2019-08-01
Il paesino si mobilita per lasciare ai nonni l’orfano che inchiodò il padre assassino
I giudici volevano spedire in casa famiglia il piccolo che ha visto la madre bruciata viva dal papà. La decisione è stata sospesa.Doveva finire in casa famiglia a 11 anni, ma ieri mattina, come ha confermato alla Verità il legale dei suoi nonni materni, il tribunale dei minori ha ordinato una sospensiva, riservandosi altro tempo per decidere. In ballo c'è il destino del bambino che due anni fa a Rosolini (Siracusa) con la sua testimonianza permise di inchiodare suo padre per l'assassinio della mamma. A dare fuoco a Laura Pirri, 32 anni, il 7 marzo 2017, era stato infatti il compagno, Sebastiano Iemmolo. Fu il figlioletto della coppia, che allora aveva 9 anni, a fornire agli inquirenti la pista giusta, quando rivelò alla nonna materna: «È stato papà a dar fuoco alla mamma». La donna morì dopo 18 giorni di agonia nell'ospedale di Palermo, a causa delle gravissime ustioni riportate. Il marito aveva provato a depistare le indagini, parlando di un incidente domestico, dell'esplosione di una bombola di gas da campeggio. Fino al racconto riferito dal piccolo, che aveva assistito al barbaro omicidio.Da quel momento, il bambino ha vissuto un'interminabile odissea. Lunga odisseaPrima era stato dai nonni paterni, poi dichiarati non idonei all'affido perché facevano leggere al piccolo i messaggi di suo padre dal carcere. Poi era passato ai nonni materni, finché sua zia, la sorella di Laura Pirri, non si era offerta di prenderlo con sé. Ma lo scorso inverno la signora, che ha una figlia gravemente disabile affetta da sclerosi tuberosa e bisognosa di cure e attenzioni particolari, era stata costretta a gettare la spugna. E ha dichiarato di non potersi più occupare del ragazzino, oggi undicenne. Il quale, dunque, è tornato dai nonni materni. Ma a provocare un altro trauma nella travagliata vita di un preadolescente che ha visto con i suoi occhi il papà dare fuoco a sua madre stava per arrivare una decisione del tribunale: collocazione in una casa famiglia. Come ha spiegato l'avvocato dei nonni alla Verità, infatti, la coppia di anziani, finora priva dell'assistenza di un legale, non aveva mai presentato istanza formale per ottenere l'affido del bambino. E così, i magistrati avevano stabilito di sistemare il minore in una comunità, per poi avviare le procedure per l'adozione. È allora che i nonni si sono dati da fare, spendendosi con tutte le loro forze e finendo per mobilitare l'intero paesino del Siracusano.«Vogliono portarmi via mio nipote. Vogliono metterlo in una casa famiglia», ha scritto nonna Giovanna su Facebook il 29 luglio, lanciando un appello che ha superato le 1.500 condivisioni e che è stato diffuso in tutta Italia. Attirando persino l'attenzione dei gestori del social network, che hanno rimosso il post per «istigazione all'odio». La signora però non si è persa d'animo e ha creato un gruppo sulla piattaforma informatica: «Giù le mani dai bambini!». I nonni hanno mobilitato così tutta Rosolini, opponendosi con tale fermezza alla decisione del tribunale da pretendere che fossero i servizi sociali a prelevare il bambino direttamente nella loro abitazione, alla presenza degli iscritti al gruppo Facebook. Un vero e proprio picchetto di solidarietà, che dimostra come nello Stivale sia profondamente radicata la preoccupazione per il problema dei minori sottratti. E in questo contesto, la vicenda di Bibbiano ha alimentato una sorta di rete di attivismo civico in difesa dei bambini. «Non portatelo via»«È vero, siamo anziani», ha commentato nonna Giovanna (lei e il marito hanno 64 e 67 anni), «ma oggi i figli arrivano sempre più tardi, perché non possiamo accudire il nostro nipotino? Perché deve essere sradicato e andare in un posto dove non conosce nessuno? È lui stesso che lo rifiuta, mi ha scritto una lettera che non riesco a leggere, mi spezza il cuore. Vi prego di non permettere che tutto questo accada. Stanno uccidendo la mia Laura un'altra volta».Il «blitz» dei servizi sociali era atteso, appunto, per ieri alle 12.30. Ma, forse complice anche la mobilitazione di Rosolini, il giudice ha preferito sospendere tutto ed esaminare la questione per qualche altro mese. Ciò consentirà ai nonni, che finora avevano omesso questo fondamentale passaggio burocratico, di adempiere a tutti gli obblighi di legge per ottenere formalmente e definitivamente l'affido del nipote. Sarebbe, per una volta, una storia a lieto fine. Significherebbe, finalmente, pace e serenità per un bimbo che a 9 anni, in un'età in cui della vita bisogna conoscere solamente il lato gioioso, fu costretto ad assistere a una scena atroce, ma nondimeno mostrò una maturità fuori dal comune. Quel ragazzo, ora, merita di crescere con chi lo ama veramente.
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Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
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