2020-08-05
Il governo caccia la gente dai treni ma i «suoi» Vip li ammassa sui bus
Gli ospiti della cerimonia per l'inaugurazione del ricostruito ponte Morandi stipati come sardine nella navetta di collegamento. Però chissà perché per i media questi assembramenti non fanno notizia.Sardine. Mancava solo il capo, quel ragazzo confuso che scambiò la mafia con le brigate rosse, le altre c'erano tutte. Branchi di sardine, legioni di sardine dentro scatole di sardine con le ruote che fino a un momento prima erano state semplici navette. Ecco i 450 invitati che due giorni fa spingevano per guadagnare la prima fila alla terza inaugurazione del ponte Morandi, concentrati sull'obiettivo della passerella istituzionale; ecco la famosa prudenza governativa e il rigoroso distanziamento sociale declinati dai responsabili politici e sanitari del nostro Paese.Ministri, sottosegretari, portaborse, alti funzionari pubblici. Ecco a chi si stava rivolgendo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando diceva: «La libertà non è far ammalare gli altri». Al premier, alla classe dirigente, al suo stesso staff del Quirinale in gita premio in Liguria.Le fotografie sono illuminanti e mostrano lo sciamare degli invitati vip verso l'infrastruttura genovese, il correre a vedere Giuseppe Conte cinto dall'arcobaleno del destino con modalità che presupporrebbero l'arresto immediato se attuate dall'italiano medio su una spiaggia romagnola, in un ristorante di Posillipo o sui Navigli a Milano. Tralasciando gli afrori ascellari di per sé non contagiosi, si notano il distanziamento di un centimetro, la densità della metro 5 che porta a San Siro nel giorno del derby. E si intuisce il dondolare che precede il tamponamento non sanitario ma da frenata, simile a quello delle tradotte di pendolari il lunedì mattina prima del deserto virale. Tutto ciò che agli italiani è proibito, ai rappresentanti del governo italiano è consentito, secondo la nobile regola del marchese del Grillo.Questo lo sapevamo da quando Palazzo Chigi ordinò 10.000 mascherine per gli uffici nei giorni in cui non ne arrivavano agli ospedali del Nord in trincea. Uno vale uno solo quando fa comodo e solo se riguarda il popolo del quale i teorici dell'uguaglianza, diventati casta, non fanno più parte. Ma nelle foto e nella tempistica dell'omerica ressa c'è qualcosa di irritante: tutto questo avveniva solo un giorno dopo il delirio delle ferrovie, in cui il ministro della Sanità, lo sperduto Roberto Speranza, prima dava l'ok al ripristino della normalità sui treni ad alta velocità poi lo ritirava. Infine, sostenuto dal Comitato tecnico scientifico, si lanciava in una filippica accusatoria nei confronti degli italiani cicale e delle regioni irresponsabili.«Il governo continuerà sulla linea della cautela e della prudenza che ha saputo piegare la curva», flautava il ministro. Eccola esibita nelle foto, la prudenza pretesa per gli altri. Ecco la coerenza di un governo che con la mano destra firma ordinanze per il distanziamento chilometrico sui treni, si appresta a svuotare gli aerei, accusa le ferrovie regionali di leggerezza. E con la sinistra spinge il vicino, si appoggia, si accalca, si scambia stille di sudore, sgomita, rotola, si compenetra in un trionfo di allegra promiscuità festaiola. Se questa è «la linea della cautela», aspettiamo con preoccupazione le orge del liberi tutti. Possiamo aggiungere senza timore di smentita che gli italiani sugli autobus, sui treni, sulle metropolitane e ai mercati rionali sono da tre mesi più avveduti di chi li governa.Un'altra verità aleggia sulle navette delle sardine in viaggio verso il nuovo ponte di Genova. Ed evidenzia il terrorismo psicologico di Conte, del suo staff, di un esecutivo impegnato a prolungare lo stato d'emergenza «liberticida» (parola usata da Sabino Cassese, non da Matteo Salvini) e a giustificarlo agitando la paura del contagio fra i cittadini, ma al tempo stesso adottando un distanziamento che non farebbe toccare terra neppure a un biglietto da visita. Non ci credono neanche loro. Eccoli i veri negazionisti mascherati, quelli che il 2 giugno, davanti alla manifestazione del centrodestra a Roma, gridavano agli untori.Dopo il sudato sabba genovese nessun filosofo del Pd, nessun intellettuale a 5Stelle, nessun epidemiologo catastrofista ha aperto bocca. Tutto regolare, se li pratica il governo gli assembramenti sono un sano segnale di socialità ritrovata. Sarebbe interessante sapere dov'è finito Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori dem, che il 2 giugno accusava: «Se ne fregano dei sacrifici degli italiani, che pena». O in quale angolo non cablato del pianeta è andato a nascondersi Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che contro l'assembramento di centrodestra aveva presentato un esposto in procura. Il silenzio più assordante è quello del non virologo Franco Locatelli (perché è pediatra), presidente del Consiglio superiore di sanità, che solo tre giorni fa riguardo alle ferrovie aveva tuonato indignato: «Viaggiare senza distanziamento può far ripartire l'epidemia». Sappia che il suo governo di riferimento non lo prende sul serio.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)