2024-03-26
Il riavvicinamento Macron-Sarkozy mette in pericolo i piani di Ita e Tim
Nicolas Sarkozy e Emmanuel Macron(Getty images)
L’Antitrust comunitario muove nuove obiezioni alle nozze con Lufthansa. A muovere i fili è Olivier Guersent, direttore della concorrenza, legato all’ex presidente. E il suo prossimo bersaglio sarà l’azienda telefonica.Fra poco sarà un anno. Ben dodici mesi da quando con la regia del Mef è stata annunciata l’operazione Ita-Lufthansa. Si tratta del primo vero tentativo di rompere il cordone dei numerosi fallimenti di Alitalia per un rilancio dell’aviazione italiana. Certo, sulla carta avremmo preferito un ruolo dominante del nostro Paese, ma la realtà è diversa. E frutto di un calvario costato miliardi in cassa integrazione e fondi extra. Insomma, questo governo lo scorso maggio è riuscito a strappare il cerotto e scegliere i tedeschi come partner e consolidare la migliore delle scelte possibili. Almeno per il fatto che si tratta di qualcosa di ben definito e chiaro. Nessun tentennamento. Ecco perché praticamente da subito la Commissione Ue ha cominciato a inondare le parti in campi di centinaia di quesiti e interrogativi. Nuove risposte ricevevano in cambio nuove lettere con altri dubbi e domande. Fino a due mesi fa quando è entrata in campo con pieni potere un’indagine dell’antitrust. Ieri - la cosa era nell’aria e già anticipata dai media - è arrivata l’ennesima lettera. Dentro, l’opinione preliminare sul progetto di acquisizione del controllo congiunto di Ita Airways, segnalando che «l’operazione potrebbe restringere la concorrenza». La Commissione teme che i clienti possano dover affrontare un aumento dei prezzi o una diminuzione della qualità dei servizi dopo la transazione. Nel dettaglio, la Commissione ha espresso il timore che l’operazione possa:1ridurre la concorrenza su un certo numero di rotte a corto raggio che collegano la Penisola con i Paesi dell’Europa centrale dove Lufthansa e Ita competono e dove la concorrenza è limitata principalmente a vettori low cost, come Ryanair; 2ridurre la concorrenza su un certo numero di rotte a lungo raggio tra Italia e Stati Uniti, Canada e Giappone dove Ita e Lufthansa competono a loro volta e la concorrenza di altre compagnie aeree appare insufficiente; 3creare, infine, o rafforzare la posizione dominante di Ita nello scalo di Linate. Il pezzo in pagina a firma Laura Della Pasqua spiega perché questi rilievi non sembrano verosimili. Sia in termini di concorrenza, ma soprattutto in relazione al tema prezzi e tariffe. Noi ci soffermiamo su altri aspetti. A questo punto del tutto politici e riconducibili all’esercizio del potere di Emmanuel Macron. Dal 2020 a tenere le redini operative di Dg Comp e quindi della struttura dell’antitrust è Olivier Guersent. Ben radicato a Bruxelles, è stato tra il 2009 e il 2014 capo di gabinetto di Michel Barnier. Quest’ultimo è divenuto famoso per essere stato il negoziatore della Brexit, ma in realtà il suo peso politico in Europa deriva già dai tempi della Commissione Juncker e prima ancora per i rapporti personali con Nicolas Sarkozy. Al di là delle frizioni ufficiali ai tempi delle elezioni francesi del 2021, Barnier e Sarkozy sono rimasti allineati e Guersent arriva da quell’entroterra politico. Certo sono passati anni, l’attuale direttore generale di Dg Comp ha una sua indipendenza e autonomia, ma resta francese nel Dna. Senza contare che a seguito dell’ultimo rimpasto di governo a Parigi (quello guidato da Gabriel Attal) gli uomini del partito che fu di Sarkozy sono tornati in pista. Basti pensare a Rachida Dati (un tempo ministro della Giustizia e ora della Cultura) che ha ricevuto un incarico importante e che seppur formalmente allontanata dai Republicains non ha perso la sua agenda e i suoi rapporti a destra. Con il nuovo governo a riavvicinarsi a Macron è stata anche la famiglia Bolloré, che con la chiusura dell’operazione Lagardere è riuscita a sancire una sorta di pax mediatica in Francia. Insomma, la fusione tra interessi macroniani con quelli dei vecchi consessi legati a Sarkozy non poteva portare a nulla di buono per l’Italia e quindi, sebbene a pensar male si faccia peccato, di solito non si sbaglia mai. E dunque e non sbagliamo a vedere una regia politica francese che unisce il calvario di Ita al caos su Tim e al possibile futuro calvario telefonico nel caso pure l’operazione della nostra rete finisse al vaglio dell’antitrust. O meglio, guarda caso Vivendi, l’azienda della famiglia Bolloré, ha già preso carta e penna e scritto a Bruxelles per denunciare un presunto ruolo di conflitto del Mef. Siamo di fronte a un combinato disposto. Il governo Meloni non ha mostrato particolare dialogo nei confronti di Vincent Bolloré né del figlio Yannick. Vivendi, pur essendo socio di maggioranza relativa di Tim, non ha avuto voce in capitolo, il piano Kkr è stato votato in cda (dal quale Vivendi ha ritirato i suoi consiglieri) senza passare dall’assemblea. Il titolo Tim è stato per giorni al ribasso. Certo ci sono la normale speculazione e dubbi degli analisti sul peso del debito, ma è chiaro che le botte che arrivano su Ita suonano come messaggi su Tim. Ricordiamo come fosse ieri il teatrino dell’antitrust Ue mirato a uccidere in culla la scalata di Fincantieri alla francese Stx. Una coazione a ripetere che ci deve però imporre un interrogativo. Perché continuiamo ad accettare che gli arbitri Ue parlino solo il francese?
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.