
Davide Casaleggio detta la linea: «Elezioni a breve, ma dopo aver ridotto deputati e senatori». Luigi Di Maio segue a ruota: «Ne voglio 345 in meno». Intanto il Movimento rispolvera Alessandro Di Battista e insulta: «Il leader leghista è un giullare».Big di partito non ricandidabili e sondaggi a picco. Salvare la faccia con gli elettori o salvarla con i propri parlamentari, frondisti inclusi. O, extrema ratio, un vero ribaltone che porti a un'alleanza con il Pd. Mentre Matteo Salvini «sfiducia» Giuseppe Conte e la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, convoca per lunedì la conferenza dei capigruppo, il M5s sembra implodere sotto il peso della crisi e il leader Luigi Di Maio è ormai sotto accusa per aver trascinato il Movimento al 17%. Gli stessi senatori M5s gli hanno consegnato un documento in cui lamentano inadeguatezza di alcuni ministri grillini, scarsa collegialità e una comunicazione da rivedere completamente. E mentre ci sono grillini che vorrebbero evitare la «fine», magari con un esecutivo di scopo guidato da Roberto Fico per il taglio dei parlamentari, il Movimento sta valutando la possibilità di chiedere la convocazione straordinaria della Camera, prima che venga votata la mozione di sfiducia al governo, per approvare in via definitiva la riforma costituzionale per il taglio. Il M5s potrebbe farlo a norma dell'articolo 62 della Costituzione, che stabilisce che ciascuna Camera possa essere «convocata in via straordinaria per iniziativa di un terzo dei componenti»: il gruppo M5s è composto da 216 deputati e ne bastano 210. Anche Di Maio, preso atto della crisi decisa da Salvini, è convinto che «dopo quel che è successo corriamo alle urne, però la prossima volta che devo andare a votare, voglio andare a votare un Parlamento con 345 poltrone in meno. Con 345 maxi stipendi in meno, con 345 politicanti in meno che ingolfano il Paese». La linea l'aveva dettata Davide Casaleggio: «Se dobbiamo andare a elezioni, andiamo il prima possibile. Prima però si faccia il taglio dei parlamentari, anche ad agosto», ha scritto su Facebook. «Non avere un governo mentre si fa la legge di bilancio espone al rischio concreto di far scattare gli aumenti Iva. Salvini sta giocando d'azzardo con la vita degli italiani per un (presunto) tornaconto personale, ma soprattutto perché non vuole tagliare le poltrone». Eliminare un «esercito di privilegiati» è l'ultima carta per salvare la faccia con gli iscritti delusi da un Movimento che non è riuscito a portare a termine le sue battaglie per il cambiamento venendo meno proprio alla sua origine movimentista. Nel frattempo Giggino già pensa alla campagna elettorale e ieri ha risposto al leader del Carroccio che ipotizzava rapporti tra Renzi e Di Maio: «Mi auguro che nessuno pensi di inventarsi un governo che sarebbe pericoloso per la democrazia». La nota del Movimento alza i toni: «Salvini sta andando fuori giri: prima fa cadere il governo inventando supercazzole, poi vaneggia di un inciucio tra il M5s e Pd. È un giullare. Questa è una fake news per nascondere il tradimento del contratto di governo e del Paese». Però tra i pentastellati c'è chi non disdegnerebbe un ribaltone: «Non possiamo consegnare il Paese alla Lega, meglio un accordo con il Pd, per un governo di scopo per attuare alcune riforme». Un'ipotesi che lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, il più duro tra i frondisti, sembrava stesse prendendo mesi fa con il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, per dare vita a una «Cosa rossa». Ipotesi esclusa dal vicepremier grillino che, penalizzato dal vincolo del doppio mandato, ha ripreso i contatti con Alessandro Di Battista, finora battitore libero a volte in rotta di collisione con il leader. La strategia in campagna elettorale potrebbe essere quella di invertire i ruoli dei due: Dibba front man e Di Maio, regista mantenendo l'incarico del capo politico. Chi sarà però il candidato premier ancora non si sa, seppur qualcuno veda bene lo stesso Di Battista, altri Giuseppe Conte anche se «l'avvocato del popolo» non sembra il candidato «trascinapopolo». Sempre che non si metta mano alla regola dei due mandati. In proposito il ministro Riccardo Fraccaro ha precisato: «Nel M5s c'è la regola dei due mandati, per me ci sono due mandati. C'è stata una deroga per i consiglieri comunali». Il countdown per la campagna elettorale è già partita.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.