2020-08-14
Il grande errore di aver mandato Salvini a processo per atti politici
Pur di sbarazzarsi del leader leghista, con cui i grillini erano all'inizio alleati, i giallorossi si sono consegnati ai giudici. Che adesso possono punire non solo i reati, ma anche le decisioni di governo.Mettetevi tranquilli: anche se sono stati raggiunti da un avviso di garanzia della Procura di Roma, il presidente del Consiglio e i suoi ministri sono pronto a scommettere che non rischiano nulla. Infatti, sebbene le accuse siano da brividi (si va dal delitto di epidemia al delitto contro la salute pubblica, dall'omicidio colposo all'attentato alla Costituzione, per finire poi con il delitto contro i diritti politici) l'inchiesta giudiziaria è destinata a finire nel nulla. Sono gli stessi pm a farlo capire, in quanto prima ancora di aver istruito il procedimento hanno lasciato filtrare tramite le agenzie di stampa l'intenzione di chiederne l'archiviazione. Naturalmente l'ultima parola spetterà al Tribunale dei ministri, competente per tutti i reati commessi durante il mandato governativo. E dunque la precisazione della Procura appare una forzatura. Ma se queste sono le premesse, le conclusioni sono facili da immaginare. Dunque la nostra sensazione è che sarà praticamente impossibile vedere il premier e i numeri uno di Interno, Giustizia, Difesa, Salute ed Esteri alla sbarra con accuse da ergastolo. Ve lo immaginate infatti un processo del genere, con mezzo esecutivo chiamato a rispondere del proprio operato? Provate a pensare a Conte o a Speranza sotto il torchio della pubblica accusa. Sarebbe il procedimento del secolo, perché è vero che da Mani pulite in poi, ma soprattutto con Silvio Berlusconi, abbiamo avuto una quantità di politici chiamati a giustificare i propri atti, ma tutti insieme e per ciò che hanno deciso mentre ricoprivano l'incarico ministeriale no, questo non era ancora successo.O meglio, un caso c'è stato ed è quello che ha fatto da apripista all'inchiesta in oggetto: è la vicenda che ha al centro Matteo Salvini. Il leader della Lega è stato chiamato nei mesi scorsi a rispondere delle proprie decisioni quando era alla guida del Viminale e la maggioranza, pur di sbarazzarsi di un pericoloso avversario, ha votato per consegnarlo ai giudici. Attenzione: al Capitano leghista non sono addebitati reati tipo quelli di cui venivano accusati i politici della Prima Repubblica. No, niente tangenti, né corruzione o concussione. Salvini non si è arricchito e neppure si è fatto corrompere per fare un favore a chicchessia. Semplicemente ha fatto ciò che aveva promesso in campagna elettorale agli italiani, ossia si è dato da fare per fermare gli immigrati. E per ottenere il risultato, scoraggiando l'invasione di extracomunitari, ha tenuto al largo per qualche giorno le navi delle Ong, impedendone l'ingresso al porto. È bastato questo per beccarsi l'accusa di sequestro di persona, come se il capo leghista fosse un pericoloso bandito dell'Anonima sequestri.Gli inciampi giudiziari di Salvini hanno fatto ovviamente piacere alla maggioranza giallorossa, che ha subito pensato di approfittarne affidando il leghista al tribunale, perché anche una sola condanna, grazie alla legge Severino, basterebbe per farlo fuori, decretandone la decadenza da parlamentare. Tuttavia, chi di manette colpisce, di manette rischia di perire. Perché è vero che nel caso di cui parliamo sarà difficile se non impossibile vedere un intero governo sotto processo, ma la verità è che dicendo sì al processo politico contro Salvini la politica ha autorizzato qualsiasi processo alle decisioni di governo. Molto probabilmente questa volta Conte non dovrà rispondere di omicidio colposo, di delitto contro la salute pubblica e nemmeno di attentato ai diritti costituzionali, ma se questa volta la farà franca, non è detto che la prossima fili tutto liscio. Aver aperto le porte ai pm, concedendo loro di processare un ministro per le sue decisioni, ha spalancato il Parlamento alla discrezione dei giudici. I tribunali, d'ora in poi, non decideranno solo sui reati previsti dal codice penale, ma interverranno anche su quelli non previsti nel codice politico. Insomma, ci siamo capiti. Se prima il giudizio sulle decisioni di un governo spettava al Parlamento e dunque, di riflesso, al popolo, ora tocca alla magistratura. Dunque Conte e i suoi ministri sono avvisati. Anche perché oggi un processo non si nega a nessuno. L'azione penale è obbligatoria e quando comincia non si sa dove finisce. Magari anche a Palazzo Chigi.