2019-02-16
Il nunzio apostolico in Francia indagato: «Palpò un dipendente del Comune di Parigi»
La presunta aggressione durante un incontro con il sindaco. La Santa Sede: «Restiamo in attesa dei risultati delle indagini».Christian Masset, richiamato in patria dopo l'incontro tra i grillini e i gilet gialli, è tornato a Roma. Sergio Mattarella lo riceve e accetta l'invito di Emmanuel Macron. Luigi Di Maio: «Bentornato, incontriamoci».Lo speciale contiene due articoli.Doveva essere una serata formale di auguri, d' incontri diplomatici, d'affari e relazioni sociali, quella che il Comune di Parigi aveva organizzato lo scorso 17 gennaio all'Hotel de Ville. E invece la consueta cerimonia degli auguri del sindaco alle autorità civili, diplomatiche e religiose si è trasformata in un incubo per un giovane funzionario della delegazione internazionale del municipio della capitale. Si è infatti trovato preso di mira dalle avance insistenti e dai palpeggiamenti di un sacerdote, addirittura il nunzio apostolico in Francia, monsignor Luigi Ventura, 74 anni, ora indagato dalla Procura della capitale per aggressione sessuale. Una situazione ancora da chiarire ma che si annuncia davvero terrificante se ha portato l'amministrazione comunale di Parigi a inoltrare qualche giorno dopo, il 24 gennaio, formale segnalazione all'autorità giudiziaria, che ora sta valutando il caso. Una notizia che ha gelato la curia e il mondo delle nunziature. Monsignor Ventura, seppur non sia mai stato elevato cardinale nonostante ruolo ed età, copre sicuramente una posizione di primo piano, essendo appunto l'equivalente dell'ambasciatore dello stato di Città del Vaticano nello strategico paese d'Oltralpe. È l'uomo che collega i vertici della Francia e della comunità di vescovi e cardinali di quel Paese con i sacri palazzi. Che hanno reagito con imbarazzo e silenzio a questa notizia anticipata da Le Monde che non lesina dettagli. Tra l'altro, il monsignore avrebbe lasciato «cadere a più riprese la mano morta su un giovane uomo della delegazione». Il fascicolo è ora sul tavolo del procuratore Remi Heitz che ha disposto l'immediata convocazione di diverse persone che hanno partecipato alla serata e che potrebbero rilevarsi dei testimoni decisivi sulle accuse contro il nunzio, in Francia ormai da dieci anni e che rappresenta Francesco a Parigi. Questo anche se la distanza tra monsignor Ventura e Bergoglio era già stata oggetto di più di un mormorio nei corridoi della curia romana, dove si sottolinea come il monsignore sia più legato al mondo dell'ex segretario di Stato, Angelo Sodano, oggi decano del collegio cardinalizio, ma storicamente eminenza grigia e punto di riferimento del mondo diplomatico della santa sede.La vicenda fa da contraltare, per una sinistra coincidenza, a un altro momento di tensione nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, quando la Francia aveva dovuto ritirare la nomina ad ambasciatore presso la Santa Sede del diplomatico omosessuale Laurent Stefanini, dopo che, pur presentata ormai da anni, era stata accolta con un gelido silenzio dalla Santa Sede, equivalente nel linguaggio delle diplomazie a un secco rifiuto. Stefanini, cattolico praticante, era quindi stato trasferito dal Vaticano all'Unesco. Il caso era finito sui giornali, dato che l'ambasciatore sarebbe stato non accettato per la sua omosessualità, dichiarata ma non ostentata. Francesco, in un incontro con lo stesso Stefanini, si era lamentato del metodo quasi impositivo adottato per la sua nomina da parte dell'Eliseo, che ne fece una bandiera mediatica di principio. Oggi il Santo Padre si trova a gestire una situazione opposta, questa sì imbarazzante. Se i fatti verranno accertati - e i tempi dell'indagine non si annunciano lunghi - significherebbe che il diplomatico ha aggredito il giovane, convinto che nessuno lo avrebbe denunciato, che tutti avrebbero fatto finta di niente. Una posizione che ben esprimerebbe un certo senso di impunità. Vero è che se si scorre la casistica del passato si trovano casi analoghi di sacerdoti in ruoli e gradi diversi che si sentivano talmente intoccabili da spingersi in atteggiamenti deprecabili persino alla luce del sole, rischiando conseguenze inimmaginabili. «La Santa Sede ha appreso a mezzo stampa che è stata avviata una inchiesta da parte delle autorità francesi nei confronti di mons. Luigi Ventura, nunzio apostolico a Parigi», ha dichiarato il direttore «ad interim» della sala stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, in risposta alle domande dei giornalisti. «La Santa Sede rimane in attesa del risultato delle indagini». E in sala stampa sono tornati a lavorare al summit di giovedì, quando arriveranno a Roma, convocati dal Papa, i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo per affrontare il tema delicato degli abusi sessuali nella Chiesa e la tutela dei minori. Due storie ben distinte: un conto è l'ambito delle molestie (sempre allo stato presunte) omosessuali, cosa diversa sono i reati di pedofilia. E, forse, il punto di incontro di queste vicende va trovato nel crescente senso di intolleranza, dentro e fuori la Chiesa, che sta crescendo verso ogni violenza compiuta da sacerdoti. Un tempo i più tacevano, oggi quel muro d'omertà impenetrabile perde sempre più pezzi. E non solo tra i laici (che non vanno più solo a lamentarsi dal vescovo se un parroco si comporta male, rischiando di vanificare il cambiamento) ma anche nella Chiesa. La «tolleranza zero» verso non solo la pedofilia e ogni forma di violenza ma anche verso chi protegge i preti pedofili e insabbia i casi, potrebbe esser ben colta dal summit di Francesco, dando un segnale concreto che tanti cattolici si attendono.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-nunzio-apostolico-in-francia-indagato-palpo-un-dipendente-del-comune-di-parigi-2629076242.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="macron-ci-rimanda-lambasciatore" data-post-id="2629076242" data-published-at="1760545210" data-use-pagination="False"> Macron ci rimanda l’ambasciatore L'incidente diplomatico tra Italia e Francia, causato dalla visita dello stato maggiore grillino a una componente dei gilet gialli, sembra rientrato. L'ambasciatore francese, Christian Masset, è infatti rientrato a Roma, da dove era stato richiamato il 7 febbraio scorso, proprio in polemica con lo sgarbo pentastellato. Una mossa che aveva fatto molto rumore perché, pur simbolica e priva di effetti reali sulle relazioni tra i due Paesi, non era mai stata attuata dal 1940, cioè dalla seconda guerra mondiale. Masset è sbarcato ieri alle 15.30 all'aeroporto di Fiumicino con un aereo di linea. Da qualche giorno, il governo francese dava il suo ritorno per «imminente». «Abbiamo sentito Matteo Salvini dire che non voleva una guerra con la Francia», ha detto il ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, «e abbiamo sentito Luigi Di Maio dire cose complicate, ma era stato lui a mettersi da solo in una situazione molto complicata. Credo che gli italiani abbiano bisogno della Francia, quindi lavoriamo insieme». E ha aggiunto: «Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha telefonato al presidente Emmanuel Macron, si sono parlati, hanno detto insieme fino a che punto è importante l'amicizia tra la Francia e l'Italia, a che punto i due paesi hanno bisogno uno dell'altro. Abbiamo anche ascoltato dei leader politici che si erano lasciati andare a parole o comportamenti francamente non amichevoli e inaccettabili, mostrare rammarico» ha aggiunto Loiseau. La citazione di Mattarella non è casuale. E infatti ieri il presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale Masset, che gli ha consegnato una lettera del presidente Macron di invito a compiere una visita di Stato in Francia. E Mattarella ha accettato. Una schiarita che, in verità, rischiava di essere messa a repentaglio dalle dichiarazioni rilasciate fuori onda ai microfoni di Piazzapulita da Christophe Chalençon, il leader dei gilet gialli incontrato da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista in Francia. «Abbiamo dei paramilitari pronti a intervenire perché anche loro vogliono far cadere il governo. Oggi è tutto calmo ma siamo sull'orlo della guerra civile», aveva detto l'attivista, non senza precisare che «con i grillini ci rivedremo. Siamo alleati». Millanterie, probabilmente, ma che hanno fatto il giro del mondo, costringendo prima lo stesso Chalençon a una claudicante rettifica («Non volevo chiamare al colpo di Stato, denunciavo solo il rischio della violenza crescente»), poi lo stesso Luigi Di Maio a prende re le distanze. «C'è stata un'interlocuzione con una realtà complessa, ma noi non abbiamo intenzione di dialogare con quell'anima che parla di lotta armata o la guerra civile. Chi presenterà quella lista dovrà essere una persona che crede nella democrazia per cambiare le cose», ha spiegato il vicepremier italiano. E, per far capire bene che i toni barricaderi con cui fino a poche settimane fa veniva sfidata Parigi sono archiviati, il ministro del Lavoro ha addirittura dato il bentornato al diplomatico transalpino che era stato allontanato in protesta contro di lui: «Sono contento che stia tornando l'ambasciatore francese in Italia, a cui chiederò un incontro. Intanto gli do il bentornato», ha detto Di Maio. Caso chiuso, quindi. Almeno fino al prossimo caso diplomatico.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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