2020-09-05
Il pm promise: «Faremo presto». L’inchiesta su Grillo jr. pare bloccata
Perplessità e ritardi inspiegabili nelle indagini sul figlio del comico e tre suoi amici accusati di aver stuprato una coetanea italonorvegese l'estate scorsa in Sardegna. Istruttoria interminabile, dilatata anche dal Covid.Esattamente un anno fa, il 5 settembre 2019, il diciannovenne Ciro Grillo, il figlio più piccolo di Beppe, fondatore del Movimento 5 stelle, e tre suoi amici venivano interrogati per ore dal procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e dalla pm Laura Bassani. L'accusa per i quattro era di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una coetanea italonorvegese che il presunto branco aveva incontrato in un locale della Costa Smeralda, il celebre Billionaire.Gli interrogatori si svolsero al buio, cioè senza che gli inquirenti avessero prima analizzato il contenuto dei cellulari degli indagati, sequestrati sette giorni prima.La notizia della convocazione in Procura uscì il giorno dopo il giuramento del governo giallorosso e in molti apprezzarono la sensibilità istituzionale dei magistrati che avevano convocato il rampollo di uno degli azionisti di maggioranza del gabinetto Conte solo dopo che la lista dei ministri era stata ufficializzata. Immaginate la scena: mentre a Roma i membri del governo giuravano al Quirinale, quasi contemporaneamente, a Tempio Pausania, iniziavano gli interrogatori che se fossero stati fissati solo un paio di giorni prima avrebbero messo a rischio la formazione del Conte bis. Ma possono suscitare perplessità anche altri passaggi dell'inchiesta. La ragazza aveva presentato denuncia a fine luglio a Milano, dopo essere rientrata con i genitori dalla sua vacanza da incubo in Sardegna, eppure i carabinieri sequestrarono i cellulari di Grillo junior, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria un mese dopo la querela. Un lasso di tempo che non convince. Stupisce, invece, che la visita degli uomini dell'Arma a casa Grillo non sia stata intercettata dai mezzi di informazione come succede quasi sempre in casi simili. Nelle stesse ore, dal suo blog, il comico incitava Pd e 5 stelle ad accelerare per chiudere l'accordo di governo.Il 6 settembre la notizia, finalmente, esce sui giornali e il procuratore Capasso si affretta ad affermare: «Faremo presto, a garanzia degli indagati e della parte offesa». E aggiunge: «Data la delicatezza del caso sulla vicenda manteniamo il massimo riserbo». Il riserbo è stato garantito, sulla velocità avremmo da eccepire. Il 12 settembre 2019 il capo della Procura guida personalmente il sopralluogo nell'appartamento dove sarebbe avvenuta la violenza, una casa di proprietà della famiglia Grillo nell'esclusivo Pevero golf club di Porto Cervo. Dalle indagini vengono esclusi i carabinieri di Milano: Capasso preferisce affidarsi agli investigatori locali. A metà settembre gli inquirenti, visto il clamore mediatico assunto dalla vicenda, decidono di accelerare le operazioni tecniche sui telefonini, anticipando l'esecuzione della copia forense dei contenuti degli smartphone, un'attività che inizialmente era stata fissata per il 24 settembre, quasi un mese dopo il sequestro degli apparecchi (avvenuto il 29 agosto).Anziché i 60 giorni inizialmente pattuiti, l'analisi dei dati porta via al consulente incaricato dalla Procura quasi il doppio del tempo e la relazione viene consegnata a fine gennaio 2020. A questo punto Capasso informa le parti di aver depositato la consulenza, ma nessuno dei legali del pool difensivo la ritira. In questo modo gli avvocati lasciano il cerino in mano al procuratore e nessuna carta dell'inchiesta è da allora finita sui giornali. Il consulente tecnico della presunta vittima ha, invece, chiesto alcuni aggiustamenti nella metodologia della ricerca, evidentemente non soddisfatto di quanto rinvenuto sugli smartphone sequestrati quasi un mese e mezzo dopo i fatti. A marzo è iniziato il periodo di lockdown e l'attività ordinaria del Tribunale si è bloccata. In via teorica, lasciando il tempo agli inquirenti di studiare nei dettagli la consulenza e di prendere una decisione in tempi stretti. Ad aprile L'Unione sarda ha pubblicato un articolo in cui si leggeva: «Stando al contenuto di video, foto e chat (compreso il filmato che ritrae la vittima durante un rapporto sessuale con i coetanei) non emergerebbero elementi di evidente costrizione». Sembrava l'anticipazione di una richiesta di archiviazione, di cui, però, non risulta essere stata informata la parte offesa. Da allora più niente. Un silenzio assordante. In cui rimbomba la frase di Capasso di un anno fa: «Faremo presto, a garanzia degli indagati e della parte offesa».Anche perché la nuova legge sulle violenze contro donne e bambini è soprannominata Codice rosso proprio perché offre una corsia preferenziale per questo tipo di reati, mentre la giovane italonorvegese e i suoi genitori attendono da oltre un anno risposte dal nostro sistema giudiziario. Ma anche gli indagati, come ha evidenziato Capasso, avrebbero interesse a vedere chiudere rapidamente la fase istruttoria, un interminabile limbo in cui sia i ragazzi che le loro famiglie non hanno una completa conoscenza degli atti e non sono per questo in grado di difendersi con la necessaria incisività da accuse infamanti. Per tutto questo non si capisce a chi giovi il differimento delle decisioni. C'è da augurarsi che quanto prima, o attraverso un'istanza di archiviazione o con un avviso di chiusura delle indagini propedeutico a una richiesta di rinvio a giudizio, questa situazione che pare di stallo si sblocchi. Un procedimento tanto sensibile non può rimanere a bagnomaria.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)