2024-09-16
Il Papa affascinato dalla Cina ne benedice la «democrazia»
Bergoglio incensa la politica e la società di Pechino: «Speranza per la Chiesa. Zuppi sta dialogando». E il tema dei diritti umani? Papa Bergoglio santo subito perché ha fatto il miracolo dell’impossibile: ha trasformato la Cina in una nazione democratica dove c’ è la massima libertà. La dittatura di Xi Jinping per la guida spirituale dei cattolici è un’illusione ottica: «La Cina è una promessa e una speranza per la Chiesa». Sull’aereo che lo riportava dal suo lungo viaggio che ha toccato Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, dopo il decollo dall’ultima tappa, Singapore, Francesco ha risposto ai giornalisti al seguito. Richiesto di parlare della Cina sia come possibile mediatore dei conflitti in Ucraina e a Gaza, sia come interlocutore della Santa Sede, sia come potenza mondiale si è lasciato andare a giudizi più che lusinghieri. Anzi è sembrato guardare al regime di Pechino con sincera ammirazione. Oddio, anche se lui è l’ultimo monarca assoluto sulla terra, rispetto al regime del Partito comunista cinese ci si aspetterebbe qualche obiezione, soprattutto perché è il successore di quel Karol Woytila che ha speso tutta la sua vita e il suo potere pastorale per cacciare il comunismo dall’Europa. Invece Jorge Mario Bergoglio - viaggia tanto nonostante l’infermità, ma continua chissà perché a evitare il ritorno in Argentina - così risponde: «Sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono anche per la nomina dei vescovi. Ho sentito la segreteria di Stato e io sono contento». Verrebbe da chiedersi, ma da quando in qua la guida spirituale di un miliardo e quattrocento milioni di cattolici è contento di dover trattare con uno Stato la nomina dei suoi rappresentanti e dei pastori delle anime che devono essere approvati dall’autorità di Pechino? Forse sarà il caso che anche in Italia il governo cominci a far sapere se quel vescovo, visto che peraltro la Cei è così propensa a rampognare severamente gli atti di Giorgia Meloni, è gradito o meno. Soprattutto quando i vescovi mettono in mare le unità di appoggio alla Open Arms di Luca Casarini che fa la «pesca a strascico» dei barconi organizzati dai tour operator del traffico di esseri umani, o quando il presidente della Cei, il cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi - ormai l’alter ego di Bergoglio - in perfetto accordo col segretario della Cgil Maurizio Landini dice che la riforma delle autonomie mina l’unità nazionale. Nella sua enciclica improvvisata ad alta quota, la Laudate Sina, Bergoglio si è spinto molto oltre: «Per me la Cina è un’illusione, io vorrei visitare la Cina. È un grande Paese, ammiro la Cina, rispetto la Cina. È un Paese di una cultura millenaria, di una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i sistemi democratici che ha avuto». È vero che è il Papa «viene dalla fine del mondo», ma qualcuno lo informi che nella sua ultramillenaria storia la Cina non ha mai conosciuto la democrazia. Basterebbe che facesse una telefonata al Cardinale Joseph Zen arcivescovo emerito di Hong Kong che per una vita è entrato uscito dalle galere cinesi perché è ritenuto uno dei più alti punti di riferimento dei movimenti democratici di Hong Kong. Nel 2022, quando venne arrestato per l’ennesima volta, il Papa nulla fece e ci mise un anno prima di riceverlo. Francesco legga il rapporto di Amnesty International 2024 in cui si dice che sono almeno un milione i detenuti politici in Cina, che solo a Hong Kong sono state arrestate quest’anno 300 persone. Sappia il Papa che il Parlamento europeo già nel 2000 ha bollato la persecuzione degli uiguri come «genocidio culturale e demografico». La minoranza islamica cinese viene rinchiusa nei campi di rieducazione dello Xijang dove gli Uiguri sono trattai come schiavi e destinati alla raccolta dei pomodori. Ma al Papa non risulta perché afferma: «La collaborazione (con Pechino ndr) si può fare e per i conflitti certamente. Il cardinal Zuppi si muove e anche in questo momento ha rapporti con la Cina». Ma che c’entra Zuppi con la politica estera del Vaticano? Dovrebbe essere il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che tratta: da lui dipendono le nunziature e lui coordina non solo la diplomazia, ma l’iniziativa estera vaticana. Evidentemente nella gerarchia bergogliana - anche in vista di un conclave - ormai è Zuppi il mediatore-successore e lui appunto si occupa del conflitto i Ucraina e dell’immagine esterna della Chiesa. Da qui origina l’inaudita Laudate Sina. È vero che i gesuiti - e Bergoglio è gesuita - fin dalla metà del ’500 con padre Matteo Ricci anelano alla Cina. Matteo Ricci però andò per evangelizzare, tant’è che i cinesi lo riconoscono come una delle più alte autorità morali: lo venerano come Li Madù e lo hanno sepolto nella città segreta a Pechino. Pare invece che Bergoglio sia stato convertito al comunismo di Xi Jinping che lui, bontà e santità sua, considera democratico. Francesco è un Papa pragmatico: ha bisogno di espandere il cattolicesimo visto che l’Europa gli volta le spalle - magari perché si sente «tradito» nella tradizione - e una platea potenziale di un miliardo e 400.000 «clienti» fa gola, ma Pechino, forse, non vale una messa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.