2021-11-11
Il guru a Renzi: dossier sui grillini e un detective a caccia di scandali
I consigli del giornalista Fabrizio Rondolino per danneggiare il M5s. La strategia di Matteo Renzi per «controllare» La7 e i quotidiani.Come sanno i nostri lettori Matteo Renzi, già ai tempi in cui era presidente della Provincia di Firenze, aveva investito milioni di euro nella propaganda con la Florence multimedia. Un'attenzione maniacale che ha ulteriormente sviluppato una volta sbarcato a Palazzo Chigi. La macchina di costruzione del consenso, attivata a partire dal 2014, si preoccupava anche di distruggere i nemici, come abbiamo svelato lunedì scorso. Ma non solo sui social. Agli atti dell'inchiesta della Procura di Firenze sulla fondazione Open, ex cassaforte del renzismo, infatti, si trova una mail piuttosto inquietante. A scriverla il giornalista Fabrizio Rondolino, uno dei consiglieri di Renzi ed ex spin doctor di Massimo D'Alema. Il 7 gennaio 2018 Renzi riceve questo messaggio da Rondolino: «Caro Matteo, eccoti un primo appunto sulla struttura di propaganda antigrillina che ho preparato con Simona in questi giorni […]. Sarebbe utile vederci presto per approfondire e iniziare la Lunga marcia (citazione da Mao, ndr)...». Alla mail, che Renzi trasmette senza alcun commento, è allegato un documento word con alcuni punti strategici, tra cui la «character assassination: notizie, indiscrezioni, rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l'immagine pubblica di Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Lombardi, Raggi, Appendino, Davide Casaleggio (e la sua società), Travaglio e Scanzi». Secondo la nota «Per realizzare il punto 2. (inchieste/indagini serie sul personale grillino) è necessario creare una piccola, combattiva redazione ad hoc, che lavori esclusivamente sul progetto nella massima riservatezza: vanno individuati almeno 2 giornalisti d'inchiesta e un investigatore privato di provata fiducia e professionalità (a costo medio-alto)». Va detto che al momento non risulta alcuna evidenza che le ipotesi di lavoro sottoposte a Renzi dal giornalista siano state sposate dall'ex premier, altrimenti ci troveremmo di fronte a un nuovo piccolo Watergate; però, il fu Rottamatore, anziché cestinare l'email, l'ha inoltrata a Marco Carrai, esperto di cybersecurity. Emerge anche che per contrastare le notizie sulle inchieste che li toccavano Renzi e alcuni componenti del Giglio magico puntavano sulla giornalista, Annalisa Chirico. Della collaboratrice del Foglio e presidentessa del movimento garantista Fino a prova contraria, parlano in una chat agli atti dell'inchiesta l'ex ministro dello Sport Luca Lotti e l'avvocato renziano Alberto Bianchi. Il 2 marzo 2017 Bianchi scrive a Lotti, all'epoca ministro ma non ancora parlamentare: «La Chirico scrive domani sul Foglio sulla vicenda Consip. L'ha sollecitata M. (Renzi, ndr). Mi chiede se hai qualche elemento da darle della tua difesa […]». Una settimana dopo, Bianchi fa sapere, sempre a proposito di Consip: «La Chirico stasera va dalla Gruber, glielo ha chiesto Matteo». Il lavoro della giornalista veniva utilizzato anche dallo staff della Bestia. Nella chat di denominata «gruppo per post» infatti, il 15 marzo 2017 viene data indicazione ai 115 membri: «Il post della Chirico sui popcorn stamattina è da viralizzare».Per garantire la massima efficienza alla propaganda sui social venivano usate due piattaforme, la Voyager e la Tracx, fornite alla fondazione Open da società israeliane. La Verità è in grado di rivelare che il 6 giugno 2016, rappresentanti di una delle due software house sono stati ricevuti direttamente a Palazzo Chigi. Agli atti dell'inchiesta infatti è presente il messaggio, in lingua inglese inviato ai partecipanti da Giampaolo Moscati: «We'll meet in Rome, Palazzo Chigi, next monday at 10:30 Please send to Marco the names for the pass».In un'altra mail del 31 dicembre 2017, citata ieri da alcuni giornali, si scopre come Renzi si preparasse per la campagna elettorale delle politiche del 2018. In un elenco di sei punti, l'ex premier evidenzia le «questioni da sciogliere, tutte insieme», mettendo al primo punto «Gestione Tv, Radio, Settimanali, organi di informazione anche online», che Renzi vorrebbe affidare a Marco Agnoletti (suo ex portavoce), puntando ad avere «una presenza televisiva molto più organizzata e massiccia». Nelle tv Renzi sembra puntare principalmente su La7 e sul suo direttore: «Dobbiamo pretendere una figura dedicata di raccordo tra noi e Andrea Salerno (che io vorrei incontrare nella settimana prima dell'8)». Renzi ambisce anche a «conoscere le scalette», «capire i format dei nostri avversari» e a «essere presenti sempre, anche nei format mattutini con i migliori». L'allora candidato chiede anche di poter dettare la linea delle trasmissioni: «Pretendere di indirizzare alcuni contenuti (Grasso Pietro ex presidente del Senato piddino bersaniano, ndr - e super stipendio, fuga di Di Maio dalla società di Brescia sul JobsAct, marocchino che fa il volontario delle ambulanze e viene cacciato dal segretario della Lega di Vercelli, coperture delle proposte di Berlusconi)». Secondo Renzi servirebbe uno «sguardo particolare su Gruber, Floris, Formigli, Giletti, Minoli […]». Per il «mondo Mediaset», Renzi si limita a puntare a un «accordo con Brachino/Confalonieri (Claudio e Fedele, ndr). Monitorare costantemente Berlusconi e chiedere di fare altrettanto, sempre». Sulla Rai l'atteggiamento è piuttosto diffidente: «Accordo Agnoletti/Orfeo. Vanno, però, verificate anche le virgole. Montare polemiche sempre, come nel caso della sovraesposizione di Grasso sulla Costituzione o su Fazio». Infine l'ex sindaco di Firenze ambisce ad «avere interviste fisse, ma soprattutto far uscire qualche commento e qualche notizia da riprendere sui social». Così funzionava la Bestia renziana.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)