2019-08-21
Il M5s prende a cannonate Salvini: «Siamo con Conte, una perla rara»
Il leader del Movimento scrive una lettera al premier uscente: «Sei un servitore che l'Italia non può perdere». Lo stato maggiore chiude all'ipotesi di ricucire. Delirio di Nicola Morra: «Il rosario è un messaggio alla 'ndrangheta».Giornata tesa anche all'esterno del Senato tra Lega e M5s. Mentre dentro Palazzo Madama si consuma lo strappo tra i due ex alleati, davanti all'ingresso si fronteggiano due capannelli di sostenitori. Tra urla e slogan, vola anche qualche insulto: per evitare che la robusta dialettica possa degenerare, alcune camionette delle forze dell'ordine si schierano per dividere leghisti e pentastellati. Intanto, in Aula il dibattito che segue le parole del premier Giuseppe Conte fa registrare l'intervento del senatore M5s Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia. I toni sono durissimi, del resto Morra è storicamente uno dei grillini più critici nei confronti della Lega: «Matteo Salvini», dice Morra, «ha avuto paura di venire in commissione antimafia perché non ha idea di cosa sia un'azione di contrasto alle mafie. Il 7 di agosto avendo la possibilità di parlare con il ministro dell'Interno gli ho chiesto quando avrebbe avuto intenzione di farsi vedere in Aula. Salvini mi ha toccato con il palmo delle mani e mi ha detto: “Non ti preoccupare, verrò il più presto possibile". Quando poi ha aperto la crisi mi sono sentito preso per il naso. Un ministro della Repubblica non può prendere per i fondelli l'aula del Parlamento». Morra fa di tutto per chiudere ogni spiraglio all'ipotesi di una riappacificazione tra Lega e M5s, arrivando ad attaccare Salvini con una dichiarazione velenosissima. «Matteo Salvini», azzanna, «dopo che l'8 di agosto ha fatto sapere urbi et orbi che bisognava interrompere l'esperienza di governo ha avviato un tour, non un pellegrinaggio, incontrando cittadini, venendo contestato, ma soprattutto ostentando il rosario. Ora, in terra di Calabria ostentare il rosario, votarsi alla Madonna, dove c'è il santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi, significa mandare messaggi che uomini di Stato, soprattutto ministri dell'Interno, devono ben guardarsi dal mandare. Ma sicuramente», chiosa Morra, «è stato per ignoranza, quindi padre perdonalo perché non sapeva quello che faceva». L'ansia di stoppare qualunque ipotesi di ricomposizione della frattura tra Lega e M5s si coglie nelle dichiarazioni diffuse dai vertici pentastellati mentre il dibattito è ancora in corso. Il che significa che non tutti nel M5s sono favorevoli all'idea di allearsi col Pd. «Salvini», commentano fonti del M5s, «la sua scelta l'ha già fatta. Chiedendo di tornare al voto non vuole più governare con il M5s. Chiedendo di sfiduciare Conte non vuole più questo governo. Quindi si dimetta e basta o ha paura di perdere la poltrona?». «Chi ha staccato la spina al governo», sottolinea il capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli, «è stato Salvini, subito dopo ha detto che avrebbe parlato con Silvio Berlusconi per un patto. È mancato il rispetto e questo ha portato a una rottura definitiva. Un'alleanza con il Pd? All'orizzonte c'è il rispetto della Costituzione. Noi non abbiamo paura di nessuno scenario, non temiamo le elezioni e non siamo attaccati alle poltrone».«Se è possibile che il governo Lega-M5s vada avanti? Alcuni processi», argomenta il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D'Uva, «sono irreversibili, lo dice il secondo principio della termodinamica e la fine di questo governo è irreversibile. Se poi la Lega supera le leggi della termodinamica… Esiste una Lega senza Salvini? Parliamone, ma secondo me non esiste». Durissima anche Paola Taverna: «Salvini si fa chiamare capitano. Un capitano che ha abbandonato la nave. Ecco, di capitani così l'Italia non ha bisogno». «Salvini», scrive su Facebook il ministro dei Rapporti col parlamento, Riccardo Fraccaro, «ha fatto la sua scelta. Quando giorni fa ha chiesto di tornare al voto, ha ammesso chiaramente di non voler più governare con il M5s. Ora però dovrebbe essere coerente e dire altrettanto esplicitamente perché non si è dimesso». «La Lega», attacca il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, «ha tradito gli italiani e ha scelto di non continuare questa esperienza di governo che stava portando tanti risultati. Adesso, dopo aver gettato il Paese nel caos, si prenda le proprie responsabilità. Perché i suoi ministri non si sono ancora dimessi?». E Luigi Di Maio? Non commenta, forse in attesa dell'assemblea dei deputati del M5s iniziata ieri notte. Ha seguito l'intervento di Conte e quello di Salvini scurissimo in volto, e non solo per l'invidiabile abbronzatura. Ieri mattina ha scritto una lettera aperta a Conte: «Caro Giuseppe, oggi è un giorno importante. Il giorno in cui la Lega dovrà rispondere delle proprie colpe per aver deciso di far crollare tutto, aprendo una crisi in pieno agosto, in spiaggia, solo per ricorrere i sondaggi. Oggi al Senato, i ministri M5s saranno al tuo fianco. Ci presenteremo a testa alta. Qualunque cosa accada», ha aggiunto Di Maio, «volevo dirti che è stato un onore lavorare insieme in questo governo. Sei una perla rara, un servitore della nazione che l'Italia non può perdere». L'unica volta in cui Di Maio si lascia scappare un commento, nel corso del dibattito, è quando Salvini dice al M5s «se volete proseguire il percorso di riforme, noi ci siamo». «Non ci posso credere», sbotta scuotendo la testa e sorridendo.
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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