2022-12-17
Il manuale Cencelli in versione araba. «Gli operai muoiono, però non molto»
La risoluzione del Parlamento europeo sui Mondiali in Qatar è un perfetto esempio di cerchiobottismo: diritti umani calpestati ma, in nome degli affari coi fondi sovrani degli sceicchi, si può far finta di nulla.«La Ue deplora la morte di migliaia di lavoratori ma si compiace per la nuova legislazione del Qatar contro il calore nei cantieri». «L’Europarlamento riconosce che le riforme sono un esempio per la regione del Golfo ma deplora che gli operai non ne beneficino ancora». Un irritante gioco di parole, non una smokin’ gun sulla scrivania delle presidenti Roberta Metsola (Parlamento) e Ursula von der Leyen (Commissione). La risoluzione dell’Unione europea definita un atto d’accusa da una parte della stampa per la sua «inclinazione pro Doha», in realtà somiglia a un discorso di Walter Veltroni, a un articolo di Beppe Severgnini, a un saggio di Umberto Galimberti. È acqua fresca, quando non la sagra del «ma anche», l’esaltazione del misto mare, il trionfo dell’aria fritta condita con olio di semi vari. Ed è l’esemplificazione plastica del principio di non contraddizione applicato da un gigantesco circolo della caccia come l’Europa dei 27 che non vuole (o non può permettersi di) avere nemici ricchi e potenti.Il documento si chiama «Risoluzione comune sulla situazione dei diritti umani nel contesto della Coppa del Mondo Fifa in Qatar», è datato 23 novembre 2022 (quindi recentissimo) ed è firmato da quasi tutto l’arco costituzionale del Parlamento europeo, dal Ppe all’alleanza progressista dei Socialisti&Democratici, dai renziani e calendiani di Renew ai conservatori di Ecr. Leggendolo nella sua prosa sfinente, dominata dalla necessità di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, si intuiscono due verità. La prima, che non è un dossier pro Qatar perché ad ogni frase benevola se ne aggiunge una di riprovazione: si loda e poi si condanna, si sottolinea che «le leggi sono state modificate in meglio e il Paese continua a compiere progressi» ma non si può dimenticare che «le pratiche discriminatorie nei confronti dei lavoratori stranieri rimangono in vigore». Bosco e riviera. La seconda, che siamo davanti a un corposo manuale Cencelli nel quale la burocrazia (gli gnomi di Bruxelles, parafrasando Woodrow Wilson) vince 3-0 sulla politica e impone il suo lessico soporifero.La risoluzione al centro del dibattito è anche lo specchio delle pressioni e dei compromessi che il Parlamento europeo ha dovuto accettare per digerire il Mondiale nel deserto, con gli stadi costruiti da schiavi come le piramidi in Egitto, le mazzette inoculate nelle vene del corpaccione continentale, le ambiguità e le opacità endemiche della Fifa. E soprattutto con la discesa agli inferi per necessità geopolitiche ed economiche, visto che Paesi come la Francia e la Svezia hanno alleanze strutturali con Doha e i fondi sovrani degli sceicchi pesano sugli investimenti nell’Europa che conta. Così quello che viene definito «un partenariato strategico con la regione del Golfo» è diventato un punto fermo per l’intera Unione europea, impegnata a non perdere le commesse da una parte e la faccia dall’altra.La risoluzione comune nasce con questo spirito ed effettivamente non nega imbarazzanti situazioni relative «alla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie». Sarebbe impossibile, visto che il 94% della forza lavoro nel Paese qatarino è costituito da stranieri (circa 2 milioni di persone) e che queste braccia sono servite nelle costruzioni, nei servizi e nei lavori domestici. Nel documento il dito indice contro la violazione dei diritti c’è ed è preciso. La maggioranza di Bruxelles evidenzia che «migliaia di lavoratori migranti sono morti e molti altri sono stati vittima di infortuni durante i lavori di costruzione connessi alla Coppa del Mondo» (punto D); «alcune pratiche discriminatorie nei confronti dei lavoratori stranieri rimangono in vigore in Qatar come le trattenute arbitrarie sui salari, il mancato pagamento degli stessi e la confisca dei documenti di viaggio» (punto L); «il codice penale punisce i rapporti sessuali extraconiugali, compresi quelli fra persone dello stesso sesso. Gli arresti arbitrari di persone Lgbtq+ si basano su una legge che secondo gli Human Rights Watch consente la custodia cautelare per sei mesi senza capi d’imputazione o processo» (punto M).Tutto nero su bianco, suffragato da un fiero risentimento. Ma regolarmente seguito in automatico da carezze per qualche apertura modernista definita addirittura superiore a quelle degli Emirati e dell’Arabia Saudita. Per esempio l’Europarlamento si affida all’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) per riconoscere che le riforme intraprese sono un esempio per tutta l’area e rilevare «progressi tangibili del Qatar nei cinque anni che hanno preceduto la Coppa del Mondo, segnatamente in materia di governance della migrazione di manodopera, applicazione del diritto del lavoro, accesso alla giustizia e dialogo sociale. Anche se la costituzione di sindacati da parte dei lavoratori non è ancora legale». La risoluzione è un passo avanti e due indietro, un «ma anche» continuo dall’effetto pratico zero. È un atto politico dispersivo, probabilmente inutile. Ma non può reggere come atto d’accusa perché, più che indignazione, provoca sbadigli.