2020-08-08
Il regimetto di sanità usa la paura e ora se la prende con i giovani
Gustavo Zagrebelsky (Ansa)
Roberto Speranza lancia la caccia ai ragazzi, nuovi untori, però sorvola sui migranti infetti. I pieni poteri, che il giurista Gustavo Zagrebelsky corre a giustificare (per lui, chi li critica è «egoista»), valgono solo contro gli italiani.Dovremmo ringraziare l'élite intellettuale e politica italiana: ci offre sempre spettacoli strepitosi, da osservare con gusto. È davvero affascinante, ad esempio, assistere alle acrobazie di quanti, in questi giorni, si affannano a difendere l'operato del regimetto di Giuseppe Conte, tentando di mascherarne la svolta autocratica. Compiacere il sovrano, del resto, è un mestiere in cui le classi colte sono sempre state maestre. Prendiamo Gustavo Zagrebelsky, insigne giurista. Stiamo parlando dell'uomo che, nel novembre 2018, dalle colonne di Repubblica aizzava le folle contro i fasciopopulisti allora al governo, invitando i sinceri democratici a mobilitarsi «fino al limite della resistenza ai soprusi e della disobbedienza civile che, in casi estremi, come ha insegnato don Milani, sono virtù». Ebbene, ora il partigiano sembra essersi trasformato in podestà, e arriva - in una smisurata intervista concessa al Fatto Quotidiano - a giustificare la soppressione delle libertà individuali. Zagrebelsky, in soldoni, sostiene che quello di Conte non sia affatto «autoritarismo». «È previsto», argomenta, «che nella normalità della vita del diritto, possano “emergere" casi straordinari (cioè non previsti) di necessità e urgenza». Non valgono le «opinioni private» sulla gestione dell'epidemia: Conte ha tutto il diritto di prolungare lo Stato di emergenza e di gestirlo come desidera. Legittima dunque la limitazione della libertà di circolazione, ma anche la restrizione dei diritti «di riunione, di studio e socializzazione scolastica, di attività lavorativa, perfino di esercizio comunitario della libertà di culto». Chi pensa che il premier abbia esagerato è un «egoista», uno che «per il gusto del beau geste libertario assomigliante al “menefreghismo" estetizzante dei futuristi d'altri tempi non esita a mettere in pericolo la salute altrui». Il senso del ragionamento è chiarissimo, e in parte persino condivisibile: se c'è un'emergenza, bisogna che il governo la tratti come tale, anche attraverso misure estreme. Il problema è: chi decide se c'è un'emergenza? Chi decide quanto tale emergenza deve durare? Decide il governo, risponde Zagrebelsky. Ottimo. Tuttavia, nelle democrazie, il governo è chiamato a rendere conto del suo operato ai cittadini. Nel caso del Covid, proprio per puntellarsi, l'esecutivo si è munito di un Comitato tecnico scientifico. Il quale, come risulta dai verbali, non ha affatto consigliato la chiusura totale dell'Italia, ma solo la messa in sicurezza di alcune zone. Il premier, tuttavia, non ha ascoltato il suggerimento, e ha pure mentito a riguardo. Per altro, ogni volta che qualcuno ha osato criticare le sue azioni, il presidente del Consiglio ha risposto con toni sprezzanti, spesso tirando in ballo l'autorevole opinione degli esperti che lui stesso, in seguito, ha bellamente ignorato. Certo: un politico è libero di fare il politico e di non farsi comandare dai tecnici. Ma, appunto, al popolo prima o poi bisogna rendere conto, altrimenti si esce dai confini della democrazia. Questo è accaduto in Italia. Il governo ha imposto lo stato d'emergenza anche se avrebbe potuto operare diversamente, ha utilizzato il parere di medici e consulenti soltanto quando gli faceva comodo, ha giocato con la paura della popolazione per aggrapparsi al potere. C'è poi un altro elemento di cui tenere conto. Mettiamo pure che abbia ragione Zagrebelsky: esiste un'emergenza spaventosa che richiede risposte d'acciaio, a costo di limitare le libertà. Ma allora perché il pugno duro non si utilizza con tutti? Facciamo un esempio. Ieri, il ministro della Salute Roberto Speranza ha rilasciato un'inquietante intervista alla Stampa. «La situazione è seria», dice il ministro, i contagi risalgono, dunque servono «regole ferree sui trasporti», sui locali notturni e sulle discoteche. Speranza se la prende con una categoria in particolare: i giovani, i nuovi untori. «Alle ragazze e ai ragazzi dico: state attenti, perché voi siete il veicolo principale del contagio in questo momento». Curioso atteggiamento. Il governo prolunga lo stato di emergenza e si prende il potere assoluto, ma se le cose non vanno è colpa della popolazione. Non solo: per quale motivo si martella ogni giorno sui giovani ma non si dice mai mezza parola sui migranti? Eppure i contagi d'importazione non sono pochi. A Treviso, in un solo centro di accoglienza, ce ne sono quasi 250. E non parliamo di tutti gli altri sparsi in giro per la nazione. Ecco: se l'emergenza c'è, come mai non vale per tutti? Se l'allarme esiste ed è fondato, perché riguarda solo specifiche categorie di persone? Di nuovo, il governo compie scelte del tutto arbitrarie: con i ragazzi e con la «movida» esibisce le zanne e alza la pressione; con gli stranieri abbassa i toni e non vuole creare «facili allarmismi». Il filosofo di ultrasinistra Slavoj Zizek, nel suo nuovo libro intitolato Virus (Ponte alle Grazie), sostiene che per reagire al Covid serve un nuovo comunismo: un governo fortissimo che agisca con durezza, ma appena più trasparente della Cina. Ecco, è più o meno ciò che abbiamo sperimentato qui. Ha funzionato: siamo tutti meno liberi, più spaventati e più poveri, come negli Stati socialisti. Senza contare che, almeno in teoria, la democrazia sarebbe un'altra cosa.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».