2019-12-31
Il prevedibile flop del reddito di cittadinanza
Su oltre 1 milione di aventi diritto, 791.000 sono «avviabili» al lavoro. E di questi appena 28.000 ne hanno trovato uno. La norma bandiera del M5s è un esempio di assistenzialismo e ha sbancato al Sud. Con soldi pure per ex brigatisti e dipendenti in nero.Pur girandoci intorno, l'ha dovuto ammettere anche il premier Giuseppe Conte nella conferenza di fine d'anno: «Dobbiamo migliorare la prospettiva occupazionale» del reddito di cittadinanza. Misura fortemente voluta dai 5 stelle, in nove mesi si è rivelata un mero sussidio per chi non ha lavoro, o ne ha già uno, però in nero. La manovra di sostegno, rivolta a chi vive al di sotto della soglia di povertà (calcolata in 780 euro mensili per una persona singola priva di risorse, cifra sicuramente molto alta rispetto alla media europea) e finanziata in deficit, non ha migliorato l'emarginazione con la dignità di un lavoro. E non ha migliorato l'economia del Paese. «Nel 2020, se la stagnazione del Pil perdurerà, come previsto nello scenario a politiche invariate, la dinamica dell'occupazione si abbasserà rispetto a quest'anno», annotava il centro studi di Confindustria nel suo rapporto d'autunno, prevedendo che nei prossimi trimestri «il rientro della disoccupazione potrebbe subire una battuta d'arresto, complice il rallentamento della crescita occupazionale e un'espansione della forza lavoro». Da maggio, mese in cui si è iniziato a percepire il sussidio, al 10 dicembre, solo il 3,63% dei beneficiari hanno trovato lavoro: 28.763 sui 791.351 tenuti a seguire un percorso personalizzato di accompagnamento al lavoro (il cosiddetto patto per il lavoro). Secondo i dati dell'Inps, infatti, tra aprile a novembre 2019 furono presentate più di 1.600.000 domande di reddito di cittadinanza (Rdc). Di queste, 440.000 sono state respinte, 112.396 risultavano in fase di lavorazione. Dopo i controlli effettuati anche dalla Guardia di finanza, le domande accolte sono state 1.066.110, per il 60,4% in Regioni del Sud e nelle Isole (643.999 a fronte delle 902.341 pervenute), per il 24,4% in Regioni del Nord (260.024 su 455.641) e per il 15,2% in quelle del Centro Italia (162.087 su 265.018).i navigatorAlla data del 13 dicembre sono stati convocati nei centri per l'impiego (per la fase due del reddito), solo 422.947 beneficiari sui 791.351 che sono tenuti al patto per il lavoro, poco più della metà. Tutta colpa dei centri per l'impiego dove ancora regna il caos, della fase due partita in ritardo, dell'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) che non incrocia domande e offerte, dei navigator troppo pochi e troppo precari per aiutare a trovare occupazione? O forse è il sussidio stesso a essere sbagliato così come è stato concepito? Un aiuto economico a perdere per poveri che molto difficilmente entreranno nel mercato del lavoro, perché poco istruiti e formati, mentre ex brigatisti e lavoratori in nero continueranno a ricevere soldi dallo Stato. «Dovrà essere contemporaneamente un intervento di stabilizzazione sociale e di politica attiva del lavoro», aveva dichiarato al Sole 24 Ore l'ex ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Proprio il quotidiano di Confindustria ha verificato a fine novembre come funzionano i colloqui di lavoro previsti dalla legge. Da Nord a Sud, il lamento era stranamente pressoché unanime, gli «avviabili» risultavano con «scarsa specializzazione», la «stragrande maggioranza con un basso titolo di studio», per non parlare di quelli «non impiegabili» e quindi segnalati ai servizi sociali. Il reddito di cittadinanza «ti aiuta a formarti e a trovare lavoro permettendoti così di integrare il reddito della tua famiglia», si legge sul sito del governo. Fosse davvero così, se giovani e adulti trovassero lavoro grazie ai centri per l'impiego, molti problemi del Meridione sarebbero risolti. Guarda caso, invece, il governo Conte bis considera un obbligo destinare il 34% della spesa pubblica al Sud, confermando la politica assistenzialistica verso il Mezzogiorno. Basta scorrere i dati diffusi dall'Osservatorio sul reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza per intuire che cosa non funzioni in questo sussidio. La Campania svetta per maggior numero di persone che usufruiscono dell'aiuto (537.218), più del doppio di Lombardia (173.094 beneficiari) e Veneto (56.817) messi insieme. Al secondo e terzo posto troviamo Sicilia (433.586) e Puglia (222.57), mentre in Piemonte sono 111.939 e 7.120 in Trentino Alto Adige. L'importo medio del reddito di cittadinanza è di 522 euro, ma se in Lombardia è di 462,83 euro, in Piemonte di 493,90 euro, in Veneto di 445,22 euro, in Trentino Alto Adige di 400,69 euro e in Friuli Venezia Giulia di 406,83 euro, in Campania la cifra sale a 586,50 euro, in Sicilia a 570,06 euro e in Puglia a 528,55 euro. Nel Lazio si aggira sui 507,88 euro.L'anpalMa quanto ci sta costando questo aiuto? A oggi, ultimo giorno dell'anno, la spesa complessiva dovrebbe essere di 3,8 miliardi di euro per sussidi a perdere e per aver creato solo 28.763 posti di lavoro, ciascuno dei quali è finito per costare 132.000 euro. Una follia totale. «I dati indicano come il reddito di cittadinanza stia funzionando su tutto il territorio, compreso il Mezzogiorno, dimostrandosi uno strumento non solo finalizzato a ridurre la povertà ma anche favorire l'occupazione dei soggetti deboli», commentava poche settimane fa il presidente dell'Anpal, Mimmo Parisi, ovviamente non riferendosi alle spese. Se guardiamo le percentuali di nuovi occupati nelle Regioni dove è stato presentato il maggior numero di domande, i dati invece sono sconsolanti. In Campania ha trovato occupazione lo 0,64% dei beneficiari (3.445 su 537.218), in Sicilia lo 0,83% (3.602 su 433.586), l'1,47% in Puglia (3.282 su 222.579). Il 67,2% ha un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato. Altro che boom di contratti stabili cui puntava il decreto tanto caro al capo pentastellato, Luigi Di Maio.
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