2020-10-01
Il genio senza limiti capace di vincere persino la malattia
Nel 1818 Beethoven divenne completamente sordo, ma ciò non gli impedì di realizzare capolavori di suoni senza tempo. Dal momento del suo celebre testamento fino al 1818 (anno in cui la sordità diventerà totale) Beethoven porterà a termine una quantità impressionante di lavori che si qualificano come caposaldi della musica di ogni tempo: dal 1802 al 1804 vedono la luce la Seconda Sinfonia, le Tre Sonate per violino e pianoforte dell'Opera 30 e la famosissima Sonata a Kreutzer. La Terza Sinfonia (1803) è un lavoro di una potenza deflagrante, dedicato inizialmente a Napoleone Bonaparte, che a Beethoven pareva paladino delle libertà nazionali e portavoce del messaggio di fratellanza postulato dalla Rivoluzione francese. Con l'ascesa del condottiero francese al trono, Beethoven cancellerà la dedica dal frontespizio della partitura ed assumerà un atteggiamento decisamente antifrancese. Il 1805 ed il 1806 sono anni fondamentali per l'estetica beethoveniana. In questo lasso di tempo vedono la luce diverse altre opere capitali, non solo nel catalogo del tedesco, ma per tutta la storia della musica occidentale: la prima versione del Fidelio (il suo unico melodramma), la Quinta Sinfonia, il Concerto per violino ed il Quarto concerto per pianoforte ed orchestra, ritorno del compositore a questa tipologia dopo un intervallo di cinque anni dalla sua ultima prova (il Terzo concerto era stato completato attorno al 1802). La partitura reca la dedica all'arciduca Rodolfo d'Austria, amico fidato del tedesco, destinatario anche della ponderosa, magniloquente Messa Solenne Op. 123. Nel 1809 il nobile, fratello dell'imperatore, figurerà tra i firmatari di una sottoscrizione per la concessione di un lauto vitalizio a Beethoven, una sorta di pensione che vincolava il compositore alla residenza stabile a Vienna, per evitare che altri sovrani «tentassero» il genio con incarichi di corte (cosa che era effettivamente avvenuta da parte di Girolamo Bonaparte, sovrano a Kassel). Il contratto non obbligava Beethoven a produrre musica per particolari circostanze, lasciandogli la più completa libertà artistica. Il 1809 è segnato dall'invasione francese di Vienna, mentre Beethoven porta a compimento alcune delle più incisive Sonate per pianoforte. Sarà necessario compiere un breve passo indietro fino al 1808 per segnalare il trionfale successo della Sesta Sinfonia Pastorale un vero inno che Beethoven innalza alla Dea Natura. Il 1810 segna la presentazione del Quinto Concerto per pianoforte, il più famoso, oggi noto col titolo di Imperatore, a cui il maestro stava già lavorando da diversi anni, unitamente alle musiche di scena per la tragedia Egmont di Goethe, scrittore con cui Beethoven desiderava da tempo entrare in contatto. L'incontro storico avverrà nel 1812 nella località termale di Tepliz in Boemia, dove il tedesco si era già recato nel 1811 per motivi di salute, scrivendovi le musiche di scena per Il Re Stefano e per le Rovine d'Atene: tornato a Vienna aveva poi intrapreso la stesura della Settima e dell'Ottava Sinfonia. Le opere di Beethoven conoscono un ottimo successo editoriale, ed il compositore si piega anche talora al gusto del pubblico con lavori quali La vittoria di Wellington (1813) o acconsentendo ad una riedizione del Fidelio (1814). Gli anni successivi sono segnati dalle contese giudiziarie per l'affidamento del nipote, mentre Beethoven vede la sua fama accrescersi in maniera inaudita: ormai tutto il mondo lo considera il maggiore compositore vivente. Beethoven divenne completamente sordo nel 1818. I cornetti acustici di cui riempiva le tasche nel tentativo di captare anche i suoni più lontani divennero del tutto inutili, e le sue conversazioni divennero possibili solo tramite i famosi quaderni, su cui egli si faceva scrivere domande a cui dava risposta a matita. L'anno trascorse quasi completamente al lavoro sulla gigantesca Sonata per pianoforte Op. 106, composizione impressionante per ampiezza ed ispirazione. Anche gli anni successivi vedono progredire opere importanti e decisive, come la Messa Solenne Op. 123 dedicata all'amico Rodolfo, che era stato nominato cardinale e successivamente arcivescovo di Olmutz in Moravia: sarà uno dei parti artistici più travagliati di Beethoven, che interromperà la composizione più volte, prima a causa di motivi di salute, quindi trasportato dall'ispirazione che gli dettava le pagine delle ponderose Variazioni Diabelli e delle ultime tre Sonate per pianoforte, le Op. 109, 110 e l'enigmatica, affascinante Op. 111. La prima delle tre sonate è terminata nel 1820, mentre il lavoro sulle successive e sulla Messa viene ritardato da due seri attacchi d'itterizia. Le partiture saranno compiute nel 1822, lo stesso anno in cui al compositore viene richiesta l'ideazione di musiche per l'inaugurazione di un teatro viennese: ne nascerà La Consacrazione della casa. Nel 1823 una nuova richiesta della Philharmonic Society di Londra per una pagina sinfonica fece nascere in Beethoven il desiderio di compiere un antico sogno, vagheggiato fin dal 1793, ossia di portare a termine una composizione orchestrale di vaste proporzioni che si concludesse con un gigantesco passo corale, i cui versi derivassero dall'ode An die Freude di Friedrich Schiller. Il compositore lavorò più di un anno alla Nona Sinfonia, mentre Vienna accoglieva una trionfale tournée di Gioachino Rossini, che stava divenendo nel volgere di pochi anni il compositore alla moda capace di interpretare i nuovi gusti del pubblico europeo. L'incontro fra i due musicisti, avvenuto a casa di Beethoven, è stato oggetto di aneddoti fantasiosi e fraintendimenti; rimane certa la stima reciproca e la commozione con cui l'italiano ricorderà il tedesco per tutta la vita. Come si diceva le inclinazioni dei viennesi in materia musicale stavano cambiando, e Beethoven pensava addirittura di eseguire la prima della nuova sinfonia a Berlino; solo le proteste degli amici e degli ammiratori convinsero il musicista ad organizzare il debutto nella capitale asburgica, il 7 maggio 1824. Il successo fu clamoroso, senza precedenti. I timori di Beethoven erano tuttavia giustificati: il pubblico non era del tutto pronto per accogliere le innovazioni della sua musica matura, frutto di meditazioni e di una genialità che ormai superava i confini della forma per attingere direttamente alle più alte vette dell'ispirazione: ne sono dimostrazione i Quartetti composti fra il 1824 ed il 1826, veri e propri testamenti musicali rivolti al futuro della cultura occidentale, opere di incredibile e visionaria modernità ideate a dispetto della salute malferma. Dopo una polmonite e un attacco d'itterizia nel dicembre del 1826 le condizioni del maestro paiono disperate, e la sua tempra gli permetterà di resistere fino al 26 marzo dell'anno successivo, il 1827. La moderna medicina, esaminando i documenti dell'autopsia e tutti i dati clinici a disposizione sull'uomo, ha ipotizzato che il tipo di sordità di cui Beethoven aveva sofferto avrebbe potuto essere agevolmente curata con i mezzi e la tecnologia oggi a nostra disposizione. Questa notizia ovviamente non avrebbe certo rallegrato i diecimila viennesi (una folla oceanica per l'epoca) che il 29 marzo mestamente porgevano l'ultimo addio a quel genio burbero e generoso, a cui si erano sinceramente affezionati.