2021-06-26
Il capo del Pd smentito dal Pd. Sul ddl Zan si tratta eccome
Enrico Letta snobba l'sms di Matteo Salvini e accusa il Carroccio: «Vuole affossare la legge». Ma i dem mollano il loro leader e il leghista Andrea Ostellari annuncia: «Apriremo un tavolo». Il Cav: «Ora urgono grandi riforme, non il testo Zan»Enrico Letta si conferma una garanzia: ogni sua posizione viene smentita nel giro di 36 ore, in questo caso con un significativo successo tattico di Matteo Salvini. Ma procediamo con ordine. Prescindiamo per un istante dai controversi contenuti del ddl Zan e concentriamoci sulla pura tecnicalità parlamentare. Se si fosse - che so - negli ultimi due mesi della legislatura, i sostenitori dell'attuale testo Zan avrebbero delle ragioni, dal loro punto di vista, a temere eventuali modifiche al Senato: in quel caso, infatti, dovendo poi il testo tornare alla Camera, non si sarebbe affatto certi di riuscire a giungere in tempo all'approvazione definitiva della legge. Dunque: un ipotetico colpo di mano giallorosso al Senato, pur discutibilissimo sul piano politico e civile, avrebbe un senso, tatticamente parlando. Ma poiché, quasi certamente, mancano quasi due anni a fine legislatura, l'impuntatura dei pasdaran dell'immodificabilità del testo è assolutamente ingiustificabile, un mix di prepotenza e infantilismo politico. Di più: se si desse retta alla linea annunciata 36 ore fa da Letta (nessuna modifica), i due esiti possibili di questa assurda forzatura sarebbero proprio improntati o alla prepotenza (la legge passa così com'è, ma solo per il rotto della cuffia, spaccando il paese, incendiando l'Aula, creando una divisione difficilmente riparabile nella maggioranza e una frattura con il Vaticano) o all'infantilismo politico (la legge viene affossata a voto segreto, compromettendo anche la possibilità di una larghissima convergenza su un testo ripulito dai punti controversi contenuti agli articoli 1, 4 e 7). Non solo. Il centrodestra ha da settimane presentato una sua proposta (primi firmatari: Ronzulli-Salvini-Binetti-Quagliariello), che ovviamente piace meno ad Alessandro Zan e soci, ma che, in condizioni di minore isteria, potrebbe rappresentare una base di intesa. E ieri, saggiamente, Salvini, per togliere ogni alibi alla sinistra, ha ribadito «la volontà della Lega di dialogare». Fonti salviniane fanno sapere che «la Lega intende trovare un accordo per votare al più presto una legge contro le discriminazioni. È in quest'ottica che Salvini ha scritto un messaggio a Letta». Dunque, un sms è partito. In serata, la replica del segretario dem: «Mai rifiutato il confronto, ma la Lega vuole solo affossare il ddl Zan».Ragionevolezza suggerirebbe alla sinistra di compiere un atto di umiltà, concordare tre modifiche significative, approvarle pressoché all'unanimità in commissione e in Aula al Senato, e poi confermarle pari pari a Montecitorio. In quel caso, in poco tempo, il ddl diverrebbe legge, senza polemiche inutili e dando l'immagine di una politica capace di trovare accordi di buon senso. E ieri pomeriggio, infatti, determinando una secca smentita della linea tracciata il giorno prima da Letta, il Pd sembra aver accettato almeno l'avvio del confronto. Lo ha fatto sapere il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, comunicando che «i presidenti dei gruppi di maggioranza hanno risposto alla convocazione di un tavolo di confronto». Forse è stata questa sterzata a costringere il segretario a buttarla in caciara: io chiuso al dialogo? Macché, siete voi quelli che volete usarlo come un randello.Ma quali sono i punti controversi? Essenzialmente tre. All'articolo 1 la cosiddetta «identità di genere», definita «l'identificazione percepita e manifestata di sé́ in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso». Si apre la strada a una sorta di assai discutibile autopercezione. È poi irricevibile e illiberale l'articolo 4, paradossalmente nato per proteggere il free speech, e che invece consegna la libertà d'espressione allo scrutinio di un giudice, visto che, dopo aver affermato la protezione della libera espressione delle opinioni, aggiunge un surreale «purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». E infine c'è il contestatissimo articolo 7, quello che, nella istituenda giornata nazionale contro omofobia-lesbofobia-bifobia-transfobia, prevede incontri a scuola dai contenuti e dagli esiti tutti da scoprire. Ieri sera, intervenendo al lancio della campagna elettorale di Fi a Milano, Silvio Berlusconi non ha risparmiato un affondo: «Siamo impegnati a sostenere un governo di emergenza ,che deve andare avanti per tutto il tempo necessario per far ripartire il Paese, un governo che deve realizzare grandi riforme, come quella del fisco, quella della burocrazia e quella della giustizia, non i provvedimenti divisivi come la legge Zan».Il primo a sconsigliare il muro contro muro era stato Matteo Renzi. E ieri la renziana Elena Bonetti ha evocato le incognite del voto segreto, previsto il 13 luglio in Aula. A destra non ci sarebbero che pochissimi defezioni, ma a sinistra il Corriere stimava una ventina di voti in bilico: almeno 5 franchi tiratori nel Pd, 7 in Iv, 10 nel M5s. E fonti giallorosse, sentite dalla Verità, ne ipotizzavano di ancora più larghe, anche considerando che il Misto e le Autonomie sono contenitori eterogenei. Per gli oltranzisti del testo Zan, andare sotto sarebbe un'eventualità assolutamente concreta.