2020-08-06
Il Prete Rosso che preferì le note alla messa
Antonio Vivaldi (Wikimedia Commons)
Antonio Vivaldi, chioma di fuoco e temperamento altrettanto fiammeggiante, divenne famoso in tutta Europa. Era un religioso ma la Chiesa non vedeva di buon occhio le attrici della sua compagnia teatrale: rimase abate, ma senza metter piede sull'altare.Stravagante ma ottimo organizzatore, compositore infaticabile nonostante la salute cagionevole, sensibile alle attrattive del mondo secolare malgrado la formazione religiosa, Vivaldi rappresenta uno dei momenti più fulgidi della storia della musica occidentale. Vivaldi fu, insieme con Haendel, il compositore della prima metà del Settecento che i contemporanei di tutta Europa apprezzarono e ammirarono di più. All'interno dei singoli Paesi vivevano ed operavano artisti di uguale e anche superiore livello (Bach in Germania per esempio), ma la loro fama non sorpassò le frontiere come invece avvenne per Vivaldi. Le ragioni del suo successo sono contenute nella qualità della sua musica. A differenza delle opere strumentali dei maestri suoi contemporanei, i suoi concerti non sono mai generici, non assomigliano a nessun concerto di altri: sono proprio di Vivaldi.C'è un segno inconfondibile che li distingue e che è frutto di un linguaggio personale. Gli elementi connotativi di questo linguaggio sono soprattutto le idee musicali, i motivi tematici: freschi, incisivi, accattivanti, stringati e chiaramente inseriti in strutture formali ben rilevate. Gli Allegro sono balzanti, assecondati da ritmi stimolanti e contrastano fortemente con la distesa serenità degli Adagio, in cui le melodie prendono snodi ampi e sconosciuti prima di lui.Oltre alla gioia del suono alla chiarezza del periodare, grande merito di Vivaldi fu il senso prezioso del tempo psicologico, che gli risparmiò le cadute di tensione, le lungaggini, gli indugi: qualità rare e non ultima ragione della sua rinnovata fortuna. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1741, il nome di Vivaldi continuò ad essere citato ma la sua musica cadde quasi immediatamente nell'oblio. La sua notorietà come violinista stravagante e come ecclesiastico eccentrico mise in ombra in larga misura la sua fama, anche postuma, di compositore. Per più di un secolo dopo la sua morte, gli spartiti di Vivaldi giacquero ammucchiati fra la polvere degli archivi musicali e solo nell'Ottocento, dopo la rivalutazione di Bach, la scoperta della trascrizione per clavicembalo di parecchi concerti vivaldiani per violino ad opera del grande maestro tedesco accentrò la attenzione dei musicologi sulla figura del Prete Rosso. Bach aveva intuito in lui un precursore e ne aveva ripercorso la linea melodica con una grandiosa orchestrazione; l'intuizione bachiana aveva un chiaro valore di scelta e insieme di suggerimento. inizi di un prodigioDopo la tonsura, che era possibile ricevere a soli quattordici anni, il corso preparatorio del giovane chierico non dovette certamente essergli di grande ostacolo al compimento dei suoi intensi studi musicali, né impedirgli di partecipare alla multiforme vita artistica veneziana. In ogni caso, già prima dell'ordinazione sacerdotale, Vivaldi doveva godere di una buona fama come violinista: solo così si spiega la sua nomina all'Ospedale della Pietà. Era questo un orfanotrofio femminile in cui le ragazze più dotate venivano istruite alla musica. Istituzione ormai illustre, l'Ospedale della Pietà, già dal secolo precedente aveva acquisito grande fama per l'eccellenza delle sue esecuzioni che attiravano settimanalmente un folto pubblico, non solo locale. Per molta parte della sua vita, Vivaldi prestò la sua opera in questo istituto e ciò spiega l'enorme numero di concerti composti: più di 400, di cui circa la metà per violino e gli altri per moltissimi strumenti ad arco e a fiato. Dopo i primi anni di lavoro silenzioso e concentrato nel seminario musicale, si ebbero i primi successi direttoriali del giovane Vivaldi, cui seguirono ampi riconoscimenti della sua opera di compositore. Ma proprio quando le sue composizioni incominciavano a essergli richieste anche dall'estero, il giovane maestro si volse all'Opera, pervenendo in breve a essere apprezzato e ricercato anche in questo campo. Quando poi egli incominciò a muoversi nell'ambiente degli impresari teatrali, delle primedonne, dei maestri di balletto, per infine diventare egli stesso impresario, la sua abilità nel trattare affari di denaro crebbe ancora di più. Una volta respinse l'ordinazione di un'opera per il teatro di San Cassiano, perché invece di cento gli avevano offerto novanta zecchini, ma questa probabilmente fu una questione di prestigio: un compositore non poteva permettersi di svalutarsi nei confronti di colleghi meglio retribuiti. Alla mentalità odierna sembra incomprensibile che un prete compositore si impegolasse a tal punto nella così spesso torbida sfera del mondo imprenditoriale. Ma per un compositore lungimirante era questa l'unica possibilità di prendere in mano i propri affari, al fine non soltanto di garantire la qualità delle esecuzioni ma anche di assicurarsi contro ogni genere di sfruttamento: «Far l'opera senza di me non posso, perché non voglio affidare all'altrui mani un soldo sì grande», dirà Vivaldi a questo proposito. Se un compositore o un virtuoso trascurava i suoi interessi economici o non aveva la capacità di curarsene, lo attendeva sicuramente la sorte toccata poi a Mozart.Ma, pur con tutta la sua attitudine per gli affari, Vivaldi non era affatto avaro; aveva, al contrario, una spiccata propensione per una condotta di vita in grande stile che, a lungo andare, si mostrò sproporzionata ai suoi pur alti guadagni. Lo stesso Vivaldi ammetteva che i suoi viaggi gli costavano tanto perché, a causa della salute malferma, doveva sempre farsi accompagnare da quattro o cinque persone.carattere non facileVivaldi era notoriamente vanitoso al limite della megalomania e della paranoia, fatto che si potrebbe interpretare come il ribaltamento di un complesso di inferiorità derivante dalla sua salute malferma. Era intollerante nei confronti di qualsiasi critica e ostentava i suoi successi in musica e le sue relazioni sociali. L'ossessione per il denaro era solo un aspetto della mania per una precisa quantificazione. Anche quando gonfiava le proprie statistiche, Vivaldi non usava mai espressioni indeterminate. Annotazioni sui manoscritti di alcune composizioni rivelano fortunatamente un certo senso dell'umorismo, se pure a volte un po' crudo. C'era anche, nell'uomo, un fondo di gentilezza. Dal primo e più affettuoso racconto di Goldoni del suo incontro con il compositore avvenuto nel 1735 per discutere l'adattamento del libretto della Griselda di Zeno, si coglie il barlume di una personalità più cordiale e generosa benché sempre profondamente sospettosa. Il celebre commediografo ci ha lasciato un ritratto dal vero di Vivaldi che è lo stesso che emerge dalle sue opere: vivace, impulsivo, sfavillante di idee, sempre preso dalla necessità più immediata.strano sacerdoteA venticinque anni Vivaldi fu ordinato sacerdote ma, pur conservando la veste e il titolo di abate, smise ben presto di dir messa: per la salute fragile, protesta egli stesso con apparente sincerità. Per imposizione ecclesiastica in seguito alle sue stranezze, mormorano contemporanei e aggiungono commenti a non finire, di cui troviamo l'eco in un diario di Roualle de Boisgelou del 1800: «Un giorno che Vivaldi diceva messa gli venne in mente il tema di una Fuga. Lasciò di colpo l'altare su cui celebrava e corse in sacrestia ad annotare il suo tema. Lo denunciarono alla Inquisizione che fortunatamente lo considerò nella sua qualità di musicista, cioè di strambo, e si limitò a proibirgli di dir messa da allora in poi». Un altro episodio - che testimonia l'atteggiamento molto «prudente» delle autorità ecclesiastiche nei confronti di Vivaldi - ebbe grande importanza nella vita del musicista. Egli, che era compositore, ma anche impresario e direttore di una piccola compagnia, doveva partire per Ferrara con la sua troupe di orchestra e cantanti per far eseguire un'opera nuova. Il contratto era definito in ogni particolare quando arrivò l'ordine del Nunzio Apostolico a nome del cardinale Ruffo di non muoversi da Venezia per lo scandalo che suscitava la compagnia teatrale di attrici e suonatrici guidata da Vivaldi. Il cardinale Ruffo, nobile di origine napoletana, fu tra i più attivi ed illuminati reggitori della diocesi di Ferrara. Animato da profondi sentimenti e da idee riformistiche e moraleggianti, aveva intrapreso, da tempo, una campagna per frenare il malcostume ecclesiastico. Spinto da tali ideali, emanò una serie e di severissime disposizioni. La severa presa di posizione nei confronti di Vivaldi non fu determinata da sentimenti personali, ma da radicate convinzioni morali che intendeva far rispettare nella sua diocesi. Il Prete Rosso - soprannome dato a Vivaldi dai contemporanei per via della sua folta chioma fiammeggiante - scrisse in quell'occasione al marchese Bentivoglio di Aragona, in Ferrara (16 novembre 1737 ): «Eccellenza, dopo tanti maneggi e tante fatiche, ecco a terra l'opera di Ferrara. Oggi questo monsignor Nunzio Apostolico mi ha fatto chiamare e ordinato, a nome di S.E. Ruffo, di non venire a Ferrara a far l'Opera, e ciò stante esser io religioso che non dice messa e perché ho amicizia con la Girò cantatrice. Quello che mi affligge è che sua Eminenza Ruffo dà a queste povere signore una macchia che il mondo non ha loro mai dato. Sono quattordici anni che siamo andati insieme in moltissime città d'Europa, e per tutto fu ammirata la loro onestà, e può dirlo abbastanza Ferrara. Sono venticinque anni ch'io non dico messa, né mai più la dirò, non per divieto o comando, come si può informare S.E., ma per la mia elezione, e ciò stante un male ch'io patisco 'a nativitate, per il quale io sto oppresso. Appena ordinato sacerdote, un anno o poco più ho detto messa, e poi l'ho lasciata avendo tre volte dovuto partir dall'altare senza terminarla a causa dello stesso mio male. Per questo io vivo quasi sempre in casa e non esco che in gondola o in carrozza, perché non posso camminare per il mal di petto, ossia strettezza di petto. Non v'è alcun cavaliere che mi chiami alla sua casa, nemmeno l'istesso nostro principe, mentre tutti sono informati del mio difetto».sforzo titanicoQuesto documento di basilare importanza per la biografia di Vivaldi è stato più volte commentato da insigni studiosi. Fra le diverse affermazioni qui contenute spiccano quelle riguardanti le condizioni di salute del compositore. Il lavoro svolto da Vivaldi durante tutta la sua esistenza avrebbe richiesto l'energia e la perfetta efficienza fisica non di una, ma di molte persone. Ammesso che scrivere musica comporti un dispendio di energie fisiche limitato (il che non è vero), dobbiamo tener conto che l'attività del Prete Rosso comprendeva prestazioni di grande impegno fisico, come suonare il violino, istruire e dirigere cori e orchestre, l'insegnamento degli strumenti musicali (violino, viola e violoncello), la direzione in qualità di primo violino e direttore d'orchestra dei suoi spettacoli d'opera e per di più il lavoro d'impresario.La rinuncia all'obbligo della messa per motivi di salute la si può accettare solo come pretesto per dedicarsi totalmente alla musica.(1. Continua)
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