo a favore della pace». Per andare al sodo, occorre garantire l’anonimato a una fonte molto autorevole di Forza Italia: «Sull’invio di aerei da caccia e armi offensive», dice alla Verità un big del partito di Berlusconi, «ci sarebbe un problema, ma l’ipotesi, seppure circolata per qualche istante, non ha mai avuto seguito. A quanto ci risulta nessuno ce lo ha mai chiesto, parliamo di una ipotesi puramente di scuola, non può succedere che mandiamo gli aerei a Kiev». Per quale motivo ogni volta che Berlusconi esterna le sue idee, al di là delle modalità, c’è sempre la corsa a prendere le distanze? «Nessuno di noi ha mai preso le distanze dal presidente Berlusconi», ci viene risposto, «c’è un tema più generale su questo argomento. Basta dire una frase che può sembrare disallineata al sistema di alleanze internazionali e questa viene considerata irricevibile. Una reazione auto conservativa caratteristica di questi tempi». Dal canto suo, il premier Giorgia Meloni ribadisce al Tg4 la posizione dell’Italia: «Noi siamo al sesto pacchetto di armamenti e di sostegno, nel quale ci sono molte cose utili che ci erano state chieste dagli ucraini, ma ci siamo concentrati soprattutto sul tema della difesa antiaerea, nel tentativo anche di difendere le strutture strategiche, così come ci siamo concentrati sugli strumenti per lo sminamento, altra cosa che alla fine rischia di impattare soprattutto sulle persone inermi, sugli innocenti. Sulle munizioni abbiamo fatto già qualcosa. Chiaramente, quello che possiamo fare faremo ma», aggiunge la Meloni, «va fatto in accordo con la comunità internazionale perché in questo quadro ci siamo un po’ divisi i compiti: non si va in ordine sparso, si cerca di organizzarsi in maniera tale che ciascuno possa fare il meglio di quello che può fare».D’altronde, c’è una anche una questione di tempistica: se, come ha annunciato il premier, ad aprile già si parlerà di ricostruzione, quali mezzi offensivi si dovrebbero mandare sul campo, visto che l’invio necessità di una logistica complicata? Diversamente, si deve suppore che la conferenza per gestire la fase postbellica serva, al più, per congelare lo status quo, oppure per inglobare surrettiziamente nell’Ue l’Ucraina. Fratelli d’Italia, ovviamente, è granitico introno alla Meloni, e del resto più gli alleati si smarcano più il partito diventa l’interlocutore ideale degli Stati Uniti.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson