2020-05-15
Il Pd si riprende la Rai epurando le donne
Con l'accordo dem-M5s, saltano Giuseppina Paterniti («Tg3») e Silvia Calandrelli (Rai 3) ed entrano Mario Orfeo e Franco Di Mare: così Salini accontenta la sinistra, che occupa l'80% la tv pubblica. Ma Valeria Fedeli (Vigilanza) accusa l'ad di nomine sessiste. In bilico pure Lorella Cuccarini.Si è svegliato maschilista. Travolto da un attacco di misoginia o più semplicemente distratto, Fabrizio Salini ha deciso di completare le nomine Rai in bilico da mesi con un'epurazione di genere. Ci vuole del coraggio nell'era della parità politicamente corretta (anche il premier Giuseppe Conte è stato costretto a rispettare le quote rosa nelle task force antivirus), ma l'ad della Rai ha tirato dritto e ha formalizzato le proposte sulle direzioni che stamane saranno confermate in consiglio d'amministrazione: via Giuseppina Paterniti per fare posto al rientro (agognato dal Pd) di Mario Orfeo al Tg3, fuori Silvia Calandrelli per dare spazio al sempreverde Franco Di Mare sulla poltrona di Rai 3. Uomini al comando, donne a casa.La scelta fa quasi più notizia del sessismo involontario di Amadeus al festival di Sanremo nei confronti della fidanzata di Valentino Rossi e attira sopra la testa del responsabile operativo dell'azienda culturale più importante d'Italia una tempesta perfetta. Qui «il passo indietro» da massaia non ha nessuna motivazione professionale. E Salini si smentisce solo due settimane dopo avere detto, durante la difesa di Giovanna Botteri dalle ironie di Striscia, «la Rai sarà sempre dalla parte delle donne perché il loro contributo costituisce un valore prezioso e irrinunciabile». Non proprio. Calandrelli era stata nominata quattro mesi fa e stava reggendo con perizia l'informazione sull'emergenza sanitaria; eclettica, vicina al Quirinale, rappresenta una sinistra istituzionale e viene messa in stand by. Paterniti firmava un tg lineare con il classico menù progressista e viene mandata a dirigere se stessa in una scatola vuota da due anni, l'Offerta informativa già di Carlo Verdelli, guru delle rivoluzioni mancate. Le due professioniste sono sacrificate sull'accordo stile Camp David fra Pd e 5 stelle: Luigi Di Maio ha fatto cadere il veto su Orfeo (che così ottiene il record di avere diretto tutti e tre i tg pubblici) in cambio di una poltrona di peso per Di Mare, grande galleggiatore ora vicino ai grillini. Con questa mossa il peso della sinistra in Rai passa dal 70 all'80% e il grido d'allarme di Salini a dicembre («I partiti paralizzano l'azienda, la politica resti fuori») diventa ufficialmente una barzelletta di stagione. Tutto ciò è anche la definitiva conferma che la Rai sovranista non è mai esistita.La mossa dirigenziale ha scatenato la reazione degli stessi partiti che l'hanno fortemente indirizzata. Il sessismo non è chic e va condannato. Così Valeria Fedeli, capogruppo Pd in Commissione di vigilanza, mostra disappunto: «Non voglio fare una questione di nomi che sono appannaggio dell'autonomia decisionale dell'amministratore delegato. Il tema che pongo riguarda la garanzia del rispetto del principio di parità contenuto nell'articolo 3 della Costituzione. Per questo, a nome del Pd, ho chiesto l'audizione in commissione di Vigilanza dell'ad Fabrizio Salini». La dichiarazione nasconde una certa dose di ambiguità. Dopo avere ottenuto esattamente ciò che volevano pur sacrificando una donna, i dem crocifiggono Salini per averla sacrificata.Toni più veementi nella reazione dell'Usigrai, che non aveva trovato niente da ridire per la rimozione di Teresa De Santis (in quota Lega) dalla direzione di Rai 1, ma che ieri si è svegliato difensore dei diritti di genere. «Ancora una volta sono le donne ad essere sacrificate sull'altare della lottizzazione politica», sottolinea il sindacato interno. «È ora di dire basta. Non accettiamo che, ancora in piena fase di emergenza Covid, la preoccupazione dei partiti sia quella di spartirsi posti nella tolda di comando del servizio pubblico dove già la rappresentanza di genere è vergognosamente ridotta al lumicino. Apprendiamo con indignazione che il cda della Rai si appresta a cambiare direttori di rete e di testata, e respingiamo con fermezza l'idea che a farne le spese siano le uniche due donne ai vertici di una rete, Rai 3». Per provare a placare la bufera, un Salini in bilico propone a capo di Radiorai e dei Gr Simona Sala, ex vicedirettore del Tg1, soprattuto perché donna. Andrà al posto di Luca Mazzà. Un altro tentativo disperato di invertire la tendenza è la nomina di Teresa De Santis alla presidenza di RaiCom, anche per provare a evitare una causa legale per demansionamento. Monica Maggioni rimarrà come ad solo per un mese. Poi, avendo chiesto di tornare in video, sarà accontentata. Per quanto riguarda le altre partecipate, a Rai cinema c'è la conferma di Paolo Del Brocco e Nicola Claudio; a RaiWay vanno Giuseppe Pasciucco e Aldo Mancino. Salini si è svegliato maschilista e potrebbe farlo anche nei prossimi mesi. È infatti pronto a silurare Lorella Cuccarini da La vita in diretta, lasciando la conduzione al solo Alberto Matano, iperprotetto dai grillini. I rumours danno in bilico anche Monica Setta, conduttrice di Unomattina in famiglia. Per questi casi può stare tranquillo, c'è da scommettere che nessuno muoverà un dito.