2018-08-25
Il quartiere del ponte è «crollato» da anni
«Buen retiro» delle famiglie patrizie nell'Ottocento, Sampierdarena muta pelle con il boom industriale e le lotte operaie. Ma il colpo di grazia alla qualità della vita lo ha dato la sinistra negli anni Novanta: all'ombra del Morandi prolifera un ghetto per gli immigrati.Inviato a GenovaA Sampierdarena, quartiere di Genova soprannominato un tempo per i suoi opifici la Manchester d'Italia, sino a pochi mesi fa la sinistra faceva sempre filotto e il vecchio Partito comunista ha sfiorato anche il 50 per cento dei voti. Nel parlamentino della circoscrizione ha iniziato la sua carriera politica l'ex ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Ma il vento è cambiato, con la forza della tramontana che qui taglia le facce. Alle elezioni per il Municipio Centro-Ovest (Sampierdarena, San Teodoro e Dinegro) dello scorso marzo il centrodestra ha totalizzato il 34 per cento dei voti, i 5 stelle il 31 e il centrosinistra non ha superato il 25 per cento.La sconfitta del Pd ha tante motivazioni, ma in particolare il suo declino si deve al degrado del quartiere. Che ha nel crollo del ponte la sua estrema metafora. In fondo a via Walter Fillak, una delle tante strade dedicate alla memoria di giovani partigiani, nella zona del Campasso, una delle vecchie roccaforti rosse, tra le chiome degli alberi spunta quello che resta del Morandi. Nel 2016 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza ha messo il caso Sampierdarena in cima alla lista delle emergenze. Il quartiere soffre per la criminalità, in buona parte straniera, ma soprattutto per l'incuria e l'abbandono. La compagnia dei carabinieri di corso Martinetti quantifica i problemi: nei primi sette mesi dell'anno ci sono stati 50 arresti, 159 denunce e 4.936 persone identificate. Soprattutto nella parte a mare della delegazione. In via Sampierdarena il bar Latin Palace è stato chiuso dopo l'aggressione subita da un militare dell'Arma. Nel quartiere la comunità più numerosa è quella degli ecuadoriani e le loro serate non di rado finiscono con ubriacature e risse. L'ultimo omicidio, ad aprile, lo ha commesso Javier Napoleon Pareja Gamboa: era appena tornato da Quito e ha ucciso la moglie per gelosia. Nei vicoli sono monitorate con attenzione le baby gang sudamericane, un tempo la vera piaga della zona, tanto che c'è scappato pure il morto. Nelle piazze Barabino e Settembrini, recuperate negli anni Novanta, la sera sulle panchine sono appollaiati solo stranieri. Sampierdarena è stata bellissima, ma del vecchio splendore resta ben poco. A Levante svetta ancora la Lanterna, simbolo della Superba. La sua luce la sera brilla nelle case dei sampierdarenesi, ma illumina soprattutto decadimento. L'area di San Benigno, la piccola Manhattan di Genova, con il Matitone e gli altri grattacieli, è viva solo di giorno, grazie agli uffici. La notte è popolata, come in una ballata di Fabrizio De Andrè, da prostitute, spacciatori e camionisti. Era qui il vecchio rione della Coscia. In casa Rebora 27, 120 anni fa, Emilio Salgari scrisse il Corsaro nero. Fu pubblicato a Genova nel 1898 con le illustrazioni di Pipein Gamba, scenografo e costumista del Teatro Carlo Felice. Una mareggiata allagò la casa di Salgari e gli rovinò i preziosi atlanti. Oggi i sampierdarenesi il mare non lo vedono più. Le recinzioni del porto e centinaia di container lo fanno solo immaginare.Eppure il nome del quartiere discende proprio dal vecchio arenile: sulla sua sabbia, secondo la leggenda, si ritemprò San Pietro, durante un suo viaggio. Il piccolo villaggio di pescatori crebbe intorno ad un sacrario dedicato a Sant'Agostino.Molti anni dopo quel tratto di costa divenne una prestigiosa zona di villeggiatura per le famiglie patrizie genovesi. Che costruirono le meravigliose ville della cittadina. Se ne contavano almeno 30 degne di menzione. Alcuni allievi dell'architetto perugino Galeazzo Alessi progettarono la cosiddetta triade alessiana: Villa Grimaldi, detta «la Fortezza», di proprietà di un ricchissimo banchiere, Villa Imperiale, detta «la Bellezza», voluta dal mecenate Vincenzo Imperiale, e villa Lercari Sauli, soprannominata «la Semplicità». Villa Imperiale era circondata da un rigoglioso parco. Oggi le erbacce circondano la fontana secca del Nettuno e la grotta del Ninfeo, prosciugata pure lei, è stata trasformata in uno squallido magazzino per operai. Gli storici palazzi cadono a pezzi e il marmo si sbriciola. Le facciate sono deturpate da murales e scritte, vergate in tutti gli idiomi. Sampierdarena aveva già iniziato a cambiare pelle a fine Ottocento con le fabbriche (qui l'Ansaldo produceva la mitica locomotiva a vapore Galileo Ferraris) e le associazioni di mutuo soccorso. Nel 1926, dopo 128 anni d'indipendenza, venne annessa alla Grande Genova. Perse la sua bella spiaggia sabbiosa per lasciare spazio all'ampliamento del porto. I fondali antistanti il quartiere vennero interrati per costruire i nuovi moli. Nella seconda metà del secolo scorso Sampierdarena muta definitivamente vocazione: punta sull'industrializzazione e si fa assistere dalle partecipazioni statali. Da tutto il Sud arrivano operai e muratori. Sotto il ponte crescono le case dei ferrovieri, poco più in là vanno ad abitare migliaia di lavoratori originari della Sicilia e in particolare di Riesi. Sono gli anni dell'esplosione demografica e degli anni di piombo. In quel periodo Sampierdarena è una trincea: muoiono i carabinieri Vittorio Battaglini e Mario Tosa e il sindacalista Guido Rossa, ai quali Sampierdarena, come fa con tutti i suoi numerosi martiri, ha dedicato altrettante strade. Ma nonostante il terrore Sampierdarena è viva, ci sono diversi cinema, un mercato vivace, club musicali, decine di negozi.Negli anni Novanta, però, le amministrazioni di sinistra decidono di recuperare il centro storico e il porto antico. Il rilancio turistico di Genova non passa da Sampierdarena che si trasforma in ghetto.I migranti iniziano a trasferirsi qui anziché nella città vecchia. Si stabiliscono nella parte bassa, via Buranello, via Sampierdarena, Lungomare Canepa. Inizialmente occupano la zona intorno ai locali per marinai dell'angiporto, come lo storico San Francisco, e poi piano piano salgono verso le alture. A causa dei nuovi abitanti il valore delle case è crollato, i prezzi sono scesi anche di due terzi. Nel quartiere cinque vani ormai si possono comprare con poco più di 50.000 euro. Nella parte bassa viene rispettata l'antica vocazione di divertimento per marinai. I club per soli uomini sono numerosi: il Privilege, il Palmas, il Kikka. Come le sale slot, i centri massaggi e i sexy shop. In via Giacomo Buranello (altro partigiano) non abdica lo storico cinema a luci rosse Eldorado. Di fianco ai tipici panifici con la focaccia calda, hanno aperto i bazar per stranieri e una nota palestra è stata sostituita da un centro islamico, finito al centro di inchieste giudiziarie legate al terrorismo. Le chiese evangeliche sono numerosissime, mentre nella parrocchia dei salesiani di San Giovanni Bosco la domenica viene officiata una messa in spagnolo. Nonostante tutto qualche vecchia attività non si arrende. Come la rinomata pasticceria Mantero, che, in controtendenza, ha appena inaugurato un elegante caffè in via Antonio Cantore (un generale). Continua a servire i suoi piatti pure il ristorante Serra, noto tempio sampierdarenese del pesce, che all'esterno anziché il menù espone, a uso dei viandanti, i prezzi. A tavola un anziano genovese parla con la tipica coccina alla giovane compagna sudamericana. Discutono di soldi e di spese. Gli altri avventori masticano in silenzio. Fuori Sampierdarena muore. Come il suo ponte.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)