2018-11-24
«Il reddito di cittadinanza parte ad aprile»
Il papà della misura Pasquale Tridico: «Entro dicembre il decreto, nessuno slittamento per colpa di Bruxelles. Aiuteremo circa 6 milioni di persone». La situazione economica: «Il numero totale dei contratti è salito, il sistema Paese non è sull'orlo del baratro».Professor Tridico, ma questo reddito di cittadinanza c'è o non c'è? «Perché mi fa questa domanda?». Perché il governo annuncia, precisa, ogni tanto aggiunge dettagli, anche in dichiarazioni autorevoli, ma intanto il decreto ancora non si vede. «Il reddito non è solo deciso, ma anche e soprattutto è già interamente finanziato nel Def». Ma allora per quale motivo non pubblicate ancora il decreto? «Stiamo definendo la tempistica della pubblicazione finale. Ma se lei prende l'articolo 21 della legge di bilancio trova la dotazione esatta, l'importo che viene stanziato: in totale 9 miliardi. E soprattutto la descrizione puntuale della più importante misura di intervento sociale mai varata».In questa cifra però vengono ricompresi i fondi del Rei, varato dal governo Gentiloni. «Si, ma non capisco cosa intendano i critici che fanno questa obiezione: il Rei viene superato dal Rdc perché noi quella cifra la moltiplichiamo per quattro! Senza contare che reintroduciamo fondi per la non autosufficienza - 100 milioni di euro, fino a ieri non c'erano - e confermiamo i 120 milioni per le politiche sociali agli enti locali». Il Pd dice che state soltanto implementando il Rei. «È un'osservazione curiosa. Il Rei è stato percepito da 266.653 famiglie. Si tratta di numeri molto piccoli: solo i poverissimi potevano accedere».La platea a cui vi rivolgete voi a quanto ammonta? «Un numero che può oscillare tra i cinque e i sei milioni di italiani. Non è un caso che, come ha detto Luigi Di Maio ieri, stiamo stampando questo stesso quantitativo di carte magnetiche». La platea non è definita esattamente? «C'è un bacino potenziale, ed è quello degli italiani che sono vicino alla soglia di povertà. Poi si dovrà fare una domanda, e si riceverà una risposta direttamente a casa». Nel Def non è indicata una data di partenza. Molti immaginano: magari per effetto della bocciatura di Bruxelles il reddito o per litigi con l'alleato, alla fine slitta.«Assolutamente no». Non c'è il rischio si ridimensioni la dotazione?«Assolutamente no». Quindi lei sta dicendo che la dotazione è quella che abbiamo appena detto, e la data è certa e che non cambierà? «Si: da aprile il reddito sarà erogato a tutti gli italiani che ne hanno diritto». Pasquale Tridico è il padre del reddito di cittadinanza, lui dice che al massimo può esserne considerato «un tutore». Consulente di Di Maio sui temi del lavoro e del sociale, è uno degli esperti che hanno stilato il decreto Dignità. Insegna a Roma Tre e ieri era quasi entusiasta dei dati Inps: «Sono la conferma che i nostri provvedimenti funzionano». Ieri lei ha incontrato il presidente degli industriali lombardi, Carlo Bonomi, che era preoccupatissimo per il calo dei tempi determinati. «Dipende come si leggono i dati. A parte il fatto che le stime Inps si fermano a settembre, dipende molto da cosa di va a guardare». Cioè? «È vero che calano i contratti a tempo determinato. Ma questo non è un problema, anzi. Era l'obiettivo dichiarato del nostro decreto. Piuttosto segnalo due dati molto indicativi. Il racconto ufficiale dei media ostili al governo è quello di un Paese che si trova sull'orlo del tracollo. Ebbene: il dato totale dei contratti sull'anno è che cresciamo di 300.000 occupati. Passiamo da 5.377.000 a 5. 661.000». Ma in questa serie è compresa anche la fase precedente alla nascita del vostro governo. «Ovvio. I dati dovranno essere osservati nel tempo. Ma questo dato dimostra lo stato di salute del sistema Paese. Poi c'è un dato parziale, ma molto importante che riguarda i nostri provvedimenti».Quale? «Le conversioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, relativo al periodo luglio-settembre, cioè da quando il decreto Dignità è stato varato. Dicevano che gli imprenditori non avrebbero assunto. I numeri dicono il contrario: luglio, da 28.358 del 2017 a 45.932 del 2018. Agosto: da 20.173 a 36.537. Settembre: da 24.895 a 38.217. A Luglio + 17.574 indeterminati, ad agosto +16.364, settembre + 13.322. Se li somma sono 47.260 contratti stabili in più».Torniamo ai tanti interrogativi sul passaggio dal Rei al Rdc. «Lei deve portare sei milioni di persone da Roma a Milano: con il Rei è come se lei volesse farlo con una 500, cioè con pochi posti e poca benzina. Il nostro reddito è un convoglio di treni ad alta velocità».Però alcune cose del Rei hanno funzionato: l'incrocio tra i servizi sociali, i Comuni, le anagrafi bancarie sui conti, l'Isee e l'Inps hanno scoraggiato i furbetti. «Infatti noi abbiamo riconfermato la dotazione sui Comuni proprio per questo. E useremo l'Isee e l'anagrafe. Il reddito è composto di due diverse parti. La prima è quello che in Europa viene chiamato housing support. Ovvero la parte del reddito che va a chi non ha una casa». In che misura? «Chi è senza domicilio prenderà fino a 300 euro circa di contributo di housing support e fino a 400 per la parte del reddito economico diretto. Chi non ha il contributo affitto prende il reddito pieno. Chi ha la casa avrà la detrazione».Per gli oppositori i centri per l'impiego non vanno.«E infatti noi investiamo quasi 2 miliardi per rimetterli in piedi. È singolare che questa critica arrivi da chi ha portato quei centri allo stato che conosciamo!».Quindi ammette: i centri non funzioneranno da subito. «Il reddito sarà erogato comunque, a partire da aprile con una norma transitoria, per una fase limitata in cui ristruttureremo i centri. Quando questo lavoro sarà finito, avremo uno strumento in più. Non è solo un sussidio di povertà, ma la prima misura in cui si fondono il sostegno all'occupazione e l'investimento per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori». È diverso dagli altri redditi europei?«Sì, sarà un reddito minimo condizionato: con un unico strumento si raggiungono due obiettivi. La lotta alla povertà e la riattivazione del mercato del lavoro». E se per far quadrare i conti ci saranno tagli? «Ripeto. I fondi sono già stanziati e nessuno li tocca: sono 9 miliardi. Noi siamo pronti a partire, entro dicembre ci sarà il decreto legge. Ad aprile parte il reddito».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)