2022-01-18
Il piano B di Salvini inquieta il Cav. Conte prova già a smarcarsi dal Pd
Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (Ansa)
Il leghista annuncia una «proposta convincente per tutti» per il Colle. Malumori in Forza Italia, poi arriva la telefonata chiarificatrice con Silvio Berlusconi. Giuseppi cerca l’incidente con i dem per avere le mani libere.«Il rischio che crolli tutto e si vada a votare è altissimo»: così un ministro di primo piano del governo guidato da Mario Draghi commenta con la Verità il caos che sta avvolgendo l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Caos, almeno quello, bipartisan: mentre Matteo Salvini con alcune dichiarazioni fa saltare sulla sedia gli alleati di Forza Italia, tra Giuseppe Conte e il Pd esplode una guerra che rischia di mandare definitivamente in frantumi i giallorossi, o ciò che resta di loro. Nel mentre, come se non bastasse la confusione, la fronda anti-Enrico Letta del Pd boicotta il tentativo del segretario di lanciare la candidatura di Draghi. Il quale Draghi, riferiscono fonti attendibilissime, starebbe facendo capire ai leader dei partiti che se non fosse lui ad andare al Colle mollerebbe anche il governo. «La voce gira», conferma il ministro, «ma come lo spiegherebbe agli italiani?». La tempesta perfetta si avvicina, così come la prima votazione in programma lunedì prossimo, e sullo sfondo si staglia il bis di Sergio Mattarella, che continua a declinare ma potrebbe essere «costretto», politicamente parlando, ad accettare di restare un anno al suo posto, per non far venire giù maggioranza e governo con conseguenti elezioni anticipate. Salvini, dicevamo. Sono le 16 e 10 di ieri quando il leader della Lega sgancia la sua dichiarazione bomba: «La settimana prossima, quando si comincia a votare», dice il leader del Carroccio, «la Lega come forza responsabile e di governo, adesso e nei prossimi anni, farà una proposta che penso potrà essere convincente per tanti se non per tutti. La deadline perché Berlusconi sciolga la riserva? Prima che si cominci a votare, la settimana prossima. Questo esecutivo», argomenta Salvini a proposito della sua idea di un governo dei leader di partito, «ha ampi margini di miglioramento, come sul tema sicurezza. Spero che Draghi continui a essere premier e poi che tutti i partiti mettano le loro energie migliori». Al quartier generale di Forza Italia suona l’allarme rosso: la proposta «convincente per tanti» non può certo essere Silvio Berlusconi. «Correggeranno il tiro», prevede un berlusconiano doc, «la frase si presta a fraintendimenti. Salvini è su Berlusconi e non si sposta». Da parte sua, Silvio ieri ha passato al telefono tutta la giornata: i contatti con i potenziali grandi elettori da trovare all’esterno del perimetro del centrodestra sono continui. Stavolta non c’è Vittorio Sgarbi a fare da centralinista: «Ci ha fatto un danno pazzesco», sospira la nostre fonte forzista, «tutti noi stiamo lavorando per attrarre consensi verso il presidente, ma si tratta di un lavoro certosino, discreto, che va portato avanti con riservatezza». Dalle parti di Italia viva trapela che Matteo Renzi, la cui prima scelta sarebbe Draghi, inizia a dubitare del fatto che con il premier al Colle si possa evitare il voto anticipato e si prepara a puntare su Marta Cartabia. Alle 18 e 40, arriva la famosa «correzione di tiro» della Lega: «Respingiamo», chiariscono fonti della segreteria del Carroccio, «le letture malevoli: Matteo Salvini ha ribadito quanto sta sostenendo da settimane ed è in linea con quello che è stato deciso dopo l’ultimo vertice di centrodestra a Villa Grande». In serata arriverà anche la notizia di una «lunga e cordiale telefonata» tra Berlusconi e Salvini. Si torna quindi al punto di partenza, e potremmo dire che il centrodestra almeno un punto di partenza ce l’ha, mentre l’idea che Gianni Letta possa essere l’asso nella manica di Berlusconi risulta campata in aria. Sul fronte opposto, invece, domina la confusione. Goffredo Bettini, guru del Pd, attacca il suo (ex?) grande amico Giuseppe Conte: «È in un momento di notevole difficoltà. Uomo leale», dice Bettini al Corriere della Sera, riferendosi a Conte, «che apprezzo: ma più leader di governo, che capo di un partito». A Giuseppi si scompiglia il ciuffo: iniziano a circolare veline che lo descrivono come «adirato» con Bettini. «Se l’unità d’intenti in vista del Quirinale», azzanna il ministro Stefano Patuanelli, vicinissimo a Giuseppi, «è rappresentata da interviste e colloqui rilasciati alla stampa in cui si esprimono giudizi sul M5s e il suo leader politico, direi che la direzione di marcia della coalizione non è quella giusta»; «Lasciano perplessi», aggiunge Riccardo Ricciardi, deputato e vicepresidente del M5s, «le parole espresse sulla leadership del presidente Conte da parte di un nostro alleato»; «Non capisco perché Bettini», twitta il deputato M5s Francesco Berti», sia così ascoltato dai vertici M5s». Bettini precisa, smussa la polemica, ma tra i pentastellati c’è chi sente puzza di bruciato: «La manfrina con Bettini», dice alla Verità un parlamentare del M5s, «serve a Conte a per inasprire il rapporto con i dem e così non aderire all’eventuale scelta del Pd di non partecipare alle votazioni per evitare clamorosi scenari, come l’elezione di Berlusconi o di un altro nome imposto dal centrodestra. Conte vuole l’incidente per correre al voto anticipato prima che la sua leadership si logori completamente. Vuole eleggere pochi parlamentari, ma tutti suoi fedelissimi». Domani mattina è previsto un vertice tra Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza. Se Conte chiederà di scegliere un candidato di bandiera, sarà la conferma che il suo obiettivo è evitare l’uscita dall’aula.
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