2024-11-26
Il Surrealismo e l'Italia in mostra alla Fondazione Magnani Rocca
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Alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Pr), un’interessante mostra (sino al 15 dicembre 2024) indaga il rapporto fra il movimento surrealista e la scena culturale italiana dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Sessanta. Esposti, tra gli altri, capolavori di Magritte, Mirò, De Chirico, Leonor Fini.Dopo la grande mostra incentrata sul rapporto fra il Surrealismo e l’Italia, conclusasi al MART di Rovereto lo scorso 20 ottobre, a un secolo esatto dal «Manifesto Surrealista» di André Breton un’altra importante esposizione pone l’accento su un quesito complesso e ancora aperto: è esistito veramente un Surrealismo italiano? E, inoltre, come sono arrivate in Italia le opere dei grandi Maestri surrealisti internazionali - da Salvador Dalí a René Magritte, passando per Max Ernst , Man Ray, Joan Miró, Marcel Duchamp, e Yves Tanguy - e in che modo hanno influenzato la nostra avanguardia artistica? Partendo da queste domande, la mostra alla Magnani - Rocca (curata da curata da Alice Ensabella, Alessandro Nigro e Stefano Roffi) si muove quindi su un duplice piano, in un percorso espositivo - di oltre 150 capolavori- che si sviluppa in due grandi capitoli, suddivisi a loro volta in diverse sezioni tematiche: l’obiettivo, perfettamente centrato, è quello di dare al visitatore una panoramica completa del movimento Surrealista internazionale, con un focus importante non solo sugli artisti italiani, (da Giorgio De Chirico a Enrico Baj) ma anche su quei collezionisti ( a cominciare da Peggy Guggenheim) e galleristi che diedero un contributo fondamentale alla diffusione del movimento Surrealista nel nostro Paese.La mostraDi grande impatto visivo, la prima parte dell’esposizione parte dall’ indagine del Surrealismo internazionale e della sua varietà di temi e di linguaggi - dall’arte astratta alla fotografia , dal collage all’ assemblage - attraverso importanti lavori degli esponenti di punta del movimento ( strepitose, per esempio, la Divinité di Max Ernst, L’épreuve du sommeil di René Magritte o, ancora, Senza titolo, figure biomorfiche e astrali di Joan Mirò), per poi « approdare » all’arrivo del Surrealismo in Italia, mediato in un primo momento dall’opera di Giorgio de Chirico e di suo fratello Alberto Savinio (pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico), di ritorno da Parigi negli anni Trenta. Ed è da questo periodo, dai protagonisti della scena surrealista italiana proprio a partire dagli anni Trenta, che prende le mosse la seconda parte dell’esposizione parmense ( a mio parere la più interessante), con l’intento di esaminarne le similitudini con i «colleghi» francesi, ma anche - e soprattutto - di metterne in luce l’indipendenza e l’originalità. A contraddistinguere il movimento surrealista italiano, essenzialmente due tendenze: da una parte il filone «figurativo fantastico», caratterizzato dalla produzione di opere visionarie, a cui appartengono, tra gli altri, artisti come Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, Enrico Colombotto Rosso (definiti nel 1946 dalla rivista statunitense View « Italian Surrealists»); dall’altra il gruppo legato alle neo-avanguardie (soprattutto milanesi), ispirato a pratiche artistiche nuove e che intrattiene rapporti col gruppo francese di Breton, di cui fanno parte, fra gli altri, Sergio Dangelo ed Enrico Baj (in mostra con Nikolai Alexeievich e Generale ), che nei sui famosissimi , paradossali «assemblaggi» polimaterici e policromatici riprende il collage, una delle grandi innovazioni tecniche del Surrealismo, e , contemporaneamente, anticipa lo spirito grottesco e satirico del movimento Dada. Una mostra, quella alla Magnani-Rocca, che regala al pubblico la possibilità di scoprire che «Il meraviglioso è sempre bello, anzi, solo il meraviglioso è bello». Proprio come teorizzava Breton, che del Surrealismo è il padre…
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)