2019-12-20
Il razzismo immaginario di Sondrio: «Niente insulti alla madre nigeriana»
La denuncia di una sardina scatena il putiferio social: «Era morta sua figlia, in ospedale l'hanno chiamata scimmia e offesa». Ma carabinieri e sanitari smentiscono. E si scopre che il marito è agli arresti per droga.C'è un pericoloso morbo che, ormai da qualche anno, va diffondendosi nel nostro Paese. Si chiama «razzismo immaginario» e continua colpire una larga fetta della popolazione. L'ultimo focolaio è stato individuato nei giorni scorsi a Sondrio e ha scatenato una mezza epidemia a livello nazionale. Spieghiamo. Anche nella città lombarda è andato in scena un raduno di sardine. A un certo punto ha preso la parola una giovane donna, Francesca Gugiatti, 25 anni, maestra elementare, consigliere comunale a Sondrio in una lista civica di sinistra nonché assessore nel Comune di Montagna in Valtellina. Ha raccontato un episodio straziante di cui, dice, è stata testimone.Sabato mattina, all'Ospedale Civile di Sondrio, è arrivata una madre nigeriana di appena 22 anni. Helly, questo il suo nome, era posseduta da un dolore senza fine. La sua figlioletta neonata, Mistura, non respirava più. Il personale medico ha provato a soccorrerla, ma non c'è stato nulla da fare: una morte bianca, orrore tra i più atroci. Quando ha capito che la sua piccola non c'era più, Helly si è messa a gridare come un'ossessa. Urlava nella sua lingua, batteva la testa per terra, si gettava sul pavimento. Quello strazio avrebbe scatenato una reazione razzista, almeno così ha denunciato pubblicamente - su Facebook e tramite le sardine - Francesca Gugiatti. A suo dire, numerose persone presenti nella sala d'aspetto dell'ospedale avrebbero cominciato a proferire bestialità: «Fate tacere quella scimmia», avrebbe detto qualcuno. «Tanto quelli come lei ne sfornano uno all'anno». Altri avrebbero parlato di «riti voodoo, di tradizioni sataniche e tribali». Così è esploso il caso di «razzismo immaginario». La storia raccontata dalla attivista è esplosa sui social network, e le sardine hanno dato una bella mano a pomparla. A nome dei pescetti di Sondrio, infatti, Tania Boiani ha scritto sui social: «Continueremo a combattere e ad ostacolare la deriva razzista che sempre più sta prendendo piede nel nostro Paese». Si è immediatamente sollevata un'ondata di indignazione che ha sommerso pure i leader politici di governo. Matteo Renzi è corso a twittare: «Una madre nigeriana urla straziata dalla morte della figlia. In risposta riceve insulti razzisti. Spero che riscopriamo il senso della parola Vergogna». A stretto giro è intervenuto su Facebook il viceministro dell'Istruzione, Anna Ascani: «Nella sala d'aspetto dell'ospedale di Sondrio», ha scritto, «circa 15 persone hanno dato vita a un vero festival dell'orrore: parole di un cinismo spaventoso. Che fanno raggelare il sangue. Che feriscono nel profondo, non solo quella donna a cui il destino ha appena strappato la figlia, ma tutte le persone perbene. Ma come si fa a essere così cattivi? Come si fa a infierire davanti al dolore più grande?». Come prevedibile, la vicenda si è trasformata in un gigantesco atto d'accusa contro sovranisti e populisti, responsabili di aver sdoganato il razzismo (Sondrio è governata dal centrodestra). Repubblica ha definito l'episodio «un inaccettabile caso di dilagata xenofobia nazionale». Piccolo problema: i fatti sono andati in modo un po' diverso da come sono stati raccontati. Il colonnello dei carabinieri Rocco Taurasi era presente all'ospedale assieme alla madre nigeriana. Spiega alla Verità di non aver sentito insulti razzisti. Tutta la scena, precisa, è avvenuta in zone dell'ospedale in cui non stazionano persone in attesa. «Non c'è stato nessun commento e nessun insulto razzista», è la versione dei carabinieri. «Perché presenti erano solo la madre, il marito, il personale medico, una parente e i carabinieri. Nessuno ha gridato frasi razziste all'indirizzo della donna e la donna non può aver reagito a questi insulti perché non c'è stata interazione tra chi aspettava di essere curato e lei». Dall'azienda ospedaliera, poi, dicono che il personale in servizio quelle frasi razziste «non le ha assolutamente sentite». Del resto nemmeno la povera mamma, intervistata ieri da vari quotidiani, dice di aver sentito alcunché, anzi utilizza sempre il condizionale. Certo, può darsi che qualche disgraziato senza cuore abbia fatto commenti indegni in un'altra stanza, lontano dalla donna. Ma non c'è stato alcun «festival dell'orrore», la madre che gridava non ha ricevuto «insulti in risposta», bensì attenzione e sostegno da carabinieri e personale medico. Un conto, insomma, è un cretino che sputa idiozie. Un altro conto è parlare di odio diffuso capillarmente e alimentato dalle destre feroci. Tutta questa vicenda dimostra, semmai, che il razzismo non è la norma. La donna nigeriana è stata portata in ospedale da un cittadino che l'ha vista per strada disperata e le ha dato un passaggio. Non solo. I carabinieri locali conoscono bene Alimi, il marito. Ivoriano, è stato arrestato tempo fa nell'ambito di una grossa operazione che ha sgominato una banda di spacciatori di droga di cui l'uomo faceva parte. Ora Alimi ha l'obbligo di firma in attesa del processo. Eppure ha ricevuto tutta l'assistenza possibile dalle autorità, dai medici e dagli infermieri. La xenofobia, dunque, l'hanno vista e pompata solo la sardina Francesca e i suoi sponsor progressisti. Per altro, la ragazza prima ha cancellato il suo post di denuncia, poi ne ha pubblicato un altro in cui cercava di abbassare i toni, dicendosi impaurita dalla reazione che ha scatenato. Intanto, però, il razzismo immaginario continua a diffondersi. E una tragedia terribile è stata tramutata in farsa per basse ragioni politiche.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
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