2018-05-02
Rifugiati, pensioni e unione bancaria: il governo non arriva le scadenze invece sì
Ancora non sappiamo chi sarà a Palazzo Chigi ma non c'è tempo da perdere. Nel prossimo semestre l'Italia dovrà prendere posizione su temi cruciali, fra i quali anche una «Fornero bis» chiesta dall'Europa. A chi siederà sulla poltrona di presidente del Consiglio spettano sei mesi di battaglie in Europa, oppure sei mesi di finte battaglie se a gestire Palazzo Chigi sarà un esecutivo fin troppo europeista. Vale anche in caso di un governo di scopo in carica solo per definire la prossima legge elettorale. Nei prossimi sei mesi gli appuntamenti in sede di Commissione europea e di Consiglio Ue sono numerosi, ma i più delicati sono il completamento dell'unione bancaria e la definizione dell'intero perimetro legislativo della garanzia dei depositi. La vigilanza unica si appresta a fare un passo in avanti definitivo. L'Italia come si porrà il prossimo 28 giugno? Come ha fatto subendo il bail in, oppure si presenterà critica e proattiva? L'appuntamento di giugno sarà definitivo e in un certo senso irrevocabile: traccerà le future linee guida dell'integrazione bancaria. Roma arriverà sicuramente impreparata perché gli altri governi si stanno già attrezzando, mentre da noi latitano pure gli sherpa. In Europa «si negozia sulle banche, su un'assicurazione europea per i depositi dei risparmiatori, sul fondo salvataggi (Esm). E la parola d'ordine è sempre la stessa: sfiducia. È questo il sentimento prevalente all'Aia, a Berlino, a Helsinki, persino a Bratislava e nei Paesi baltici in vista di qualunque accordo si delinei a fine giugno a Bruxelles», scriveva il Corriere della Sera facendosi portavoce dell'establishment Ue. «Il voto italiano ha contribuito a convincere molti governi che non si possono fare concessioni a un Paese dove non c'è una maggioranza che dia garanzie di stabilità finanziaria», aggiungeva il Corriere riferendosi alle mosse tedesche, francesi e olandesi che convergono in un solo punto. Ovvero, quello di ridurre drasticamente il peso dei titoli di Stato nei bilanci delle banche. Per Roma un vero problema quanto la rinegoziazione dell'Esm che rischia di svuotarsi ed essere inutilizzabile al di sotto di un certo parallelo. Il messaggio che di certo passerà a giugno porterà il nome di consolidamento.La storia degli istituti americani dimostra in realtà che il consolidamento è positivo fino a un certo punto. Il tessuto italiano è fatto da Pmi ed è molto diverso, ad esempio, da quello francese. Tessuto economico diverso impone banche differenti, magari più vicine al territorio. Stesso discorso possiamo fare in relazione al Fondo monetario europeo. Quale sarà la posizione di Paolo Gentiloni? Probabilmente in coda a Francia e Germania, fin qui. Idem per la capacità di bilancio e la gestione dei budget che andrà a definirsi nel 2018. A inizio dell'anno prossimo l'Ue prevede infatti la ridefinizione di imposte dirette da parte di Bruxelles. Ci riferiamo alla carbon tax e all'imposta sul Web. Mentre il nostro Parlamento ha deliberato una tassa specifica, l'Italia scoprirà che la mossa è già destinata a disintegrarsi. L'Ue arriverà prima e tasserà a monte le aziende della Silicon Valley. Il rischio è arrivare al 2019, e qualunque protesta si rivelerà di facciata. La stessa sorte potrebbe capitare al termine della riforma di Dublino sull'asilo politico. Il tema entrerà in discussione a giugno e si dovrà concretizzare in sede di Consiglio europeo a settembre.Nel 2017 il M5s ha votato contro il testo comunitario che prevede lo sblocco del concetto di «primo ingresso» e vedrebbe al contrario l'avvio di un meccanismo di ripartizione dei richiedenti fra i 27 Paesi Ue. L'Europa preme verso questa direzione, un governo più addomestico a Roma farebbe contento il presidente Jean Claude Juncker , che di questa riforma si è fatto alfiere assieme a Francia e Germania. La partita è ancora aperta. Il braccio di ferro è tra chi chiede di votare a maggioranza qualificata nel caso non si delineassero le condizioni per l'unanimità - Commissione e Parlamento Ue e principali cancellerie europee - e chi, come Donald Tusk (di nazionalità polacca) presidente del Consiglio Ue e il gruppo di Visegrad che rilancia sulla necessità di avere il consenso di tutti. Lo stallo è stato criticato non solo da Italia e Grecia, Paesi più interessati in quanto in prima linea nella gestione dei flussi, ma anche dalla Germania e dalla Francia. Una Francia che però con il presidente Emmanuel Macron ha più volte sottolineato di non essere disposta ad accogliere migranti economici.Infine, l'Italia resterà ferma nell'idea di adeguarsi, oppure nei prossimi mesi si impegnerà a battibeccare sui conti e a varare una manovrina aggiuntiva come quella licenziata ad aprile del 2017? Il Def varato giovedì è stato trasmesso al Parlamento che dovrà dare prova di un primo assaggio di equilibrio politico e di certo non sarà facile. L'Ue ieri ha lanciato un cerino acceso che potrebbe fare deflagrare una nuova bomba. Nel rapporto pensionistico 2018 (Ageing Report 2018) pubblicato dalla Commissione europea si legge chiaramente: «Nonostante l'elevata spesa pensionistica italiana la sicurezza per le persone di età avanzata non è uniforme nel Paese e se il sistema pensionistico svolge efficacemente la funzione di mantenimento del reddito, la protezione contro la povertà è inadeguata». In poche parole, l'Europa chiede una Fornero bis. Una nuova riforma per mettere in cantieri altri tagli strutturali che valgano almeno 12 miliardi all'anno. La patata bollente sembra destinata a finire ancora una volta sulla scrivania di Gentiloni.
Benedetta Porcaroli (Ansa)
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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