
Malgrado il tentativo materialista di cancellare il trascendente, siamo entrati nell'era della post secolarizzazione. Le persone hanno fame di religione e dei suoi simboli anche se il clero se ne vergogna. E votano con la loro testa: la Chiesa Ong non affascina nessuno.Coi simboli ci si capisce meglio, più a fondo. Un'immagine simbolica racconta e spiega storie e concetti che un'intera biblioteca non potrebbe contenere. È la rappresentazione vivente e condensata di un presente, passato e futuro. È per via di questa potenza del simbolo (malvisto nella modernità) che Lo sguardo selvatico, fin dal primo rosario mostrato da Matteo Salvini in piazza Duomo, ha scritto che quel gesto apriva una nuova fase, importante, nella politica italiana e europea. Era iniziata - di fatto - la risacralizzazione della politica, che con quel gesto non veniva più vista solo come una serie di mosse tattiche per la conquista del potere, ma come un'esperienza che impegnava l'uomo integrale, corpo e anima.Era entrata in campo una forza di altra potenza e qualità rispetto a calcoli, cinismi e ragionamenti della vecchia politica. Si trattava, in realtà, della stessa forza, antica e modernissima (perché archetipica) della Madonnina silenziosa che guardava dalla guglia più alta del Duomo. Si era ormai appunto sul piano del simbolo, che incorpora la forza, l'energia, le aspirazioni dei milioni di persone che ogni giorno ispirandosi a esso vivono la loro vita e i loro progetti per il futuro. Il fatto è che (non solo in Italia) sta finalmente esaurendosi quel «disincanto» o sortilegio malvagio, che all'inizio del Novecento il sociologo Max Weber aveva visto come la caratteristica della modernità: burocratizzazione, materialismo, culto dell'istante e fine della speranza, e di qualsiasi possibilità di rapporto con forze trascendenti. La gente, invece, cerca ora proprio quelle. È una tendenza che in qualche anno ha già cambiato la faccia a un bel pezzo di mondo; ma la politica europea occidentale è l'ultima a recepirlo. Dal 1991 (caduta dell'Unione sovietica) in poi, in tutto il mondo si è manifestata una forte ripresa religiosa, puntualmente registrata dalle istituzioni specializzate come Pew research, e interpretata da autori importanti come Gilles Kepel, Rodney Stark, molti altri, e dall'intera sociologia religiosa che ormai da tempo parla di «post secolarizzazione». Le Chiese cristiane tradizionali più importanti, come quelle cattoliche europee o quelle protestanti, hanno invece continuato a perdere fedeli perché erano esse stesse impegnate nella «secolarizzazione», nel mondanizzare l'esistenza e svalutare e desacralizzare le pratiche religiose tradizionali, che però sono proprio quelle che più interessano e motivano le persone in questo ritorno al mondo trascendente. Il fatto è - detto semplicemente - che le persone amano Maria e suo figlio. Credono nel crocefisso, anche perché lo sono un po' anche loro. Prova a doverti guadagnare da vivere tutti i giorni, poi vedrai se non ci credi, nel crocefisso: lo conosci (quasi) come te stesso. Non si tratta di una «torsione clericale», come dice intorcinandosi il gesuita Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, ma di esperienza di vita vissuta. La gente ne ha abbastanza di materialismo, secolarizzazione, morte di Dio e simili, anche per sue esperienze, molto concrete. Per esempio: se fai saltare ogni autorità e ogni limite e confine, come fai poi a crescere i figli? Si riduce il cristianesimo a un retorico «servire il povero», che viene poi abbandonato nella sporcizia, droga e malattia mentale. Le masse ex povere però, che ora stanno meglio, sentono bene che nel cristianesimo (e nel Vangelo) c'è molto altro, che fa parte della loro storia e della loro identità, e non si fidano: non hanno nessuna voglia di togliere il crocefisso dai muri delle scuole E parlano, pregano e votano con la loro testa. La Chiesa dovrebbe ormai prendere atto che i credenti, Gesù Cristo e la Madonna riescono a trovarseli anche da soli o in piccoli gruppi (basta essere in due, dice Gesù nel Vangelo). Sarebbe meglio che si mettesse al loro servizio, invece di accusarli di essere cattivi cristiani perché pensano con la propria testa. (La riforma protestante, d'altra parte, nacque in gran parte anche per questo). Le istituzioni ecclesiali, scriveva Pietro Barcellona nell'introduzione a un mio libro, devono essere delle comunità fraterne, e non dei potentati politici che dilapidano il loro lascito spirituale censurando le diverse sensibilità nel partecipare alla fede. Jean Guitton, teologo membro dell'Accademia di Francia, scrisse un libro per raccontare la sua commozione di fronte alla vicenda della medaglia miracolosa della umilissima Santa Caterina Labouré, lavapiatti del convento, alla quale comparve la Madonna in persona chiedendole di far imprimere la medaglia per chiedere e ottenerne i miracoli. La sua cappelletta in Rue du Bac è visitata quanto la Torre Eiffel, e la partecipazione toccante. Da Gesù in poi la devozione popolare, scrisse Guitton, è il sangue del cristianesimo. Altro che «torsione clericale», o roba da illetterati. Liquidate la fede dei semplici e i suoi simboli, e rimarrà il deserto. Questo però non è solo il sentire degli ultimi «fedeli di una volta» che si trascinano faticosamente in Chiesa prima di morire, come vorrebbe la vulgata dominante. È la richiesta di buona parte delle persone di meno di 50 anni che sono riuscite a non fumarsi il cervello con le droghe e spappolare il fegato con gli aperitivi à gogo, e vogliono vivere il più felicemente possibile. Spesso con negli occhi l'esempio da evitare: i genitori post 1968, ormai in gravi difficoltà in ogni campo dell'esistenza (e non solo per l'età avanzata). Sono persone, tra i quali molti giovani, che cercano di stare anche psicologicamente a galla in rapporti uomo-donna e genitori-figli demoliti proprio dalle istituzioni che dovevano tutelarli: scuole, tribunali, parlamenti. Per molti di loro (che sono una buona parte delle masse attive e produttive), la Vergine Maria e l'uomo salito sulla croce e poi risorto sono indicazioni forti, maestri di vita che ti consentono di essere autonomo non solo da «influencer», ma anche da molti e loquacissimi prelati. Nascondere i simboli cristiani «pudicamente» come chiede una parte di Chiesa ormai timorosa, anziché darne testimonianza, sarebbe tradire sé stessi, gli altri e la propria storia. Sarebbe, come racconta in un libro recente Emilio Fermi, un educatore di grande sensibilità e esperienza: «Apostasia».Anche al di là delle Alpi, in Francia, i «catho», i cattolici, «rialzano la testa», come titola Le Parisien, il quotidiano più venduto. Gli studenti iscritti alle cinque università cattoliche sono quintuplicati dall'inizio del secolo, gli scout maschi e femmine aumentati del 20% in cinque anni. La «secolarizzazione», l'accantonamento delle convinzioni religiose, che in gran parte del mondo non è mai neppure cominciata, e altrove è ormai finita, sembra scivolare alle nostre spalle perfino nella scristianizzata e molto intellettuale Europa, il continente del «Dio è morto». I cristiani, la grande maggioranza delle persone, lo vogliono e lo sentono vivo. Chi aveva pensato di trasformare la Chiesa in una Onlus è meglio che se ne faccia una ragione.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.