2019-09-22
Il gretinismo sale in cattedra al ministero
Dopo la richiesta di gabelle sulle merendine e i voli aerei, Lorenzo Fioramonti ha appeso alla facciata del Miur uno striscione ambientalista. Così l'indottrinamento prende il posto della didattica. È la lezione del guru Jeffrey Sachs, manina dietro la conversione «green» del Papa.Esistono le tasse intelligenti? Nel favoloso mondo del ministro dell'Istruzione grillino Lorenzo Fioramonti, parrebbe proprio di sì. Dal balzello sulle merendine all'imposta sugli aerei, tutto fa brodo per racimolare qualche centinaio di milioni. Peccato che se c'è un argomento del quale gli italiani proprio non vogliono sentire parlare è, per l'appunto, quello riguardante l'introduzione di nuovi tributi. Anche perché, stupide o intelligenti, sempre di nuove tasse si parla. Ma da ieri abbiamo scoperto che il ministro non è l'unico a crederci. Parlando ieri dal palco di Atreju, la tradizionale kermesse di Fratelli d'Italia, è stato il premier Giuseppe Conte a promuovere balzelli su zuccheri, aerei e bibite: «Credo che si tratti di una soluzione praticabile». Forse nel tentativo di indorare la pillola, Fioramonti le ha definite furbescamente «tasse di scopo». Nel caso specifico, l'obiettivo è attuare l'aumento di stipendio promesso agli insegnanti. «L'idea è: faccio un'attività che inquina (volare), ho un sistema di alimentazione sbagliato?», ha dichiarato al Corriere nei giorni immediatamente successivi alla sua nomina, «metto una piccola tassa e con questa finanzio attività utili, la scuola e stili di vita sani». Certo, come ha specificato lui stesso pochi giorni fa, «il compito di trovare le risorse spetta al governo nella sua interezza e in particolare al ministro dell'Economia». Un'ovvietà che, tuttavia, non ha impedito al ministro di dare libero sfogo alla sua fantasia e proporre una serie di «micro interventi fiscali» per finanziare scuola e ricerca. Dopotutto, il primo consiglio che ha dato agli studenti italiani in occasione dell'apertura dell'anno scolastico è quello di essere creativi. Meglio fare da apripista e dare l'esempio, avrà pensato il ministro. L'idea della tassa sulle bevande zuccherate e sugli snack non è poi così originale, dal momento che esiste già in altri Paesi. Fioramonti l'aveva lanciata, con scarso successo, già l'anno scorso. Bocciata da Matteo Salvini in persona («Non è questo il momento di tassare i consumi») in fase di discussione della manovra, la sugar tax ha fatto e continua a far discutere gli esperti. Se per Fioramonti ha il duplice vantaggio di «ridurre le malattie cardiovascolari e aiutare a far crescere l'università e la ricerca», gli economisti temono che si tratti di un buco nell'acqua. Il tema è quello dei beni a esternalità negativa, in grado cioè di generare ricadute svantaggiose (e dunque costi) in altri settori, come per esempio quello della salute. Basti pensare alle sigarette o, per l'appunto, al junk food (cioè il cibo spazzatura), responsabile tra le altre cose di obesità e problemi cardiaci. Questi prodotti sono da sempre nel mirino dei governi, ma tassarli rischia di trasformarsi in un doppio boomerang. Da un lato, infatti, l'aumento del prezzo ha un impatto regressivo sui consumi, con una conseguente riduzione sul gettito fiscale; d'altro canto, nel tentativo di contenere i prezzi, i produttori potrebbero essere tentati di sfornare merce di qualità inferiore, peggiorando i rischi per la salute. Nel caso della tassa sugli aerei (la proposta è imporre una maggiorazione di 1 euro per ogni volo nazionale e di 1,50 euro per un volo internazionale) esiste un terzo problema. Difficilmente la gente rinuncerà a volare nel caso di un sovrapprezzo tanto contenuto, e se è vero che ciò garantirà il gettito, d'altro canto gli effetti sperati sull'ambiente non si avranno. Lo ha ammesso, seppur implicitamente, lo stesso Fioramonti parlando a Porta a porta: «Dottor Vespa, domani va a New York, spende probabilmente 1.000 euro, ma non credo che non lo farà perché le chiediamo di spendere 1,50 euro in più, potremmo fare 2 euro o 2,50 euro». Un bluff clamoroso, dunque, da attuare a tutti i costi non fosse altro perché ce lo chiede l'Europa in ossequio al nuovo verbo ecologista. D'altronde, il ministro dell'Istruzione si atteggia da tempo a «gretino» convinto. Proprio ieri Fioramonti ha lanciato una nuova campagna, facendo appendere sulla facciata del ministero un grande striscione recante la scritta: «Istruzione, no estinzione! Il Miur per la salvaguardia del clima e dell'ambiente». Venerdì, in occasione dello sciopero mondiale promosso da Greta Thunberg, il ministro ha scritto una lettera indirizzata a dirigenti, docenti e studenti raccomandando a tutti di «riservare del tempo all'interno delle lezioni» al fine di «realizzare sessioni di discussione e riflessione sui cambiamenti climatici insieme ai ragazzi». Bullismo, abbandono scolastico, bassi stipendi degli insegnanti: non sono queste le priorità in cima all'agenda politica. Semmai, come si legge ancora nella lettera, sono «i temi dell'ambiente, del cambiamento climatico e del benessere equo e sostenibile» a rappresentare, testuali parole, «la nostra lezione più importante». Tutti argomenti dei quali, con ogni probabilità, il ministro avrà discusso negli scorsi giorni quando si è trovato a colloquio con Jeffrey Sachs, l'economista e saggista statunitense che molti ritengono la manina dietro all'enciclica sull'ambiente Laudato si', pubblicata da Papa Francesco nel 2015, e che in Vaticano ha recentemente presentato «i dieci comandamenti del cambiamento climatico». Cornice ideologica e frequentazioni che fanno di Fioramonti l'incarnazione perfetta di quel mix europeista, ecologista e statalista che va sotto il nome di «nuovo umanesimo». Gli esponenti di questa nuova stagione politica potranno pure concepire tasse intelligenti, ma facciano attenzione perché gli italiani non hanno l'anello al naso.