2024-09-19
Il governo prova a evitare il rimpasto per il dopo Fitto. Spacchettamento in vista
Palazzo Chigi non pensa a nuove nomine per sostituire Mr. Pnrr. Luca Ciriani e Antonio Tajani potrebbero spartirsi le deleghe. Giorgia Meloni riceve Mario Draghi: «Le priorità sono condivise».Il ministro Raffaele Fitto non verrà sostituito: gli aspiranti neoministri dovranno rassegnarsi, a quanto apprende La Verità non è prevista nessuna nuova nomina. Le deleghe di Fitto dovrebbero essere spacchettate: gli Affari europei andranno con ogni probabilità all’attuale ministro degli Esteri, Antonio Tajani, o a quello dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani; le Politiche di coesione resteranno in seno a Palazzo Chigi, così come la delega al Pnrr. Del resto, fanno notare autorevoli esponenti della maggioranza, nella gestione del Pnrr Fitto è stato coadiuvato da un pool di tecnici molto preparati, in stretto raccordo con la presidenza del Consiglio. Inoltre, pur ricoprendo un ruolo di primissimo piano nella nuova Commissione europea, Fitto avrà comunque modo, in caso di necessità, di fornire i suoi suggerimenti al governo italiano, tanto più che le deleghe che avrà in Europa, Politiche di coesione e Pnrr, sono le stesse di cui si è occupato in Consiglio dei ministri. Sul tema interviene lo stesso Tajani: «Il rimpasto dopo la nomina di Fitto in Europa non esiste», dice il vicepremier e leader di Forza Italia, «non serve un rimpasto, che si fa quando c’è qualcosa da cambiare nella strategia. Se un ministro lascia si trova il modo di avere una persona altrettanto qualificata. Poi ne parleremo con il presidente del Consiglio quando Fitto lascerà, perché ancora finché non è commissario pienamente rimane ministro. Si vedrà al momento opportuno, quando si dovrà scegliere lo faremo con il presidente del Consiglio, a cui spetta poi anche l’ultima parola perché è lei che distribuisce le deleghe».Parliamoci chiaro: Giorgia Meloni avrebbe potuto tranquillamente scegliere un sostituto di Raffaele Fitto, del resto l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stato sostituito in un baleno da Alessandro Giuli. Il premier però non ha alcuna intenzione di aprire un balletto di trattative con gli alleati, ma soprattutto di scatenare la corsa alla poltrona nel suo stesso partito. L’eventuale sostituto di Fitto spetterebbe infatti a Fratelli d’Italia, ma la Meloni sa bene che, come si diceva una volta, una nomina produce un ingrato e mille scontenti. Niente da fare, quindi, anche se non si esclude che, tra qualche mese, magari con un blitz alla Giuli, la Meloni possa indicare una personalità tecnica di area, in possesso delle competenze necessarie per non far rimpiangere un ministro, appunto Fitto, giudicato in maniera unanime come uno dei migliori del governo, non fosse altro che per la sua abitudine, da felpato democristiano, di parlare pochissimo e lavorare moltissimo. A proposito di Europa, ieri pomeriggio la Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi Mario Draghi. Un’ora di colloquio cordiale e approfondito, con al centro il rapporto sulla competitività elaborato dall’ex premier. I rapporti tra Draghi e la Meloni sono sempre stati buoni, a differenza di quelli tra l’ex leader della Bce e i partiti che prima hanno sostenuto il suo governo e poi lo hanno affossato, e che gli hanno pure sbarrato la strada verso l’agognato Quirinale. Già nella mattinata di ieri, partecipando all’assemblea di Confindustria, la Meloni ha elogiato l’amico Mario: «Come correttamente ha sottolineato Mario Draghi», ha detto la Meloni, «nel suo rapporto sulla competitività europea, gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati, da un piano coerente per raggiungerli, altrimenti è inevitabile che la transizione energetica e ambientale vada a scapito della competitività e della crescita. Varie volte in Consiglio europeo ho fatto notare che non ha molto senso dotarsi di strategie e poi non creare strumenti per realizzarle: senza strumenti le cose alla fine non si riescono a fare».Al termine dell’incontro, Palazzo Chigi ha diffuso una nota: «Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto questo pomeriggio a Palazzo Chigi il presidente Mario Draghi. Al centro del lungo colloquio», recita il comunicato, «un confronto approfondito sul rapporto sul futuro della competitività europea presentato da Draghi, che contiene secondo il governo diversi importanti spunti, tra cui la necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie», prosegue il comunicato, «dal rafforzamento dell’industria della difesa fino alle doppie transizioni, senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune. Priorità condivise che rispecchiano anche il lavoro portato avanti dal governo in Italia e nelle istituzioni europee. I due presidenti sono rimasti d’accordo di tenersi in contatto per continuare ad approfondire queste materie». Dunque, Draghi e Meloni continueranno a scambiarsi opinioni, come è spesso accaduto in questi ultimi due anni. Il bagaglio di relazioni ed esperienze di Draghi è prezioso, e per la leader italiana poter contare sul «nonno al servizio delle istituzioni» è un elemento estremamente importante.
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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