2019-06-13
Il farmaco blocca pubertà non ha efficacia
La commissione Sanità sta tenendo audizioni conoscitive sull'uso della triptorelina per gli adolescenti affetti da disforia di genere Io ho spiegato che è un errore grossolano. Autorevoli studi dimostrano che il disturbo, dopo un anno di trattamento, non era sparito.L'incongruenza di genere, il sentirsi femmina quando si è biologicamente maschi e viceversa, induce in molti bambini affetti dal disturbo una sofferenza che è stata indicata col termine «disforia». Nel 1998 un gruppo di medici dell'Università di Utrecht pubblicò il caso di una bambina con disforia di genere a cui era stata bloccata la pubertà a 13 anni e che poi era stata sottoposta alla chirurgia per assumere un fenotipo maschile a 18 anni. Era quello che verrà poi conosciuto con il nome di protocollo olandese. Nel 2018 la rivista Pediatrics pubblicava la revisione sistematica della letteratura scientifica. In quell'articolo la dottoressa Denise Chew, del dipartimento di pediatria e psichiatria dell'Università di Melbourne, scriveva che gli analoghi del Gnrh (la triptorelina è uno di questi farmaci) «non ha effetti significativi sulla disforia di genere». Questo dato è tratto da una pubblicazione su una casistica olandese. Una casistica inglese di 35 pazienti viene inclusa nella revisione, ma gli autori non fanno menzione degli effetti del blocco della pubertà sulla disforia, limitandosi a segnalare un miglioramento del funzionamento generale di questi ragazzi. Eppure, leggendo l'articolo originale del 2015 sulla rivista ufficiale dell'International society for sexual medicine, si scopre che il miglioramento del funzionamento non era statisticamente significativo e la disforia, benché misurata, non era riportata nei risultati, cosa assai strana e capace di suscitare il dubbio di una selezione nel presentare i risultati. C'è voluto il professor Michael Biggs, ordinario di sociologia all'Università di Oxford, per rivelare elementi capaci di diradare il mistero. Grazie alla normativa sulla trasparenza, egli ha potuto avere accesso a un documento dello stesso anno a cura del presidente del centro inglese di riferimento per la cura della disforia di genere pediatrica, la dottoressa Polly Carmichael, coautrice dello studio pubblicato. Nel documento una tabella mostra su 30 soggetti che la disforia di genere, nonostante un anno di blocco puberale, non è affatto diminuita. Non solo: dopo il blocco della pubertà la percentuale di quanti riferivano di avere tentato di ferirsi o uccidersi era cresciuta dal 19 al 39%. In commissione dopo di me è intervenuto il professor Emmanuele Jannini, ordinario di endocrinologia e Medicina della sessualità all'Università Tor Vergata, fervente sostenitore del blocco della pubertà, tanto da considerarlo un provvedimento salvavia». Ho ascoltato il suo intervento rimanendone stupefatto. Egli sostiene che il blocco puberale è totalmente reversibile; ma se nei centri nessun ragazzo abbandona il trattamento, passando senza soluzione di continuità dal blocco puberale alla transizione ormonale e nella maggioranza dei casi a quella chirurgica, la reversibilità diventa una possibilità solo teorica, dove la perdita di massa ossea indotta non è recuperata pienamente (Pediatrics, 2018) e dove la fertilità, non potendo recuperare spermatozoi da un testicolo bloccato nella sua immaturità, di fatto è persa per sempre. In merito al mio intervento, ha detto: «Il blocco puberale non può ridurre la disforia, è esattamente il contrario; non dobbiamo curare la disforia, dobbiamo creare una condizione di adattamento, dobbiamo adeguare il corpo», ha risposto. Ma se è come dice il professore, se la disforia non conta, perché gli stessi inventori del protocollo olandese l'hanno misurata nei loro studi? E perché l'Aifa ha posto quale condizione per accedere all'uso della triptorelina la «diagnosi di disforia di genere secondo i criteri del Dsm5 effettuata dall'esperto in salute mentale» e la «comparsa o peggioramento della sintomatologia con l'innesco della pubertà»? E perché il Cnb ha incluso tra i benefici che si ottengono posticipando la pubertà negli adolescenti con disforia di genere la «riduzione immediata della sofferenza legata ai cambiamenti fisici indotti dalla pubertà»? Persino le linee guida dell'Endocrine society pubblicate nel novembre 2017 rimandano alla casistica olandese per riferire di benefici per il funzionamento psicologico derivanti dagli agonisti del Gnrh. Tutti si attendono dal blocco della pubertà un miglioramento della disforia, poi si scopre che il miglioramento non c'è, ma invece di ammettere il fallimento, il professor Jannini sostiene che il blocco puberale non serve a ridurre la disforia. E a cosa dovrebbe servire «l'adeguamento del corpo» se non a prevenire la disforia? Sono un medico semplice, credevo che se uno sta bene in genere non si ammazza, ed è forse per questo che non riesco a considerare come un grande successo un percorso il cui risultato finale, la transizione chirurgica, si caratterizza per l'incremento di due volte e mezzo della mortalità globale e una suicidarietà 19 volte più elevata (Dhejne, 2011). Il blocco puberale servirebbe solo a prendere un po' di tempo per evitare errori, dice il professore, ma accade una cosa assai strana: il 100% dei ragazzi a cui viene bloccata la pubertà persiste nell'incongruenza di genere senza andare in remissione, diversamente dai bambini prepuberi, dove la risoluzione è la regola. La cosa si spiega solo in due modi: o i sanitari che bloccano la pubertà hanno capacità prognostiche strabilianti, oppure il blocco puberale e la psicoterapia confermativa cristallizzano l'incongruenza e la disforia. Ma il professore Jannini non prende in considerazione questa seconda ipotesi, limitandosi a tacciare di essere «ideologizzati» quelli che l'avanzano. Ecco la sua granitica certezza: «L'ontogenesi dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere è collocata prima della nascita. L'identità di genere e l'orientamento non possono essere mutati», ha affermato. Ma se l'identità di genere fosse definita e immutabile prima della nascita, com'è che tutte le casistiche riportano che l'80-90% dei bambini con incongruenza di genere desistono spontaneamente dall'incongruenza? E ancora, se l'orientamento sessuale è parimenti stabile, com'è che numerosi studi hanno dimostrato che l'orientamento sessuale può mutare sia nei giovani che negli adulti?
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 16 settembre con Carlo Cambi