2019-04-08
Il giallo di Bruxelles. Intrighi, golpe e un’italiana morta. Cosa nasconde l’uomo di Juncker?
C'è una storia segreta che scuote i palazzi europei: dalla nomina anomala del superburocrate Martin Selmayr al suicidio della nostra connazionale, ecco il racconto di quello che tutti vorrebbero mettere a tacere.L'eurodeputato Marco Zanni: «Il segretario generale non è eletto ma ha un'influenza immensa. È una specie di presidente ombra, senza controllo. Andrebbe subito rimosso».Lo speciale contiene due articoli.«Per evitare che sia io sia lei perdiamo tempo, le dico: deve rivolgersi al servizio stampa della Commissione europea». Lei non è autorizzato a parlare di Laura Pignataro? «Glielo ripeto: deve rivolgersi al servizio stampa». Quando Bernd Martenczuk, consigliere giuridico dell'esecutivo Ue, ci risponde al telefono, è cordiale. Ma appena gli nominiamo la funzionaria italiana che si è suicidata a dicembre, il suo tono cambia. Anche Gerard Berscheid, collega della Pignataro, quando lo contattiamo mette le mani avanti: «Sì, la conoscevo, ma dei suoi problemi non sapevo nulla». Già, i suoi problemi. Come quelli con il segretario generale della Commissione europea, Martin Selmayr, che secondo un'inchiesta del quotidiano francese Libération, ripresa in Italia quasi esclusivamente dalla Verità, avrebbe esercitato tali condizionamenti sulla Pignataro, da alimentare la depressione che l'ha poi indotta al suicidio.Il tedesco Selmayr, «sotto la protezione di Jean Claude Juncker», viene nominato vicesegretario generale della Commissione europea il 21 febbraio 2018. Un'ora dopo, il segretario generale, Alexander Italianer, annuncia le sue dimissioni, cedendo il testimone a Selmayr. Il tutto senza un bando pubblico, senza il coinvolgimento del Parlamento europeo. Con quella che il mediatore Ue, Emily O'Reilly, definirà poi «un'azione simile a un golpe», Selmayr all'improvviso si mette a capo dei 33.000 dipendenti della Commissione e, soprattutto, diventa l'uomo per il quale passano tutti i dossier scottanti. Il sospetto è che fosse stato tutto pianificato: Juncker, Selmayr e Italianer sarebbero stati d'accordo. L'Europarlamento non ci sta: vota una risoluzione per chiedere le dimissioni del tedesco. Ed è qui che subentra la Pignataro.Il 28 febbraio 2018, gli eurodeputati inviano 134 quesiti alla Commissione sulla nomina. Il servizio giuridico dell'esecutivo, di cui fa parte la Pignataro, si riunisce il 24 marzo per preparare delle risposte, ma in quella riunione piomba proprio Selmayr. Un palese conflitto d'interessi. La scena si ripete in una seconda riunione, il 2 aprile. Secondo Libération, la Pignataro è furiosa per questi strappi al regolamento. Poi entra in scena l'ombudsman: la O'Reilly, infatti, apre un'inchiesta sulla nomina di Selmayr e chiede l'accesso ai server della Commissione. È la Pignataro, secondo il giornale francese, che cede al mediatore le email su quel caso. Selmayr allora si vendica: la obbliga «a mentire», la chiama «nel cuore della notte per darle istruzioni». Il 12 dicembre, la donna confida ai suoi cari di sentirsi «finita. Non potete immaginare cosa sono stata costretta a fare in queste settimane». Quattro giorni dopo, il suicidio. Ma la Commissione Ue non invia neppure le condoglianze alla famiglia. Cercando di smentire Libération, l'esecutivo Ue nega conflitti d'interesse nella presenza di Selmayr alla riunione del 24 marzo, spiega che il tedesco e l'italiana si conoscevano appena e giustifica il mancato cordoglio con «circostanze personali delicate» alla base del gesto della Pignataro. Che la funzionaria attraversasse un periodo difficile è indubbio. Si stava separando dal marito, il francese Michel Nolin, pure lui impiegato a Bruxelles. La Verità ha provato a raggiungerlo per una testimonianza, ma Nolin non ha mai risposto al telefono. A settembre, inoltre, era morto il papà della Pignataro. Ma, nei mesi, si sono fatte insistenti le voci su un ruolo di Selmayr e delle sue asfissianti pressioni nel gesto estremo della donna. Ciò spiegherebbe la reticenza degli ex colleghi. Anche l'addetta stampa della mediatrice europea, interpellata dalla Verità, pur confermando che l'ombudsman ha rilevato «quattro casi di malamministrazione nella nomina di Selmayr», ha affermato che la O'Reilly «non ha mai conosciuto la signora Pignataro. E non ha alcun commento da fare» a proposito delle eventuali responsabilità del segretario generale della Commissione nel dramma. Intorno alla morte della funzionaria italiana, dunque, aleggia il mistero. È calata una coltre di silenzio. Irraggiungibile è anche la signora Lorenza B., un'amica della Pignataro. In quei giorni concitati, Laura si era rifugiata proprio nella sua abitazione di Bruxelles. La mattina in cui aveva scelto di togliersi la vita, le aveva chiesto di accompagnare sua figlia quattordicenne a scuola. Rimasta sola, la Pignataro si è lanciata dall'ultimo piano dell'edificio. Lorenza, riferiscono alcune fonti alla Verità, è sconvolta. A distanza di mesi, non vuole parlare con nessuno. Non vuole sentire niente su quella bruttissima storia. Ma oltre a quello sul suicidio della Pignataro, nella vicenda affiora anche un giallo politico. Perché il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, pur sapendo che presto il suo esecutivo sarebbe uscito di scena, ha fatto carte false per inserire in un ruolo così importante proprio Selmayr? Perché ha rischiato di giocarsi la sua già debole reputazione per un uomo inviso a tutto l'Europarlamento? Forse Selmayr ha in mano qualche dossier bollente, che potrebbe imbarazzare Juncker? O forse Juncker è solo succube di questo influente burocrate, sponsorizzato dalla Cdu tedesca?«Ci sono troppe domande senza risposta sul suicidio di Laura Pignataro», ha scritto in una nota l'eurodeputata Eleonora Evi, parlando a nome della delegazione del M5s a Strasburgo. I pentastellati hanno chiesto l'apertura di un'indagine interna sulla possibile violazione dell'articolo 11 dello Statuto dei funzionari, così come denunciato dall'inchiesta di Libération. «Se, come evidenziato dal quotidiano francese, Pignataro avesse subito pressioni psicologiche per operare in violazione dei propri doveri professionali, ci troveremmo di fronte a un fatto gravissimo che andrebbe punito», aggiunge Evi. L'eurodeputato leghista Mario Borghezio ha invece chiesto alla Commissione europea l'apertura di una commissione d'inchiesta indipendente.«Occhio di Sauron», con riferimento al personaggio del Signore degli anelli. Oppure Dart Fener, il grande cattivo di Guerre stellari. Sono due dei nomignoli affibbiati a Selmayr e al suo «regime di terrore» nelle stanze della Commissione europea, racconta una fonte di Bruxelles alla Verità. «Questo burocrate sta approfittando della debolezza politica e della stanchezza fisica del presidente Jean Claude Juncker. È riuscito a forzagli la mano diverse volte in questi anni, fino a farsi nominare segretario generale», continua. E sulla promozione dell'uomo che avrebbe tentato perfino di scavalcare il caponegoziatore Ue, Michel Barnier, nelle trattative per la Brexit, organizzando un incontro segreto con i parlamentari britannici della commissione sull'uscita del Regno Unito, è tornato a farsi sentire proprio il Parlamento europeo: qualche settimana fa, l'Aula presieduta da Antonio Tajani ha chiesto le «dimissioni immediate» di Selmayr. La relatrice socialdemocratica spagnola, Inés Ayala Sender, ha ricordato che «Selmayr ha partecipato», nel marzo 2018, «a una riunione in cui sono state redatte le risposte sulle domande inviate dal Parlamento alla Commissione nel quadro delle indagini sulla sua nomina». Ayala Sender ha parlato di un «flagrante conflitto di interessi» e ha aggiunto che toccherà «alla prossima Commissione risolvere il problema della nomina per non commettere lo stesso errore».Ma anche quest'ultimo appello rischia di finire nel cestino: i commissari di Juncker hanno fatto quadrato attorno al burocrate. Con le elezioni europee di maggio potrà cambiare qualcosa? «Non ci libereremo alla svelta di lui, perché è proprio il politico della Csu, Manfred Weber, ad avere le maggiori possibilità di succedere a Juncker», scrive il sito tedesco vicino ai socialdemocratici, nachdenkseiten.de.Le strade di Selmayr e dell'Italia, peraltro, si sono incrociate già in due occasioni. La prima riguarda Beatrice Covassi, rappresentante della Commissione europea in Italia, nominata nell'aprile 2016 e considerata vicina al potente burocrate. Per il suo sostegno ad Angela Merkel, Selmayr finì nell'inverno 2015-2016 nel mirino del Pd e dell'ex premier Matteo Renzi, che il 29 gennaio 2016, a Berlino, chiese alla cancelliera tedesca flessibilità sui conti e le dimissioni di quello che all'epoca era il capo di gabinetto di Juncker. Un eurodeputato dem presentò un'interrogazione, accusando Selmayr di fornire informazioni riservate al governo tedesco di Angela Merkel. Ma il silenzio da parte del Pd sulle vicende del burocrate calò definitivamente ad aprile, con la nomina della Covassi, fiorentina come Renzi e in quota sinistra. Per la cronaca: la Covassi rischia di saltare dopo le elezioni europee.Poi è arrivata la corsa all'Agenzia europea del farmaco, costretta a spostarsi da Londra a causa della Brexit. In lizza per la nuova sede c'era anche Milano, sconfitta da Amsterdam. E a nulla sono serviti i ricorsi dell'Italia, basati sul fatto che alcune carte secretate avrebbero nascosto l'impreparazione della città olandese ad accogliere l'Ema. A secretarle furono il segretario generale del Consiglio dei governi, il danese Jeppe Tranholm-Mikkelsen, e l'olandese Italianer. Quello che si era dimesso per fare largo a Selmayr. A un anno dal suo addio, Italianer è da pochi giorni partner dello studio statunitense Arnold & Porter. Si occuperà di concorrenza, alla luce della conoscenza «senza precedenti della Commissione europea», come spiega la società. Che ci tiene comunque a precisare: il nuovo incarico rispetta le leggi europee che impongono un anno di pausa a tutti gli ex funzionari europei. La mossa non è stata apprezzata da molti in Europa. Ora, un funzionario spiega alla Verità: «Perfino dopo la storica approvazione della legge sul copyright, Juncker e Selmayr avevano musi lunghi. Sembrava l'ultimo capitolo di una saga del terrore. Qualcosa cambierà con il nuovo Parlamento, difficilmente Selmayr rimarrà. Magari, dopo una pausa di un anno, prenderà spunto dal suo predecessore Italianer». Porte girevoli: se non arriverà Weber a confermare quest'eminenza grigia dell'Ue, pure Selmayr potrebbe finire a fare il consulente. Intanto, sarà calato il sipario su Laura Pignataro. Una funzionaria integerrima, una donna sfortunata, che forse ha avuto la colpa di anteporre il proprio dovere al timore reverenziale per il superburocrate. E che ha lasciato per sempre sola una figlia di 14 anni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/il-giallo-di-bruxelles-intrighi-golpe-e-unitaliana-morta-cosa-nasconde-luomo-di-juncker-2633954522.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="troppo-potere-a-uno-solo-e-per-nominarlo-violate-tutte-le-procedure" data-post-id="2633954522" data-published-at="1757288501" data-use-pagination="False"> «Troppo potere a uno solo. E per nominarlo violate tutte le procedure» Marco Zanni, responsabile Esteri della Lega, è parlamentare europeo dal 2014. Onorevole, all'Europarlamento lei ha promosso due interrogazioni sul caso Selmayr. «Esatto. Sia sulle stranezze nella procedura di nomina, sia sulle obiezioni sollevate dal mediatore Ue». Quali obiezioni? «L'ombudsman parlava esplicitamente di una violazione di alcune procedure standard per le nomine». Ad esempio? «Sono state create artificiosamente condizioni di emergenza per arrivare alla nomina di Martin Selmayr a segretario generale della Commissione Ue. D'altronde, la sua carriera è piena di questi salti…». Ah sì? A cosa si riferisce? «Be', anni fa, da funzionario di medio livello, lo trasferirono in un ufficio esterno alla Commissione per garantirgli un “salto da canguro" a funzionario di alto livello». Pura fortuna? «No. Nell'ascesa di Selmayr c'è stata una spinta politica». Da parte di chi? «Del Partito popolare europeo e di chi comanda nel Partito popolare europeo». Cioè? «La componente tedesca guidata da Angela Merkel». Selmayr come si comporta? «La sua gestione della segreteria generale della Commissione è molto controversa. Non è nemmeno una specie di cardinale Richelieu, ma proprio un presidente ombra della Commissione». Addirittura? «Sì. È capacissimo di manipolare un personaggio, come Jean Claude Juncker, evidentemente inadeguato al ruolo che riveste». Perché Juncker ha fatto letteralmente carte false per far arrivare Selmayr al vertice della segreteria generale della Commissione? «Evidentemente gli è stato chiesto. Consideri che quel posto garantisce molto più potere di quanto non ne spetti a tante altre cariche elettive». Il segretario generale è un burocrate potente? «Ha poteri immensi nel dettare l'agenda, nel confezionare le proposte legislative, nell'assegnarle alle direzioni generali della Commissione…». Sono stati sempre i tedeschi a premere per la nomina di Selmayr? «Direi di sì. È evidente che c'è stata una volontà politica indipendente da Juncker stesso, che è un politico estremamente debole». Dicono che Juncker sia così debilitato sul piano fisico e mentale da essere manipolato da Selmayr. «Di voci sulle condizioni di salute di Juncker ne circolano parecchie. Ma al di là di questo, Juncker è comunque una figura politica debole». Per questo è un burattino? «Be', in fondo lui non era altro che un “funzionaruncolo", diventato primo ministro di un Paese insignificante, eppure nominato prima presidente dell'Eurogruppo e poi della Commissione europea…». Visto il suo ruolo, Selmayr potrebbe avere in mano qualche dossier che scotta e che gli consente di tenere in pugno i vertici politici dell'Ue? «In un mondo complicato come quelle delle istituzioni europee, non si può escludere niente. D'altronde, Selmayr ha ricoperto molti incarichi, conosce bene la Commissione europea e ha un modus operandi alquanto aggressivo…». Secondo lei, le presunte pressioni di Selmayr hanno a che fare con il suicidio di Laura Pignataro? «Su argomenti così delicati non è facile esprimersi. È logico che il dubbio viene, per come sono state presentate le cose nell'inchiesta di Libération, che non è certo un blog sconosciuto del Web, ma un autorevole giornale francese. Ecco perché bisognerebbe far partire un'indagine approfondita». Mario Borghezio ha proposto una commissione d'inchiesta indipendente. «Sì, poi si deve vedere come garantire questa indipendenza. Chi li nomina i componenti della commissione d'inchiesta? Chi ne farà parte? È una mossa che va studiata bene». Non è curioso che la Commissione Ue non abbia neppure presentato le condoglianze alla famiglia della Pignataro? «Sì, ma d'altronde le basta guardare le risposte della Commissione alle mie interrogazioni sul caso Selmayr». Perché? «Sono imbarazzanti». Imbarazzanti? «In pratica, per loro non c'è stato nessun problema. Contestano addirittura che il mediatore europeo abbia avanzato le obiezioni che, però, il mediatore stesso ha messo nero su bianco. Negano l'evidenza». Si comportano come se nella nomina di Selmayr fosse tutto normale? «Esattamente. C'è un'autoreferenzialità pericolosa da parte della Commissione, che però fa trasparire un certo imbarazzo sia sulla nomina di Selmayr, sia sul suicidio della Pignataro». Dunque questo suicidio imbarazza la Commissione. «Ma certo. Anche se, lo ripeto, questo non significa che ci sia stata una responsabilità di diretta da parte di Selmayr». Ma è normale che un funzionario non eletto come Selmayr abbia tutto questo potere? «Ecco: è questo il tema che mi interessa di più. E no che non è normale. C'è un enorme problema di accountability democratica. Perciò l'allontanamento di Selmayr deve essere messo al centro delle trattative per la costituzione della prossima Commissione europea». Ma per alcuni analisti, con una Commissione Weber rischieremmo la riconferma di Selmayr. «Non ci arriveremo a una Commissione Weber, si fidi. Manfred Weber è pure lui un politico debole. Un nome tirato fuori per essere bruciato. È più probabile che il prossimo commissario sia Michel Barnier, che è gradito anche a Emmanuel Macron». Altri sostengono che se venisse liquidato, Selmayr potrebbe reinventarsi come consulente. «Può darsi. E d'altra parte, anche dal di fuori delle istituzioni europee, uno che conosce la macchina come lui può fare ancora molti danni…».
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)